Salute e istruzione: le vie per lo sviluppo in Asia
La lotta alla povertà e al sottosviluppo, in Asia e in altre parti del mondo, non
si vince solo attraverso la crescita del Prodotto Interno Lordo (Pil), ma aumentando
le possibilità di accesso alla salute e all’istruzione: è quanto afferma la rete internazionale
“Social Watch” nel nuovo Rapporto annuale - ripreso dall'agenzia Fides - dal titolo
“Crisi globale. La risposta: ripartire dai diritti”. “Social Watch” ha formulato un
nuovo strumento per misurare le condizioni sociali ed economiche della popolazione
mondiale: l’Indice delle Capacità di Base (BCI), applicandolo all’analisi dello stato
di salute e del livello dell’istruzione elementare di 176 paesi. Si tratta di un indice
alternativo per misurare la povertà, che prende in considerazione fattori direttamente
legati alle capacità di base e ai diritti umani, invece del reddito. L’indice BCI
risulta infatti dalla media di tre indicatori: percentuale di bambini che completano
il quinto anno di istruzione elementare; mortalità tra i bambini con meno di 5 anni;
percentuale di nascite assistite da personale medico qualificato. Fra i paesi asiatici,
secondo il rapporto si trovano in condizioni critiche Bangladesh, Laos, Timor Est,
Pakistan, Nepal, Paesi nei quali cresce la disuguaglianza sociale. Sono a un livello
molto basso la Cambogia, India, Myanmar, Filippine, dove gli sforzi dei governi per
assicurare giustizia, equità e libertà risultano, per motivi diversi in ciascuna nazione,
insufficienti. Nelle nazioni in cui è possibile misurare l’evoluzione rispetto ai
dati del 2000, solo 21 registrano progressi degni di nota, mentre passi indietro si
registrano in Asia Centrale e nei paesi dell’Africa subsahariana. Al ritmo attuale,
gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio concordati a livello internazionale non saranno
raggiunti entro il 2015, a meno che non intervenga un cambiamento sostanziale, afferma
il Rapporto di “Social Watch”. Di fronte alle crisi finanziaria, alimentare, energetica
e climatica, "Social Watch" chiede un nuovo approccio basato sui diritti e una conferenza
internazionale allargata per rivedere il sistema di governo dell’economia. “Social
Watch” è una rete di 400 organizzazioni non governative e associazioni che conta membri
in oltre 80 Paesi. La rete è stata creata nel 1995 come “luogo di incontro” per organizzazioni
che lavorano perché i governi investano in politiche per lo sviluppo sociale. (R.P.)