2009-02-21 15:25:29

I vertici della Caritas italiana ricevuti dal presidente Napolitano


Povertà, crisi economica e sociale, solidarietà e bene comune. Sono stati alcuni dei grandi temi toccati ieri nell’incontro dei vertici di Caritas Italiana con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Durante il colloquio, svoltosi al Quirinale, si è parlato anche del ruolo sempre più centrale dell’Europa, del fenomeno migratorio e dei problemi del mondo carcerario. “Occorre – ha sottolineato mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi, presidente della Commissione episcopale Carità e Salute e presidente di Caritas Italiana - che ogni realtà del Paese, per la sfera di sua competenza, si impegni e si coinvolga in iniziative nei confronti delle famiglie colpite dalla crisi, in un’ottica di solidarietà e con un’attenzione alle antiche e alle nuove povertà”. Sulla scia del recente anniversario dei Patti Lateranensi, il presule ha poi ribadito l’importanza del dialogo e dell’ascolto vicendevole tra Stato e Chiesa, anche su temi riguardo ai quali, nella società civile, esistono diverse valutazioni, come, ad esempio, i principi del diritto naturale. Inoltre, la Caritas Italiana ha presentato al presidente Napolitano i contenuti di “Ripartire dai poveri”, l’ottavo rapporto) curato da Caritas Italiana e Fondazione Emanuela Zancan su povertà ed esclusione sociale, e di “Nell’occhio del ciclone”, terza ricerca sui conflitti dimenticati, curata da Caritas Italiana, in collaborazione con il settimanale "Famiglia Cristiana" e il quindicinale "Il Regno". “La preoccupazione emersa – informa una nota - è che l’attuale crisi non penalizzi doppiamente i paesi del Sud del mondo, specialmente nel continente africano. Si tratta dunque di mantenere un’attenzione globale al tema povertà, portando i poveri da “ultimi della fila”, ai quali riservare solo attenzione e risorse residuali, ai primi posti nell’attenzione e nelle agende politiche e sociali, per realizzare così il “bene comune”. Quel bene comune che la dottrina sociale della Chiesa definisce così: “Bene di tutti e di ciascuno, giacché tutti siamo responsabili di tutti". (I.P.)







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