Messaggio del Papa alla Chiesa brasiliana per la Campagna della solidarietà: lavorate
per una società riconciliata e capace di condividere i beni
Una benedizione di pace e prosperità per tutto il Brasile, perché riscopra all’inizio
della Quaresima che non è tanto una maggiore condivisione dei beni, pur necessaria,
a dare senso alla vita, ma la lotta contro ogni forma di male, il desiderio di fraternità
e condivisione e la pratica dei valori cristiani. Con questi pensieri, Benedetto XVI
si rivolge oggi in un Messaggio ai fedeli brasiliani, in occasione dell’inizio dell’annuale
Campagna della Fraternità, intitolata nel 2009 “La pace è frutto della giustizia”.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Quaresima
uguale giustizia, perché da una società più giusta scaturisca una società pacificata.
E’ una simmetria basata su valori alti quella che il Papa propone ai brasiliani, che
come ogni anno sono sollecitati dalla Chiesa locale a mostrare, in tempo quaresimale,
sensibilità e solidarietà nei confronti di uno o più specifici temi sociali. Quest’anno
lo sguardo è rivolto alla situazione delle carceri e al reinserimento degli
ex detenuti, sotto lo slogan “Fraternità e Sicurezza Pubblica. La pace è frutto della
giustizia”. Ai fedeli riuniti quest’anno per l’apertura della Campagna - è una novità
- al Santuario di Aparecida, con la Messa delle Ceneri presieduta dall’arcivescovo
della città, Raymundo Damasceno Assis, Benedetto XVI ha fatto giungere il suo tradizionale
Messaggio.
Per la Giornata mondiale della Pace
2002, “il mio venerato predecessore, Giovanni Palo II”, nel “sottolineare che la vera
pace è frutto della giustizia, osservava - ha citato il Papa - che ‘la giustizia umana
è sempre fragile e imperfetta’ e dovrebbe essere “esercitata e in certo senso
completata con il perdono che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti
umani turbati”. Il perdono, caposaldo della vita cristiana, è stato messo in rilievo
da Benedetto XVI insieme con altri aspetti che caratterizzano l’impegno quaresimale
e, in senso ampio, la dottrina sociale della Chiesa: l’evangelizzazione dei
poveri, l’accesso di tutti ai beni del Creato, il rispetto per la ricchezza della
diversità e la lotta contro la tentazione, per non essere, chiede il Papa, “schiavi
del male”. “La Quaresima - scrive ancora - ci invita a lottare senza sosta per fare
il bene, proprio perché sappiamo quanto sia difficile”, osserva con realismo il Pontefice,
che gli uomini decidano “di perseguire seriamente la giustizia - e molto manca perché
la convivenza sia ispirata alla pace e all’amore, e non all'odio o all'indifferenza”.
E siamo anche ben consapevoli del fatto che - aggiunge - sebbene sia possibile raggiungere
una ragionevole distribuzione dei beni e un buon funzionamento della società, mai
scompariranno il dolore per la malattia, l’incomprensione o la solitudine, la morte
delle persone che amiamo, l'esperienza dei nostri limiti.
Dunque,
prosegue Benedetto XVI, a Cristo che si è fatto carico, insieme con la sua Croce,
delle nostre sofferenze e della nostra fame e sete di giustizia, chiediamo “di saper
testimoniare quei sentimenti di pace e di riconciliazione che hanno ispirato il Discorso
della montagna”. E la benedizione di Dio, conclude, “si estenda su tutto il Brasile”
e “in ogni ambito, familiare, sociale e culturale, riversando i doni della pace e
della prosperità e risvegliando in ogni cuore sentimenti di fraternità e di viva cooperazione”.
Come
detto, il tema della Campagna di fraternità è stato scelto su richiesta della Pastorale
carceraria brasiliana, con la finalità di stabilire politiche in grado di favorire
il reinserimento degli ex detenuti nel mercato del lavoro. Un impegno di giustizia
sociale che guarda soprattutto ai giovani, come spiega l’arcivescovo di Aparecida,
Raymundo Damasceno Assis, intervistato da Cristiane Murray, della redazione
brasiliana della nostra emittente:
R. – I giovani
sono molto importanti in questa campagna della fraternità, sono – diciamo così - il
presente ed il futuro di una società più sicura, di una società che vive in pace,
e dobbiamo avvalorare la famiglia, la scuola, dove i giovani spendono la maggior parte
del loro tempo. Allora bisogna creare, nella famiglia – come a scuola – un ambiente
sano, dove i giovani non solo ricevono informazioni, ma soprattutto possono vedere
nei maestri – ed anche nei loro padri – un esempio da seguire nella vita e ricevere,
dalla scuola e dalla famiglia, i valori che dovranno orientarli nella loro vita da
adulti.
D. – Anche perché essi sono le maggiori vittime
di questa ingiustizia sociale...
R. – Senza dubbio.
Qui in Brasile, per esempio, le vittime della violenza sono soprattutto giovani; sia
nelle strade, come anche nelle carceri, molti sono vittime anche della droga, e la
gioventù è senza dubbio la maggioranza in America Latina ed anche in Brasile. Allora,
per noi è necessario avere un rapporto molto speciale con i giovani, prepararli per
fargli prendere posto nella società come veri cristiani e come cittadini. Questo è
molto importante: se non si fa attenzione ai giovani, allora non possiamo avere la
speranza di un futuro migliore per le generazioni che verranno dopo di noi.