Le misure del presidente Obama per dimezzare in quattro anni il deficit americano
Un periodo di sacrifici e di riduzione delle spese a tutti i livelli. Il neopresidente
americano, Barak Obama, affronta l’attuale crisi economica non risparmiando critiche
alla precedente amministrazione. Le decisioni del capo della Casa Bianca, che oggi
parlerà al Congresso, sono state anticipate nel vertice a Washington con politici,
economisti e manager. Da New York, Elena Molinari:
Barack
Obama vuole dimezzare il deficit federale Usa in quattro anni. Dopo aver varato il
piano salva-economia più costoso della storia americana, il presidente ha dato agli
statunitensi la notizia peggiore: il "buco" nelle finanze del governo è insostenibile,
non si può continuare a spendere. Attualmente, il deficit Usa è di circa 1300 miliardi
di dollari. Ma Obama non è disposto a prendersi la colpa dei conti in rosso. Il vero
responsabile, ha sostenuto ieri, è George Bush. E’ Bush, ha detto, infatti, che ha
ordinato la costosissima guerra in Iraq ed è lui che ha tagliato le tasse per i ricchi.
Sempre Bush ha dato il via alla deregulation finanziaria, che ha portato al collasso
del sistema. E su queste linee si muoverà anche il discorso che Obama terrà oggi al
Congresso, l’equivalente dello Stato dell’Unione per un presidente al primo anno di
mandato.
Obama, dunque, prende le distanze dalla politica economica del
suo predecessore Bush, responsabile - a suo dire - del deficit americano attuale.
Esternazioni, queste, dal forte significato politico. Giancarlo La Vella ne
ha parlato con Paolo Mastrolilli, responsabile esteri del TG1 Rai:
R.
- Certamente, Obama deve giustificare i provvedimenti che sta prendendo e anche spiegare
agli Stati Uniti il perché di questa crisi. Alla precedente amministrazione si rimproverano,
in particolare, due cose: i mancati controlli e le grandi spese, soprattutto per le
guerre.
D. - Rimettere in sesto i conti di una nazione
vuol dire spesso sacrifici, ma anche impossibilità di portare avanti politiche sociali
e di garanzia alle fasce della popolazione meno abbienti. Potrebbe essere lo stesso
per gli Stati Uniti?
R. - Obama vorrebbe aiutare
le fasce di popolazione meno abbienti. Il problema è che naturalmente ha dovuto già
spendere moltissimo per soccorrere le banche e le istituzioni finanziarie. Poi, c’è
stato un secondo intervento per stimolare l’economia. E naturalmente adesso bisogna
anche intervenire per aiutare le banche che sono in grave difficoltà, come City Group.
Il governo americano potrebbe entrare nel capitale con il 40 per cento. Bisogna naturalmente
far fronte a tutte quante queste spese. Il suo compito, molto difficile, sarà quello
di trovare la maniera di ridurre le spese, senza penalizzare le fasce più deboli della
società.
D. - Potrebbe verificarsi un disimpegno
statunitense da un ruolo di presenza nelle varie crisi, Iraq e Afghanistan in testa,
per aderire invece ad un ruolo che sia meramente diplomatico?
R.
- Il presidente Obama ha già segnalato la volontà di un disimpegno in Iraq e quindi
di diminuire le spese in questo teatro. Invece, in Afghanistan intende aumentare la
presenza militare. In realtà, è una situazione molto delicata. Obama vuole cercare
di risparmiare dei soldi anche su questo settore, però non lo può fare al costo della
sicurezza degli Stati Uniti. Quindi, cercherà di ridurre in qualche campo la presenza
americana, ma non potrà spingersi troppo oltre.