2009-02-21 11:21:01

Nel servizio si realizza la vera libertà: così il Papa in visita al Seminario Romano Maggiore


La libertà è porsi al servizio dell’altro: così il Papa, ieri pomeriggio, in visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore. Benedetto XVI si è recato presso l’Istituto alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, Patrona del Seminario. Nella Cappella Maggiore dell’Istituto, il Papa ha quindi tenuto una lectio divina per i seminaristi sulla Lettera di San Paolo ai Galati. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3

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“Siete stati chiamati alla libertà”, ricorda il Papa ai seminaristi, quella libertà che è stata “il grande sogno dell’umanità”, soprattutto in epoca moderna. Ma la libertà, continua il Pontefice, non significa vivere secondo il proprio io assoluto:

 
"L’io assoluto dipendente da nessuno e da niente sembra essere realmente, finalmente, la libertà: se io non dipendo da nessuno, posso fare quanto voglio. Ma proprio questa assolutizzazione dell’io è carne, cioè è degradazione dell’uomo e non arriva alla libertà: il libertinismo non è libertà, ma è il fallimento della libertà".

 
Ma allora che cos’è la libertà? Come possiamo essere liberi? La risposta, afferma il Papa, si trova proprio negli scritti di San Paolo:

 
"Paolo osa un paradosso forte: 'mediante la carità, siete al servizio'; cioè la libertà si realizza paradossalmente nel servire, diventiamo liberi se diventiamo servi gli uni degli altri. E così Paolo mette tutto il problema della libertà alla luce della verità dell’uomo. (…) La nostra verità è che, innanzitutto, siamo creature, creature di Dio e viviamo nella relazione con il Creatore. Siamo esseri relazionali. E solo accettando questa nostra relazionalità, entriamo nella verità, altrimenti cadiamo nella menzogna e nella menzogna, alla fine, ci distruggiamo".

 
In quanto creature di Dio, continua Benedetto XVI, dipendiamo da Lui, ma in una dipendenza che non è tirannia, bensì amore. Dipendenza “è libertà, perché così siamo nella carità del Creatore”. Poi, Benedetto XVI sottolinea che questa “relazionalità creaturale” implica anche “un secondo tipo di relazione”, ovvero quella della famiglia umana, del rapporto dell’uno con l’altro:

 
"Libertà umana è, da una parte, essere nella gioia e nello spazio ampio dell’amore di Dio, ma implica anche essere uno con l’altro e uno per l’altro. Non c’è libertà contro l’altro. Se io mi assolutizzo, divento nemico dell’altro, non possiamo più convivere e tutta la vita diventa crudeltà, diventa fallimento. Solo libertà condivisa è libertà umana, nell’essere insieme possiamo entrare nella sinfonia della libertà".

 
Come trovare, allora, la misura della condivisione della libertà? Basta guardare all’ordine del Creatore nella nostra natura, afferma Benedetto XVI, “l’ordine della verità che dà ad ognuno il suo posto”, così che “ordine e diritto possono essere strumenti di libertà contro la schiavitù dell’egoismo”. In quest’ottica, le parole di Sant’Agostino “Ama e fa’ ciò che vuoi” diventano vere se si è davvero in comunione con Cristo, se identifichiamo la nostra volontà con quella divina. Solo così possiamo fare realmente ciò che vogliamo, dice Benedetto XVI, perché vogliamo con Cristo, nella verità e con la verità. Poi, il Pontefice ritorna su un punto della Lettera ai Galati, in cui Paolo fa riferimento alla situazione disgregata di quella comunità cristiana, che “non era più sulla strada della comunione con Cristo, ma delle legge esteriore della carne”. In essa sorgevano, allora, delle polemiche, quelle che nascono là “dove la fede degenera in intellettualismo e l’umiltà viene sostituita dall’arroganza dell’essere migliori dell’altro”. Una realtà riscontrabile anche oggi:

 
"Vediamo bene che anche oggi ci sono cose simili, dove - invece di inserirci nella comunione con Cristo, nel Corpo di Cristo che è la Chiesa – ognuno vuol essere superiore all’altro e con arroganza intellettuale fa pensare che lui sarebbe il migliore. E così nascono le polemiche che sono distruttive: è una caricatura della Chiesa che dovrebbe essere un’anima sola ed un cuore solo".

 
Fondamentale, allora, conclude il Papa, trarre insegnamento dagli scritti paolini:

 
"In questo avvertimento di San Paolo dobbiamo anche oggi fare un esame di coscienza: non pensare di essere superiori all’altro, ma trovarci nell’umiltà di Cristo, trovarci nell’umiltà della Madonna, entrare nell’obbedienza della fede. E proprio così si apre realmente il grande spazio della verità e della libertà nell’amore".

 
Al termine della lectio divina, il Santo Padre Benedetto XVI si è fermato a cena con la comunità del Seminario Romano Maggiore. A tutti i presenti, il Papa ha espresso la propria gratitudine e la propria gioia per la visita. Quindi ha aggiunto: RealAudioMP3

Nel colloquio adesso a tavola, ho imparato di più della storia del Laterano, cominciando da Costantino, Sisto V, Benedetto XIV, Papa Lambertini. Così ho visto tutti i problemi della storia e la sempre nuova rinascita della Chiesa a Roma E ho capito che nella discontinuità degli eventi esteriori c’è la grande continuità dell’unità della Chiesa in tutti i tempi. E anche sulla composizione del Seminario ho capito che è espressione della cattolicità della nostra Chiesa. Da tutti i continenti siamo una Chiesa e abbiamo in comune il futuro. Speriamo soltanto che crescano ancora le vocazioni perché abbiamo bisogno, di lavoratori nella vigna del Signore.
 

 
(musica)







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