2009-02-27 07:55:40

Territori: governo palestinese di unità nazionale entro fine marzo


Primi segnali di schiarita tra forze politiche palestinesi. La mediazione egiziana ha portato ad un accordo - raggiunto ieri al Cairo, tra Hamas, Fatah e altri gruppi palestinesi - per la formazione di un governo di unità nazionale entro fine marzo. L’intesa prevede la creazione di cinque commissioni, che oltre a tentare di far nascere un nuovo esecutivo si occuperanno tra l’altro di preparare le prossime elezioni politiche e presidenziali in tutti i Territori. Sulla possibilità che l'accordo appena raggiunto possa davvero mettere fine a mesi di separazione tra la Cisgiordania, guidata dal presidente Abu Mazen, e la Striscia di Gaza, controllata da Hamas, Giada Aquilino ha intervistato Marcella Emiliani, docente di Storia del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì:RealAudioMP3

R. - Il mediatore, leader dei servizi segreti egiziani, Suleiman, ha commentato questo accordo con una frase che, secondo me, spiega tutto: “Non hanno alternativa”. Ed vero. Al Cairo non c’erano solo Hamas e Fatah, ma circa una dozzina di altri gruppi palestinesi, quindi tutte le possibili espressioni della politica palestinese vi sono rappresentate. Il punto più importante che dovranno risolvere - quello che li ha portati in rotta di collisione gli uni con gli altri per formare un governo di unità nazionale - sarà fondere gli apparati di sicurezza, soprattutto quelli di Hamas e di Fatah, e dunque non avere più questi schieramenti armati gli uni contro gli altri. Dopo di che, sulle linee politiche di fondo il problema non è affatto risolto, perché mentre Fatah ha riconosciuto Israele, Hamas no.
 
D. - L’avvicinarsi della Conferenza di marzo in Egitto, quando scenderanno in campo i Paesi donatori per la ricostruzione a Gaza, può avere accelerato questo accordo?
 
R. - Assolutamente sì, nel senso che il 2 marzo si riuniranno i principali donatori: devono mettere a disposizione una cifra che va dai due ai 2,8 miliardi di dollari, ma questo non è un problema. La cosa importante è che se Hamas ha accettato di entrare in un governo di unità nazionale, l’ha fatto anche perché possano arrivare gli aiuti. Nessuno era disponibile a trattare direttamente con Hamas, nessuno voleva che i soldi della ricostruzione andassero ad Hamas. Ora che però si prospetta un governo di unità, evidentemente, anche l’inserimento graduale di Hamas in istituzioni riconosciute, può facilitare le cose.
 
D. - Un’intesa che invece ancora non è stata raggiunta è quella di un cessate-il-fuoco duraturo a Gaza, tra Israele e Hamas. Come può evolvere la vicenda?
 R. - Naturalmente, la prima cosa che dovrà fare un governo ad interim, se verrà messo in piedi, sarà quella di garantire che nessun razzo cada più su Israele. 







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