Nella cerimonia di premiazione degli Oscar allestita al Kodak Theatre di Los Angeles,
presentata quest’anno con garbo e ritmo dall’attore australiano Hugh Jackman e resa
più sobria dalla crisi economica in corso, ha trionfato The Millionaire di Danny Boyle.
Il servizio di Luca Pellegrini:
Una festa
del cinema che dura ininterrottamente dal 1929 e che né depressioni, né guerre, né
attentati e calamità sono mai riusciti a scalfire. Da alcune stagioni i seimila giurati
dell’Academy sembrano maggiormente propensi a scelte più in sintonia col comune sentire,
l’andare del mondo, valutando non soltanto la qualità artistica, ma l’impatto sociale
di una pellicola e discretamente mettendo in secondo piano il suo valore in denaro
o in forza mediatica. E’ il motivo per cui l’Oscar 2009 sarà ricordato proprio per
il confronto, accesissimo e ben costruito, tra le tredici candidature del Curioso
Caso di Benjamin Button di David Fincher e le dieci di The Millionaire di Danny Boyle,
costato il primo 150 milioni di dollari ed esattamente un decimo il secondo, sorretto
però da un perfetto e accattivante congegno narrativo. Così l’originale e drammatica
avventura umana del giovane neo-milionario indiano Jamal ha vinto meritatamente otto
statuette sbaragliando la curiosissima vita del misterioso anziano americano Benjamin,
che ne ha ricevute soltanto tre e tutte di carattere tecnico. Il film di Boyle è un
caso artistico e produttivo interessante ed esemplare: partito in sordina, senza grandi
finanziamenti, forte soltanto di una sceneggiatura decisamente ispirata, ha fatto
dell’India con le sue contraddizioni il luogo emblematico in cui disperazione e speranza
riescono perfettamente a convivere. Jamal, cresciuto tra cumuli di immondizia e indicibili
violenze, conquista le vette del successo partecipando ad un noto gioco televisivo
che innesca una storia ricca di sentimenti e verità, nella quale tutti si possono
facilmente identificare. La coppia Kate Winslet e Sean Penn, artisti entrambi di enorme
maturità e versatilità, si sono aggiudicati la vittoria come migliori attori protagonisti
rispettivamente per l’intenso The Reader e lo storico Milk. All’ancora sconosciuto
film giapponese Departures è andato inaspettatamente il riconoscimento come miglior
film straniero e al conosciutissimo robot innamorato WALL-E, una divertente fiaba
fantaecologica, quello per il miglior film di animazione. Infine, dopo il commosso
ricordo dei grandi del cinema scomparsi nel corso dell’anno, Jerry Lewis, il “picchiatello”
ottantaduenne che non hai mai stretto un Oscar tra le mani, è salito sul podio per
ricevere il Jean Hersholt Humanitarian Award. Nella sua vita non ha soltanto strabuzzato
gli occhi e creato una coppia cinematograficamente indefettibile con Dean Martin:
è il presidente dell’Associazione per le Distrofie Muscolari cui, a partire dagli
anni Cinquanta, ha messo a disposizione la sua notorietà e molto del suo generoso
entusiasmo ideando anche la maratona umanitaria di Telethon per aiutare l’infanzia
colpita da questa malattia. Non tutto il cinema è soltanto polvere di stelle.