2009-02-20 15:37:01

Israele: il presidente Peres incarica Benyamin Netanyahu di formare il nuovo governo


Dopo aver incassato il no della Livni ad una alleanza di larghe intese, il presidente israeliano Peres ha incaricato, stamani, Benyamin Netanyahu di formare il nuovo governo. Il leader della destra avrà ora sei settimane per varare l’esecutivo. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Al termine di una lunga settimana di trattative con le principali formazioni politiche emerse dalle recenti elezioni parlamentari, il presidente israeliano, Shimon Peres  ha incaricato il leader del Likud Netanyahu di formare un nuovo governo. In mattinata il capo di Stato aveva fatto un ultimo tentativo per un accordo su un esecutivo di larghe intese ricevendo sia Netanyahu che il numero uno di Kadima, Tzipi Livni. Quest’ultima ha però ribadito che un governo del genere sarebbe per lei accettabile solo se vi fosse una staffetta. Dal canto suo, il leader della destra ha accettato l'incarico conferitogli ed ha rilanciato, spiazzando tutti, offrendo alla Livni e ad Ehud Barak di comporre assieme un governo allargato che affronti le ''molteplici sfide che incombono sul Paese''. Tutti, infatti, si aspettavano che Netanyahu si sarebbe avvalso del sostegno del partito di estrema destra di Liberman. Sorprende quindi l’apertura rivolta anche alla sinistra laburista di Barak. Ora il premier incaricato avrà a disposizione sei settimane per formare l'esecutivo che, a questo punto, potrà assumere diverse connotazioni. Si registrano, intanto, i primi commenti da parte palestinese. Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha dichiarato che non dialogherà con il nuovo gabinetto se questo si “sottrarrà alla pace”. Intanto, resta alta la tensione al confine con Gaza: oggi una decina di colpi di mortaio sono stati sparati da miliziani palestinesi dalla Striscia in direzione del Neghev.

 
Asia, tour diplomatico del segretario di Stato Usa Hillary Clinton
Prosegue il tour diplomatico in Asia del segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton, che oggi ha lasciato Seul alla volta di Pechino. La tappa cinese sarà l'ultima del giro di incontri che l'ha già portata in Giappone, Indonesia e Corea del sud. I colloqui tra il capo della diplomazia Usa e principali responsabili sudcoreani si sono concentrati sul dossier del nucleare nordcoreano. Oggi la Clinton ed il suo omologo di Seul, Yu Myung-hwan, si sono detti ''concordi sul fatto che la Corea del Nord deve porre fine alle sue provocazioni e rispondere alle offerte di dialogo senza condizioni''. Il segretario di Stato americano ha poi annunciato la nomina di Sthephen Bosworth come inviato per i negoziati sul disarmo nucleare della Corea del Nord, che ha definito ''una tirannia''.

Economia
La crisi economica mondiale ancora al centro dei colloqui della diplomazia internazionale. Ieri, si è tenuto l’incontro tra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e Stephen Harper, premier canadese. I due hanno annuciato una azione comune per rilanciare l'industria dell'auto e allo stesso tempo per "evitare misure protezionistiche". Un no al protezionismo è stato ribadito anche a Roma, all’incontro tra il premier italiano e presidente di turno del G8, Silvio Berlusconi, e il primo ministro britannico, Gordon Brown, che si appresta ad ospitare il vertice del G20 a Londra il prossimo 2 aprile. Intanto, nuovi dati diffusi nel bollettino mensile della Banca centrale del Giappone confermano il rapido deterioramento dell’economia nipponica, mentre l’Istat registra a dicembre un crollo del 10% del fatturato industriale italiano rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Infine, il colosso minerario britannico "Anglo American" ha annunciato il licenziamento di 19mila dipendenti entro la fine dell'anno.

Russia: Processo Politkovskaya
All’indomani dell’assoluzione dei quattro imputati per l’omicidio della giornalista russa, Anna Politkovskaya, il presidente del tribunale militare di Mosca, che ieri ha pronunciato la sentenza, stamane ha ordinato la riapertura delle indagini sul caso. L’inchiesta penale sarà riaffidata al comitato investigativo della procura per individuare "le persone collegate a questo crimine".

Iran-Aiea
L’Iran non ha sospeso il proprio programma nucleare, lo ha solo rallentato. E’ la denuncia contenuta nell’ultimo rapporto tecnico dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, pubblicato ieri. Nel documento l’Aiea precisa, inoltre, di non essere riuscita a fare passi in avanti nella sua inchiesta, a causa della mancanza di cooperazione di Teheran.

Afghanistan – Pakistan
È di 33 morti il pesantissimo bilancio dell’ennesimo attentato avvenuto questa mattina in Pakistan, a Dera Ismail Khan città nel Nord Ovest ai confini con l'Afghanistan. Una bomba è esplosa al passaggio di un corteo funebre nel quale centinaia di persone accompagnavano il feretro di un leader sciita locale, ucciso ieri a colpi di pistola. Dopo l’esplosione sono inoltre seguiti violenti disordini tra la folla inferocita e la polizia. Intanto, non è stata ancora annunciata la nuova data dell’incontro che si sarebbe dovuto tenere ieri, ad Islamabad, tra il presidente afghano, Hamid Karzai, e il presidente e il primo ministro pakistani, rispettivamente Asif Ali Zardari e Raza Gilani. La neve ha impedito, infatti, al capo di Stato afghano di partire da Kabul. Del significato di questa visita e dei rapporti tra Afghanistan e Pakistan, Fausta Speranza ha parlato con Lucio Caracciolo:RealAudioMP3

R. – Karzai spera di ridarsi un ruolo ed una funzione – riconosciuta anche dagli Stati Uniti – per restare presidente dell’Afghanistan, anche in vista delle elezioni, che dovrebbero tenersi più avanti, quest’anno; dal punto di vista americano, è una personalità ormai abbastanza squalificata, se non dannosa, per i fini che l’America si ripropone di raggiungere.

 
D. – Obama ha annunciato una nuova fase in Afghanistan, ha annunciato l’invio di altri 17 mila uomini, chiedendo alla Nato di supportarlo in quest’incremento di truppe; però, nello stesso tempo, annuncia anche una nuova fase diplomatica in Afghanistan. Ecco, questo dovrà significare una nuova fase, anche in Pakistan dove continuano i raid americani?

 
R. – Dal punto di vista americano, Afghanistan e Pakistan sono lo stesso fronte. Un inviato solo, Holbrooke, è stato mandato a dirimere le vicende politico-diplomatico militari dell’area, quindi chiaramente si tratta di una strategia applicata ad entrambi i Paesi, ed in particolare all’area tribale fuori controllo, al confine – del tutto teorico – che separa appunto l’Afghanistan dal Pakistan.

 
D. – Rimaniamo in Pakistan. Nella zona nord-ovest, nei giorni scorsi, è stata approvata la Sharia. Una mossa che è difficile da comprendere, da parte del governo centrale; era un prezzo troppo alto andare contro quello che è uno stato di fatto... che significato possiamo dargli?

 
R. – Quella regione tribale che sta all’estremità settentrionale del Pakistan e che non ha discontinuità di alcun genere – anche dal punto di vista etnico – con le confinanti zone afghane, è un’area del tutto fuori controllo rispetto al governo centrale. Al massimo, può esservi un controllo indiretto, attraverso capi tribali o signori della guerra più o meno assimilabili e controllabili. Quindi questo accordo fa parte di quest’idea di una zona che non si può controllare direttamente.

 
R. – In definitiva la Repubblica islamica di Pakistan – perché questo è uno Stato che, tra l’altro, detiene la bomba atomica – che filo da torcere darà, o può dare ad Obama?

 
R. – Dal punto di vista della sicurezza americana – in particolare rispetto ad eventuali nuovi 11 settembre, con armi di distruzione di massa - questo è il problema maggiore, perché solo in Pakistan abbiamo, contemporaneamente, un vasto arsenale atomico ed uno Stato che si sta praticamente disfacendo.

 
Italia: pacchetto sicurezza
Il Consiglio dei ministri italiano ha dato il via libera al decreto legge contenente misure urgenti in materia di sicurezza, in particolare le norme per il contrasto alla violenza sessuale sulle donne. Fra i provvedimenti principali: l’autorizzazione ai sindaci di avvalersi di associazioni di cittadini non armati in coordinamento con i prefetti e la possibilità di trattenere nei centri di identificazione gli immigrati irregolari da due a sei mesi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)  

 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 51

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