Attesa in Italia per il rientro delle due suore liberate in Somalia: la testimonianza
del cardinale Poletto
Dovrebbero presto rientrare in Italia suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero,
le due religiose rilasciate in Kenya giovedì scorso, a 102 giorni dal sequestro avvenuto
in Somalia. Attualmente si trovano a Nairobi. Appartenenti al Movimento Contemplativo
Missionario “Padre de Foucauld” nato a Cuneo, in Piemonte, sono attese con particolare
gioia in questa regione, come riferisce il cardinale Severino Poletto, arcivescovo
di Torino, al microfono di Luca Collodi: R. – Il mio
stato d’animo è quello di riconoscenza al Signore che ha esaudito le nostre preghiere.
Ho manifestato da subito al Movimento Contemplativo Missionario “Charles de Foucauld”
la mia vicinanza di preghiera e di trepidazione appena le suore sono state rapite.
Abbiamo aspettato tre mesi con fiducia, con preghiera. Qui, nella mia diocesi, c’è
don Fredo Oliviero che è il fratello di una di queste due suore, direttore dell’Ufficio
pastorale dei migranti, e abbiamo tenuto sempre vivo il ricordo di queste sorelle. D.
– Cardinale Poletto, oggi fare il missionario mette a rischio la vita più di altre
volte, più di altre situazioni e di altri tempi, secondo lei? R.
– Essere missionari è sempre stato rischioso. Giovanni Paolo II ha canonizzato due
salesiani martiri uccisi in Cina, tra cui San Callisto Caravario che è un santo della
nostra diocesi di Torino. Essere missionari è sempre stato rischioso come anche essere
cristiani in certe situazioni difficili. D. – Un elemento che
ha colpito in questa vicenda è stato il silenzio stampa conservato in questo periodo,
che poi ha portato a compiere un lavoro ottimo e quindi alla liberazione di queste
sorelle… R. - Sono d’accordo che in questi casi il silenzio giova,
una volta che si è constatato che il governo si è attivato con le migliori forze di
intelligence e di diplomazia. Per la liberazione delle suore la richiesta che ci veniva
fatta era proprio quella della prudenza, perché il fare manifestazioni o comunicati
o altre cose poteva essere negativo. Dai rapitori tutto veniva visto, letto e conosciuto
attraverso internet perché questa gente ormai è attrezzata anche dal punto di vista
informatico. Quindi, quanto meno si dice e più si prega, più si ottiene, e questa
liberazione delle suore è una prova concreta che il silenzio ha giovato.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)