Nel servizio si realizza la vera libertà: così il Papa in visita al Seminario Romano
Maggiore
La libertà è porsi al servizio dell’altro: così il Papa, ieri pomeriggio, in visita
al Pontificio Seminario Romano Maggiore. Benedetto XVI si è recato presso l’Istituto
alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, Patrona del Seminario. Nella
Cappella Maggiore dell’Istituto, il Papa ha quindi tenuto una lectio divina per i
seminaristi sulla Lettera di San Paolo ai Galati. Il servizio di Isabella Piro:
(musica)
“Siete
stati chiamati alla libertà”, ricorda il Papa ai seminaristi, quella libertà che è
stata “il grande sogno dell’umanità”, soprattutto in epoca moderna. Ma la libertà,
continua il Pontefice, non significa vivere secondo il proprio io assoluto:
"L’io
assoluto dipendente da nessuno e da niente sembra essere realmente, finalmente, la
libertà: se io non dipendo da nessuno, posso fare quanto voglio. Ma proprio questa
assolutizzazione dell’io è carne, cioè è degradazione dell’uomo e non arriva alla
libertà: il libertinismo non è libertà, ma è il fallimento della libertà".
Ma allora che cos’è la libertà? Come possiamo essere
liberi? La risposta, afferma il Papa, si trova proprio negli scritti di San Paolo:
"Paolo osa un paradosso forte: 'mediante la carità,
siete al servizio'; cioè la libertà si realizza paradossalmente nel servire, diventiamo
liberi se diventiamo servi gli uni degli altri. E così Paolo mette tutto il problema
della libertà alla luce della verità dell’uomo. (…) La nostra verità è che, innanzitutto,
siamo creature, creature di Dio e viviamo nella relazione con il Creatore. Siamo esseri
relazionali. E solo accettando questa nostra relazionalità, entriamo nella verità,
altrimenti cadiamo nella menzogna e nella menzogna, alla fine, ci distruggiamo".
In quanto creature di Dio, continua Benedetto XVI,
dipendiamo da Lui, ma in una dipendenza che non è tirannia, bensì amore. Dipendenza
“è libertà, perché così siamo nella carità del Creatore”. Poi, Benedetto XVI sottolinea
che questa “relazionalità creaturale” implica anche “un secondo tipo di relazione”,
ovvero quella della famiglia umana, del rapporto dell’uno con l’altro:
"Libertà
umana è, da una parte, essere nella gioia e nello spazio ampio dell’amore di Dio,
ma implica anche essere uno con l’altro e uno per l’altro. Non c’è libertà contro
l’altro. Se io mi assolutizzo, divento nemico dell’altro, non possiamo più convivere
e tutta la vita diventa crudeltà, diventa fallimento. Solo libertà condivisa è libertà
umana, nell’essere insieme possiamo entrare nella sinfonia della libertà".
Come trovare, allora, la misura della condivisione
della libertà? Basta guardare all’ordine del Creatore nella nostra natura, afferma
Benedetto XVI, “l’ordine della verità che dà ad ognuno il suo posto”, così che “ordine
e diritto possono essere strumenti di libertà contro la schiavitù dell’egoismo”. In
quest’ottica, le parole di Sant’Agostino “Ama e fa’ ciò che vuoi” diventano vere
se si è davvero in comunione con Cristo, se identifichiamo la nostra volontà con quella
divina. Solo così possiamo fare realmente ciò che vogliamo, dice Benedetto XVI, perché
vogliamo con Cristo, nella verità e con la verità. Poi, il Pontefice ritorna su un
punto della Lettera ai Galati, in cui Paolo fa riferimento alla situazione disgregata
di quella comunità cristiana, che “non era più sulla strada della comunione con Cristo,
ma delle legge esteriore della carne”. In essa sorgevano, allora, delle polemiche,
quelle che nascono là “dove la fede degenera in intellettualismo e l’umiltà viene
sostituita dall’arroganza dell’essere migliori dell’altro”. Una realtà riscontrabile
anche oggi:
"Vediamo bene che anche oggi ci sono
cose simili, dove - invece di inserirci nella comunione con Cristo, nel Corpo di Cristo
che è la Chiesa – ognuno vuol essere superiore all’altro e con arroganza intellettuale
fa pensare che lui sarebbe il migliore. E così nascono le polemiche che sono distruttive:
è una caricatura della Chiesa che dovrebbe essere un’anima sola ed un cuore solo".
Fondamentale, allora, conclude il Papa, trarre insegnamento
dagli scritti paolini:
"In questo avvertimento
di San Paolo dobbiamo anche oggi fare un esame di coscienza: non pensare di essere
superiori all’altro, ma trovarci nell’umiltà di Cristo, trovarci nell’umiltà della
Madonna, entrare nell’obbedienza della fede. E proprio così si apre realmente il grande
spazio della verità e della libertà nell’amore".
Al
termine della lectio divina, il Santo Padre Benedetto XVI si è fermato a cena con
la comunità del Seminario Romano Maggiore. A tutti i presenti, il Papa ha espresso
la propria gratitudine e la propria gioia per la visita. Quindi ha aggiunto:
Nel
colloquio adesso a tavola, ho imparato di più della storia del Laterano, cominciando
da Costantino, Sisto V, Benedetto XIV, Papa Lambertini. Così ho visto tutti i problemi
della storia e la sempre nuova rinascita della Chiesa a Roma E ho capito che nella
discontinuità degli eventi esteriori c’è la grande continuità dell’unità della Chiesa
in tutti i tempi. E anche sulla composizione del Seminario ho capito che è espressione
della cattolicità della nostra Chiesa. Da tutti i continenti siamo una Chiesa e abbiamo
in comune il futuro. Speriamo soltanto che crescano ancora le vocazioni perché abbiamo
bisogno, di lavoratori nella vigna del Signore.