2009-03-01 13:58:40

Crisi dell'occupazione: la testimonianza di un parroco di Pomigliano d'Arco


Le parole del Papa sono state accolte con gioia e commozione dagli operai della Fiat di Pomigliano d'Arco presenti in Piazza San Pietro: venerdì scorso si è svolta la mobilitazione contro la chiusura dello stabilimento Fiat. Dallo scorso mese di settembre sono state solo 5 le settimane di lavoro, poi tutta cassa integrazione retribuita a 750 euro al mese. Alla manifestazione è intervenuto anche il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma: “Ascoltate il grido di questa gente - ha detto - che non vuole oro e argento, ma solo lavoro e futuro”. Sulla situazione, Paolo Ondarza ha sentito don Peppino Gambardella, parroco di San Felice in Pincis, a Pomigliano d’Arco.RealAudioMP3

R. – Nello stabilimento si producono due grosse macchine per le quali non sono previsti incentivi, per cui la macchina non viene acquistata, a causa della crisi generale, e lo stabilimento praticamente è fermo. Sono circa 5.500 operai in cassa integrazione, senza contare l’indotto, composto da altre 9 mila persone.
 
D. – Da settembre sono state solo cinque le settimane di lavoro, per questi operai …
 
R. – Esatto. E non solo: si prevede che fino ad aprile non lavoreranno. Ma il problema più serio è che viene messo in gioco il futuro industriale di questa città!
 
D. – Vuol dire anche mettere in gioco il lavoro di tanti uomini e quindi il sostentamento delle loro famiglie …
 
R. – E’ proprio questo che ha spinto la cittadinanza a scendere in strada. Noi, come comunità parrocchiale, abbiamo fatto nostro questo problema, abbiamo istituito un consiglio pastorale particolare chiamando un sindacalista a spiegarci bene i termini della questione, e poi abbiamo tenuto un’assemblea parrocchiale – molto frequentata – con tutte le sigle sindacali; sentiamo che come credenti dobbiamo esprimere questo nostro impegno a favore dei lavoratori.
 
D. – Quale il messaggio lanciato da questo corteo?
 
R. – Un invito alla Fiat a trattare e a mettere al primo posto la dignità delle persone e non il capitale. Ci rendiamo conto che altrove magari la Fiat potrà trovare anche condizioni più favorevoli per la produzione delle macchine, però non si possono lasciare sulla strada tante persone …
 
D. – La notizia della manifestazione è rimbalzata sui giornali: ha colpito il fatto che fosse presente la Chiesa …
 
R. – Solo il discorso del vescovo ha avuto – come dire – un’accoglienza silenziosa. Si vedeva che le sue parole scendevano nell’animo dei lavoratori.
 
D. – La vicinanza del vescovo è particolarmente esplicitata in un’intervista a un giornale in cui dice che si rende conto, visitando anche le mense della Caritas locale, di trovare nuovi poveri.
 
R. – Di questo, io posso darle ampia testimonianza! La nostra Caritas si sta affollando di nuovi poveri: chi chiede di pagare le bollette che non può pagare, chi chiede viveri che non ha, chi chiede lavoro … sono situazioni di disperazione! Noi abbiamo paura che questo fenomeno faccia crescere l’usura, i furti, la delinquenza: la camorra approfitta anche di questi momenti per assoldare nuovi adepti. Si parla già dell’arrivo di estorsori che vengono a chiedere il pizzo qui, in città …
 
D. – Perché è così importante che la Chiesa dica la sua di fronte alla crisi economica?
 
R. – La società non si fida più della politica e la Chiesa sta diventando sempre di più il punto di riferimento perché fa riferimento al Vangelo, e poi ha degli uomini che testimoniano: questo, mi pare che sia importante!







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