2009-02-18 16:15:43

Pakistan: attentato contro il palazzo dell'Associazione della stampa


Una bomba piazzata all'interno della sede dell'Associazione della stampa di Wana, in una zona tribale nel nordovest del Pakistan, ha distrutto il palazzo che la ospitava senza provocare alcuna vittima. L'attentato non è stato rivendicato, ma la zona è tradizionalmente una roccaforte dei talebani e dei militanti di Al Qaeda che hanno minacciato spesso i giornalisti locali. Intanto, nella regione dello Swat, nel nordovest del Paese si è svolta la ''marcia della pace” organizzata dal leader religioso, Maulana Sufi Mohammed, che nel percorso ha incontrato suo genero, il capo talebano Maulana Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban. Il Maulana Sufi Mohammed due giorni fa ha firmato l’accordo con il governatore della Provincia Frontaliera di Nord Ovest (NWFP), con il quale, in cambio dell'entrata in vigore nella valle dello Swat della sharia, i gruppi talebani si impegnano a rispettare la pace. L'accordo tra il governo pakistano e i talebani è stato criticato dalla Nato, dagli USA, dall'India e da molti altri Paesi occidentali: temono che i talebani possano acquisire più potere nella zona frontaliera del Pakistan con l'Afghanistan.

 
Striscia di Gaza
L'aviazione israeliana ha bombardato una postazione di Hamas e sette tunnel nel sud della Striscia di Gaza, vicino al confine con l'Egitto. Non ci sono state vittime ma soltanto danni. Gli attacchi sono una risposta al lancio di razzi palestinesi nel sud d'Israele. Intanto, il premier israeliano Ehud Olmert ha convocato oggi a Gerusalemme il Consiglio di difesa del suo governo per esaminare le condizioni di una tregua a Gaza ed uno scambio di prigionieri con Hamas, sulla base delle indicazioni ricevute dai mediatori egiziani. Olmert, secondo la stampa locale, condiziona la riapertura dei valichi di Gaza alla liberazione del caporale, Ghilad Shalit, (prigioniero di Hamas dal 2006) nel contesto di uno scambio di prigionieri.

Recessione e debito pubblico in Israele
Recessione, calo delle entrate fiscali, 20 mila posti di lavoro in fumo solo nel mese di gennaio, emorragie per 250 milioni di euro nell'ultimo quadrimestre dalle casse di una delle due principali banche del Paese. Si fa fosco il quadro dell'economia israeliana sullo sfondo di un deficit che per il 2010 rischia addirittura di esplodere - laddove gli Usa dovessero confermare un taglio dei loro aiuti in risposta ai nuovi progetti di investimenti israeliani oltre il confine della "linea verde" con i territori palestinesi - e per le diffuse preoccupazioni del mondo degli affari sulla capacità del mondo politico di accordarsi in fretta su un governo stabile e di larghe intese dopo l'aggrovigliato esito del voto del 10 febbraio. Gli ultimi dati, diffusi oggi dai media, non contribuiscono all'ottimismo. L'aumento della disoccupazione - con altri 19.719 posti di lavoro perduti nel gennaio 2009 - si aggiunge all'inquietante annuncio di queste ore della Bank Leumi, uno dei pilastri del settore finanziario israeliano, di una sofferenza di ulteriori 700-800 milioni di shekel (circa 250 milioni di euro) accumulata nell'ultimo quadrimestre 2008. Un rapporto della banca centrale conferma intanto il clima di recessione, con arretramenti in quasi tutti i comparti produttivi. L'incubo degli analisti è il deficit pubblico, che per fine 2009 si prevede al 5% del Pil invece dell'1% sperato.

Iran
Una bomba, che non ha provocato vittime, è stata fatta esplodere stamattina in una moschea nel sudest dell'Iran. L'esplosione è avvenuta nella moschea Al Qadir di Zahedan, città nella provincia del Sistan-Baluchistan, scossa negli ultimi anni da attentati e rapimenti di agenti delle Forze di sicurezza da parte di un gruppo indipendentista sunnita, il Jundullah (Soldati di Dio). Nulla, però, si sa ancora sugli autori dell'attentato di oggi. Il vicecapo della polizia del Sistan-Baluchistan, Salah Asgarpur, ha detto che alcune persone arrivate alla moschea in moto “hanno cercato di entrare, ma non vi sono riusciti” e pertanto hanno sistemato l'ordigno nelle cucine dell'edificio. L'ufficiale non ha precisato quanti fossero gli attentatori, il cui obiettivo, ha sottolineato, era quello di “creare panico tra la gente”.

Iran-USA
Primo violento attacco verbale del presidente iraniano agli Usa dall'insediamento del presidente, Barack Obama. Mahmud Ahmadinejad ha accusato oggi Washington di “calpestare i diritti e aggredire le terre” delle altre nazioni e di avere “sostenuto i crimini” degli israeliani nella Striscia di Gaza. “Se insisterete nei vostri crimini e politiche del passato solo usando un nuovo linguaggio - ha affermato Ahmadinejad, che teneva un discorso a Yazd, nell'Iran centrale - subirete lo stesso destino di George W. Bush, ma questa volta per voi sarà anche peggio e più umiliante, e arriverà in tempi più brevi”. “Qualche potenza vuole essere leader del mondo”, ha detto ancora il presidente iraniano, riferendosi al discorso di investitura del 20 gennaio scorso, in cui Obama affermava che gli Stati Uniti sono “pronti a essere di nuovo leader”. “Ma chi ha dato loro il permesso di chiamarsi leader del mondo? Chi - ha aggiunto Ahmadinejad - ha dato loro l'autorità di interferire negli affari del mondo e in quelli interni dei singoli Paesi?”. Quanto all'offensiva di 22 giorni nella Striscia di Gaza, che Obama aveva in sostanza giustificato con il diritto alla difesa di Israele dai razzi di Hamas, Ahmadinejad ha detto: “Molti Paesi e organizzazioni hanno condannato le uccisioni di bambini e di persone indifese. Perchè voi avete sostenuto le uccisioni e i crimini?”.

Kirghizistan
Il parlamento del Kirghizistan voterà domani sulla proposta del presidente di chiudere la base militare aerea Usa di Manas, usata dal 2001 per supportare le operazioni anti terrorismo in Afghanistan. All'inizio del mese, il presidente kirghizo, Kurmanbek Bakiyev, il cui partito ha la maggioranza in parlamento, aveva annunciato la decisione di chiudere la base perchè Washington si era rifiutata di pagare un affitto più alto. Proprio in questi giorni è in corso una visita del generale americano, David Petraeus, in Uzbekistan volta a discutere di sicurezza regionale, in particolare in Afghanistan.

Iraq
Sette persone sono morte e decine di altre sono rimaste ferite la notte scorsa in un incidente tra un affollato autobus e un mezzo blindato delle forze britanniche, avvenuto a 20 km. a nord della città meridionale irachena di Bassora. “Alle 22, sull'autostrada tra Nassiriya e Bassora, un autobus si è schiantato contro mezzo blindato fermo”, ha detto il maggiore, Bill Joung, portavoce delle forze britanniche in Iraq, citato dall'agenzia Aswat al Iraq. I militari britannici, ha aggiunto il maggiore, si sono immediatamente prodigati a soccorrere i feriti, mentre la polizia locale e la polizia militare britannica hanno già avviato indagini. Secondo l'agenzia Nina, i morti sarebbero quattro e i feriti 37, diversi dei quali si trovano in condizioni particolarmente gravi. La polizia di Bassora ha riferito che, ha aggiunto la stessa fonte, si tratta di un bus che era partito da Kerbala carico di pellegrini sciiti che avevano partecipato nei giorni scorsi alle celebrazioni dell'Arbain.

Commissione Ue denuncia l'eccesso di deficit di sei Paesi
La Commissione europea ha proposto di aprire la procedura di deficit eccessivo nei confronti di sei Paesi - Francia, Spagna, Grecia, Irlanda, Lettonia e Malta - che nel 2008 hanno superato la soglia del 3% nel rapporto tra deficit pubblico e Pil. Nel presentare la decisione dell'esecutivo comunitario, il commissario per gli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, ha sottolineato che nel 2010, quando si prevede una ripresa della crescita economica, le politiche di bilancio dei singoli Paesi dovranno tornare ad essere rigorose e puntare al risanamento dei conti pubblici.

Italia-dimissioni di Walter Veltroni
“Non ce l'ho fatta e chiedo scusa per questo”: è quanto ha affermato oggi il leader del centrosinistra, Walter Veltroni, nel corso della conferenza stampa organizzata a Roma per spiegare le ragioni delle proprie dimissioni da segretario del Partito democratico (Pd), dopo la sconfitta subita alle elezioni regionali in Sardegna. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

Un cambiamento profondo e radicale. Questa la riflessione di Walter Veltroni, all’indomani delle dimissioni da segretario del Partito democratico. In una conferenza stampa a Roma, Veltroni ha parlato della sua idea di Italia, di un cambiamento che possa far sì che “anche nel nostro Paese possa accadere quanto succede negli Stati Uniti", con chiaro riferimento a Barack Obama. Ma il leader del centrosinistra, ricordando il proprio sogno realizzato con la nascita del Pd, non ha nemmeno taciuto sugli obiettivi mancati:

“Io devo dire di non avercela fatta, ed è responsabilità mia, la prendo sulle mie spalle, tutta, per intero; di non avercela fatta a fare il partito non solo che sognavo io, ma che sognavano i tre milioni e mezzo di persone che hanno votato alle primarie. Non ce l’ho fatta, e chiedo scusa di non avercela fatta”.

Poi Veltroni si è rivolto ai membri del suo schieramento, esortandoli a valori comuni perché - ha spiegato - “c’è bisogno di più solidarietà”. E ha ricordato che le primarie, la semplificazione e l'innovazione programmatica sono state le novità del progetto del Partito democratico. La sua scelta di rinunciare alla segreteria, definita “dolorosa” ma “giusta”, è stata dettata dal bisogno di una pagina nuova, ha aggiunto. “Non chiedete a chi verrà dopo di me di ottenere subito dei risultati”, ha poi detto alla stampa l’ex sindaco di Roma, perché - ha proseguito - “per un grande progetto riformista serve tempo”. Necessario quindi l'avanzare di forze e energie nuove. Per fare un’opposizione “dura”, per “cambiare le regole del gioco”, per arrivare a “una democrazia che decida”. Perché, ha proseguito riferendosi al premier italiano, ''Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società, con i suoi mezzi ha stravolto il sistema dei valori ed ha costruito un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggiò'.

Il coordinamento del partito, intanto, ha deciso di convocare per sabato l'Assemblea costituente. Veltroni ha riferito di aver chiesto al numero due del Pd, Dario Franceschini, di “assumersi la responsabilità in questo momento” e traghettare lo schieramento verso il Congresso. Infine Veltroni - che ha pure comunicato la rinuncia alla scorta - ha concluso dicendosi certo che il Partito Democratico crescerà:

 
“Non bisogna tornare indietro; non venga mai, in nessun momento, la tentazione di pensare che c’è uno ieri migliore dell’oggi. Oggi, ci sono le condizioni perché questo partito possa finalmente realizzare quel sogno, e cioè una maggioranza riformista in questo Paese; non una maggioranza del Pd, una maggioranza riformista. Se torniamo indietro, questo sogno svanisce”.

Immediate le reazioni politiche. Solidale il centrosinistra. Concorde Pier Luigi Bersani, ministro ombra dell'Economia, con l’invito “ad andare avanti”. Critico il centrodestra. Per il presidente del Popolo della libertà al Senato, Maurizio Gasparri, la sinistra non deve continuare “a buttarla come sempre in polemica".

 
Immigrazione: scontri in Centro di Lampedusa
La situazione di tensione che covava da alcuni giorni nel Centro di Lampedusa è sfociata questa mattina in alcuni scontri tra i migranti ospiti delle struttura e le forze dell'ordine, che hanno chiamato rinforzi. Secondo le prime informazioni, alcune persone sarebbero rimaste ferite. I tafferugli sono scoppiati dopo che ieri un gruppo di circa 300 tunisini aveva cominciato lo sciopero della fame per protesta contro il trasferimento di 107 loro connazionali a Roma, in vista del rimpatrio coatto. Nella struttura - trasformata nelle settimane scorse dal Viminale da Centro di prima accoglienza e soccorso a Centro di identificazione ed espulsione - si trovano in questo momento 863 immigrati, in gran parte tunisini.

Scontri in Guadalupa: oggi vertice a Parigi
Non si placa la violenza in Guadalupa, dove continuano gli scontri tra giovani e le forze dell’ordine. Lo sciopero generale, che continua ormai da un mese, contro il carovita e il potere d’acquisto ha causato forti scontri questa notte. Purtroppo, c’è da registrare anche una vittima. Si tratta di un uomo di una cinquantina d’anni che è rimasto ucciso a colpi d’arma da fuoco, esploso da un posto di blocco tenuto da giovani. Dopo i diversi appelli alla calma, effettuati nei giorni scorsi da tutti gli organi di governo francesi, questo pomeriggio è stata convocata a Parigi, dal ministro della Difesa, Michele Alliot-Marie, una riunione sull’ordine pubblico nelle Antille francesi.

Primo sciopero dei magistrati in Spagna
Si tiene oggi il primo sciopero dei magistrati in Spagna. Circa la metà dei 4400 giudici del Paese dovrebbero astenersi dal lavoro. Il motivo dell’agitazione è dettato dalla richiesta di migliori condizioni economiche ed un miglioramento del funzionamento delle strutture giudiziarie al governo socialista del premier, Josè Luis Zapatero. Ma il Consiglio generale del potere giudiziario spagnolo ha rincarato la dose, definendo privo di base legale lo sciopero. I magistrati hanno comunque garantito un servizio minimo per i casi più urgenti.

Kosovo
Secondo fonti di stampa, alcuni incidenti ai danni di cittadini serbi sono avvenuti la notte scorsa in Kosovo, che ieri ha celebrato il primo anniversario della proclamazione d'indipendenza. Nessuna conferma di tali incidenti è venuta da fonte kosovara albanese. Oggi giunge notizia che il presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu, e il primo ministro, Hashim Thaci, si recheranno a Washington il 26 febbraio prossimo su invito del segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Il servizio di Michele Luppi:RealAudioMP3

 
Il Kosovo si risveglia con davanti le sfide e i problemi messi momentaneamente da parte per lasciar spazio alla festa. La crescita economica, lo sviluppo delle istituzioni e delle infrastrutture, l’integrazione del nord a maggioranza serba, la lotta a corruzione e criminalità: tutte questioni sulle qualli le autorità del nuovo Stato dovranno concentrarsi per poter raggiungere, in un domani non certamente prossimo, gli standard necessari all’ingresso nell’Unione Europea. È stato lo stesso presidente, Fatmir Sejdiu, durante il suo discorso di ieri al parlamento, ad indicare tra le priorità del nuovo Stato l’integrazione nelle istituzioni internazionali. Accanto allo sviluppo economico, la questione politica centrale per le autorità albanesi resta l’integrazione del nord a maggioranza serba: un obiettivo prioritario se si vuole evitare una spartizione del Kosovo, che di fatto già esiste. Per questo, è necessario un dialogo tra Pristina e Belgrado, che certamente non è favorito dalla retorica e dalle accuse reciproche di questi giorni.

 
Algeria
Almeno tre membri dei gruppi armati di matrice islamica algerini sono stati uccisi dalle forze di sicurezza a Stah Guentis, nella regione di Tebessa, teatro questa settimana da diversi attacchi terroristici. I tre uomini facevano parte di un gruppo di terroristi che è attualmente circondato. L'esercito algerino (Anp) ha avviato una vasta operazione di rastrellamento nella regione, dopo gli attentati che nei giorni scorso hanno fatto almeno 11 morti e diversi feriti. Domenica scorsa, almeno quattro militari sono morti e cinque sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno posto su una strada a Gherab, vicino a Tebessa (600 km a sud-est di Algeri). Nelle stessa zona, sette persone, tra cui due donne e un neonato, sono morte giovedì in un doppio attentato.

Mali-ribelli tuareg depongono le armi
Più di cinquecento ribelli tuareg membri dell'Alleanza democratica per il cambiamento nel nord del Mali hanno deposto le armi ieri a Kidal e partecipato ad una cerimonia per l'adesione all'Accordo di pace, siglato ad Algeri nel 2006. Secondo quanto riferisce la stampa algerina, alla cerimonia era presente anche l'ambasciatore d'Algeria a Bamako, Abdekrim Ghrieb, uno degli uomini che hanno condotto la mediazione tra i ribelli e il governo maliano guidata principalmente dall'Algeria. Algeri, da sempre preoccupata per il possibile allargamento del conflitto che rischia di destabilizzare tutta la regione, era già stata tra i promotori del Patto nazionale siglato nel 1991 tra le autorità di Bamako e i movimenti ribelli. Da anni, la regione di Kidal è teatro di scontri fra truppe governative e tuareg. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 49

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