Thailandia: 15 mila persone manifestano contro il governo
Riesplodono le proteste in Thailandia, a soli due mesi dall'insediamento del nuovo
primo ministro Abhisit Vejjajiva, con un corteo di 15mila persone in camicia rossa
che hanno partecipato oggi alla protesta organizzata a Bangkok dall'Udd, il Fronte
unito per la democrazia e contro la dittatura. Il servizio di Fausta Speranza:
Negli ultimi
3 anni la storia politica della Thailandia è stata molto movimentata con un susseguirsi
di eventi a partire dalla caduta in disgrazia del discusso primo ministro Thaksin.
Poi c’è stato il colpo di Stato militare anche se "soft" a settembre 2006 che ha dato
il via al regime militare che si è concluso con le elezioni politiche a dicembre 2007.
Quindi, l'allontanamento di due primi ministri ritenuti vicini a Thaksin, fino ad
arrivare dopo la chiusura dell'aeroporto internazionale di Bangkok di inizio dicembre
2008 al ribaltone politico in cui una parte della maggioranza eletta dal popolo si
è alleata all'opposizione dandole di fatto i numeri per poter governare. Governo che
è stato affidato alla guida proprio di khun Abhisit Vejjajiva.
Ma quali
sono le finalità delle manifestazioni di oggi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto
Stefano Vecchia, esperto di politiche asiatiche:
R. – La finalità
è quella di costringere il governo – guidato da Abhisit Vejjajiva - alle dimissioni;
questo è un governo che è nato due mesi fa, dopo che il precedente governo era stato
sciolto da un provvedimento giudiziario. Per l’opposizione – le camicie rosse, che
sono tornate in piazza – questo è un governo illegale, costituito a seguito di un
colpo di Stato giudiziario. D. – Ecco, ma queste proteste non
rischiano di far tornare il Paese nel caos, così com’era successo qualche mese fa? R.
– La protesta non ha le stesse caratteristiche di quella delle camicie gialle, che
si erano mobilitate alla fine dello scorso anno; non ha la stessa consistenza e soprattutto
non gode degli stessi appoggi, in particolare dell’esercito, dell’establishment economico
delle camicie gialle. Certamente è un elemento destabilizzante, nel senso che è un
elemento che comunque impedisce una normalizzazione della situazione politica. D.
– Quali sono, a questo punto, le risposte che possiamo attenderci da parte del governo? R.
– Il governo sta cercando di muoversi in due direzioni: una è quella di riassorbire,
in qualche modo, la tensione, recuperando le forze politiche che sono state costrette
ad abbandonare il potere nel precedente governo e che sono un pò gli “sponsor” di
queste camicie rosse che oggi sono tornate in piazza. La seconda linea di condotta
è invece quella più impositiva, ovvero impedire alle camicie rosse di entrare nei
centri del potere, di occupare il palazzo del governo e, di fatto, di bloccare la
capitale durante le loro manifestazioni. D. – Tra l’altro, bisogna
dire anche che la Thailandia, sul fronte economico, registra una contrazione record
del 6,1% nel quarto trimestre per il collasso delle esportazioni; queste proteste
non possono influire anche su questa situazione, già drammatica… R.
– Assolutamente si; c’è grande preoccupazione per gli investitori stranieri, c’è grande
preoccupazione per il mondo imprenditoriale tailandese, l’economia è in frenata, si
avvia verso la recessione e avanguardia di questa recessione sono appunto il brusco
calo delle esportazioni ed un drastico ridimensionamento del settore turistico.