Esercizi spirituali di Quaresima in Vaticano: intervista con il cardinale Arinze
Come abbiamo già sentito dal Papa, inizierà oggi alle 18, con la celebrazione dei
Vespri nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, la tradizionale
settimana di esercizi spirituali della Quaresima in Vaticano. A tenere le meditazioni
al Papa e alla Curia Vaticana sarà quest’anno il cardinale Francis Arinze, prefetto
emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, sul
tema “Il sacerdote incontra Gesù e lo segue”. Durante la settimana di esercizi,
che si concluderà sabato prossimo con l’ultima meditazione, saranno sospese come di
consueto tutte le udienze pontificie, compresa quella generale di mercoledì prossimo.
Sul contenuto delle riflessioni, Alessandro De Carolis ha sentito l’autore,
il cardinale Arinze:
R. - Tutta
la vita cristiana si può considerare come un sentire la chiamata di Gesù a seguirlo.
E siccome la maggioranza di quelli che parteciperanno agli esercizi con il Santo Padre
sono sacerdoti - presbiteri, vescovi, cardinali - ho pensato a questo titolo. E’ un
titolo programmatico: il primo giorno, il sacerdote segue Gesù per incontrare Dio,
che deve avere il primo posto nella nostra vita. Il secondo giorno, il sacerdote crede
in Gesù nell’Eucaristia, nella Sacra Scrittura. Il terzo giorno, crede in Gesù nella
Chiesa, lo incontra nella Chiesa e nelle altre persone che ne fanno parte, come pure
nell’opera missionaria. Il quarto giorno, il sacerdote incontra Gesù nella preghiera:
personale, comunitaria, nella liturgia. E poi, l’ultimo giorno, incontra Gesù che
ha pietà per il popolo che è ammalato, che ha fame di verità.
D.
- Non si insiste mai troppo su questo punto, sulla sequela di Cristo…
R.
- Certamente, non smettiamo mai di insistere. Le mie riflessioni non saranno profonde
come quelle del Santo Padre, ma vi sarà sempre quello sforzo di riflettere sul seguire
Gesù: non solo incontrarlo, ma seguirlo, ogni giorno. E’ impegnativo, certo. Gesù
non ci promette una gita, ma ci promette una vita che ha un senso. Non stiamo battendo
l’aria: noi conosciamo Gesù, che seguiamo, e così, guardando indietro, non ci sentiamo
di aver perso il nostro tempo o la nostra vita, ma possiamo essere rinnovati ogni
giorno e non finiremo mai di seguirlo.
D. - Le sue
meditazioni, eminenza, saranno essenzialmente spirituali o saranno anche accompagnate
da esempi di vita sacerdotale concreta, vissuta?
R.
- Sì: ci saranno alcuni esempi. Io sono stato sacerdote e vescovo in Nigeria per 25
anni, e altri 25 anni nella Curia Romana. Ci sarà qualche esperienza da condividere:
più si condividono le esperienze vissute, più autentica è la testimonianza. Certo,
l’esperienza di una persona non sarà esattamente uguale a quella di un’altra, ma la
grazia di Dio può aiutarci. Alla fine, è lo Spirito Santo che illumina i cuori nei
modi che sa Lui. Il risultato dipende dalla risposta della singola persona, che è
diversa.
D. - Lei è stato per tanti anni diretto
collaboratore di due Papi, e molte volte ha vissuto gli esercizi spirituali della
Quaresima. Che cosa rappresenta per gli uomini della Curia Romana questa pausa dalle
loro numerose responsabilità?
R. - La risposta, in
senso generale, è uguale per tutti. Tutta la nostra vita deve essere per Dio. Però,
essendo noi persone umane, siamo soggetti a distrazioni. Allora è bene, e la storia
della Chiesa lo dimostra, che di quando in quando dedichiamo un tempo speciale a Dio,
anche se tutta la nostra vita è per Dio. Non abbiamo la capacità di concentrarci tanto,
sempre. E allora, ecco sei giorni di concentrazione, nei quali noi non ci preoccuperemo
dei doveri di ogni giorno ma, con Gesù al centro, davanti a lui - ascoltando, meditando,
pregando, cantando - cerchiamo di capire meglio ciò che Egli vuole. Come potremmo
svolgere meglio tutti i nostri, pur importantissimi, doveri quotidiani.