I vertici della Caritas italiana ricevuti dal presidente Napolitano
Povertà, crisi economica e sociale, solidarietà e bene comune. Sono stati alcuni dei
grandi temi toccati ieri nell’incontro dei vertici di Caritas Italiana con il presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano. Durante il colloquio, svoltosi al Quirinale,
si è parlato anche del ruolo sempre più centrale dell’Europa, del fenomeno migratorio
e dei problemi del mondo carcerario. “Occorre – ha sottolineato mons. Giuseppe Merisi,
vescovo di Lodi, presidente della Commissione episcopale Carità e Salute e presidente
di Caritas Italiana - che ogni realtà del Paese, per la sfera di sua competenza, si
impegni e si coinvolga in iniziative nei confronti delle famiglie colpite dalla crisi,
in un’ottica di solidarietà e con un’attenzione alle antiche e alle nuove povertà”.
Sulla scia del recente anniversario dei Patti Lateranensi, il presule ha poi ribadito
l’importanza del dialogo e dell’ascolto vicendevole tra Stato e Chiesa, anche su temi
riguardo ai quali, nella società civile, esistono diverse valutazioni, come, ad esempio,
i principi del diritto naturale. Inoltre, la Caritas Italiana ha presentato al presidente
Napolitano i contenuti di “Ripartire dai poveri”, l’ottavo rapporto) curato da Caritas
Italiana e Fondazione Emanuela Zancan su povertà ed esclusione sociale, e di “Nell’occhio
del ciclone”, terza ricerca sui conflitti dimenticati, curata da Caritas Italiana,
in collaborazione con il settimanale "Famiglia Cristiana" e il quindicinale "Il Regno".
“La preoccupazione emersa – informa una nota - è che l’attuale crisi non penalizzi
doppiamente i paesi del Sud del mondo, specialmente nel continente africano. Si tratta
dunque di mantenere un’attenzione globale al tema povertà, portando i poveri da “ultimi
della fila”, ai quali riservare solo attenzione e risorse residuali, ai primi posti
nell’attenzione e nelle agende politiche e sociali, per realizzare così il “bene comune”.
Quel bene comune che la dottrina sociale della Chiesa definisce così: “Bene di tutti
e di ciascuno, giacché tutti siamo responsabili di tutti". (I.P.)