Pakistan: attentato contro il palazzo dell'Associazione della stampa
Una bomba piazzata all'interno della sede dell'Associazione della stampa di Wana,
in una zona tribale nel nordovest del Pakistan, ha distrutto il palazzo che la ospitava
senza provocare alcuna vittima. L'attentato non è stato rivendicato, ma la zona è
tradizionalmente una roccaforte dei talebani e dei militanti di Al Qaeda che hanno
minacciato spesso i giornalisti locali. Intanto, nella regione dello Swat, nel nordovest
del Paese si è svolta la ''marcia della pace” organizzata dal leader religioso, Maulana
Sufi Mohammed, che nel percorso ha incontrato suo genero, il capo talebano Maulana
Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban. Il Maulana Sufi Mohammed
due giorni fa ha firmato l’accordo con il governatore della Provincia Frontaliera
di Nord Ovest (NWFP), con il quale, in cambio dell'entrata in vigore nella valle dello
Swat della sharia, i gruppi talebani si impegnano a rispettare la pace. L'accordo
tra il governo pakistano e i talebani è stato criticato dalla Nato, dagli USA, dall'India
e da molti altri Paesi occidentali: temono che i talebani possano acquisire più potere
nella zona frontaliera del Pakistan con l'Afghanistan.
Striscia
di Gaza L'aviazione israeliana ha bombardato una postazione di Hamas e sette
tunnel nel sud della Striscia di Gaza, vicino al confine con l'Egitto. Non ci sono
state vittime ma soltanto danni. Gli attacchi sono una risposta al lancio di razzi
palestinesi nel sud d'Israele. Intanto, il premier israeliano Ehud Olmert ha convocato
oggi a Gerusalemme il Consiglio di difesa del suo governo per esaminare le condizioni
di una tregua a Gaza ed uno scambio di prigionieri con Hamas, sulla base delle indicazioni
ricevute dai mediatori egiziani. Olmert, secondo la stampa locale, condiziona la riapertura
dei valichi di Gaza alla liberazione del caporale, Ghilad Shalit, (prigioniero di
Hamas dal 2006) nel contesto di uno scambio di prigionieri.
Recessione e
debito pubblico in Israele Recessione, calo delle entrate fiscali, 20 mila
posti di lavoro in fumo solo nel mese di gennaio, emorragie per 250 milioni di euro
nell'ultimo quadrimestre dalle casse di una delle due principali banche del Paese.
Si fa fosco il quadro dell'economia israeliana sullo sfondo di un deficit che per
il 2010 rischia addirittura di esplodere - laddove gli Usa dovessero confermare un
taglio dei loro aiuti in risposta ai nuovi progetti di investimenti israeliani oltre
il confine della "linea verde" con i territori palestinesi - e per le diffuse preoccupazioni
del mondo degli affari sulla capacità del mondo politico di accordarsi in fretta su
un governo stabile e di larghe intese dopo l'aggrovigliato esito del voto del 10 febbraio.
Gli ultimi dati, diffusi oggi dai media, non contribuiscono all'ottimismo. L'aumento
della disoccupazione - con altri 19.719 posti di lavoro perduti nel gennaio 2009 -
si aggiunge all'inquietante annuncio di queste ore della Bank Leumi, uno dei pilastri
del settore finanziario israeliano, di una sofferenza di ulteriori 700-800 milioni
di shekel (circa 250 milioni di euro) accumulata nell'ultimo quadrimestre 2008.
Un rapporto della banca centrale conferma intanto il clima di recessione, con arretramenti
in quasi tutti i comparti produttivi. L'incubo degli analisti è il deficit pubblico,
che per fine 2009 si prevede al 5% del Pil invece dell'1% sperato.
Iran Una
bomba, che non ha provocato vittime, è stata fatta esplodere stamattina in una moschea
nel sudest dell'Iran. L'esplosione è avvenuta nella moschea Al Qadir di Zahedan, città
nella provincia del Sistan-Baluchistan, scossa negli ultimi anni da attentati e rapimenti
di agenti delle Forze di sicurezza da parte di un gruppo indipendentista sunnita,
il Jundullah (Soldati di Dio). Nulla, però, si sa ancora sugli autori dell'attentato
di oggi. Il vicecapo della polizia del Sistan-Baluchistan, Salah Asgarpur, ha detto
che alcune persone arrivate alla moschea in moto “hanno cercato di entrare, ma non
vi sono riusciti” e pertanto hanno sistemato l'ordigno nelle cucine dell'edificio.
L'ufficiale non ha precisato quanti fossero gli attentatori, il cui obiettivo, ha
sottolineato, era quello di “creare panico tra la gente”.
Iran-USA Primo
violento attacco verbale del presidente iraniano agli Usa dall'insediamento del presidente,
Barack Obama. Mahmud Ahmadinejad ha accusato oggi Washington di “calpestare i diritti
e aggredire le terre” delle altre nazioni e di avere “sostenuto i crimini” degli israeliani
nella Striscia di Gaza. “Se insisterete nei vostri crimini e politiche del passato
solo usando un nuovo linguaggio - ha affermato Ahmadinejad, che teneva un discorso
a Yazd, nell'Iran centrale - subirete lo stesso destino di George W. Bush, ma questa
volta per voi sarà anche peggio e più umiliante, e arriverà in tempi più brevi”. “Qualche
potenza vuole essere leader del mondo”, ha detto ancora il presidente iraniano, riferendosi
al discorso di investitura del 20 gennaio scorso, in cui Obama affermava che gli Stati
Uniti sono “pronti a essere di nuovo leader”. “Ma chi ha dato loro il permesso di
chiamarsi leader del mondo? Chi - ha aggiunto Ahmadinejad - ha dato loro l'autorità
di interferire negli affari del mondo e in quelli interni dei singoli Paesi?”. Quanto
all'offensiva di 22 giorni nella Striscia di Gaza, che Obama aveva in sostanza giustificato
con il diritto alla difesa di Israele dai razzi di Hamas, Ahmadinejad ha detto: “Molti
Paesi e organizzazioni hanno condannato le uccisioni di bambini e di persone indifese.
Perchè voi avete sostenuto le uccisioni e i crimini?”.
Kirghizistan Il
parlamento del Kirghizistan voterà domani sulla proposta del presidente di chiudere
la base militare aerea Usa di Manas, usata dal 2001 per supportare le operazioni anti
terrorismo in Afghanistan. All'inizio del mese, il presidente kirghizo, Kurmanbek
Bakiyev, il cui partito ha la maggioranza in parlamento, aveva annunciato la decisione
di chiudere la base perchè Washington si era rifiutata di pagare un affitto più alto.
Proprio in questi giorni è in corso una visita del generale americano, David Petraeus,
in Uzbekistan volta a discutere di sicurezza regionale, in particolare in Afghanistan.
Iraq Sette
persone sono morte e decine di altre sono rimaste ferite la notte scorsa in un incidente
tra un affollato autobus e un mezzo blindato delle forze britanniche, avvenuto a 20
km. a nord della città meridionale irachena di Bassora. “Alle 22, sull'autostrada
tra Nassiriya e Bassora, un autobus si è schiantato contro mezzo blindato fermo”,
ha detto il maggiore, Bill Joung, portavoce delle forze britanniche in Iraq, citato
dall'agenzia Aswat al Iraq. I militari britannici, ha aggiunto il maggiore, si sono
immediatamente prodigati a soccorrere i feriti, mentre la polizia locale e la polizia
militare britannica hanno già avviato indagini. Secondo l'agenzia Nina, i morti sarebbero
quattro e i feriti 37, diversi dei quali si trovano in condizioni particolarmente
gravi. La polizia di Bassora ha riferito che, ha aggiunto la stessa fonte, si tratta
di un bus che era partito da Kerbala carico di pellegrini sciiti che avevano partecipato
nei giorni scorsi alle celebrazioni dell'Arbain.
Commissione Ue denuncia
l'eccesso di deficit di sei Paesi La Commissione europea ha proposto di aprire
la procedura di deficit eccessivo nei confronti di sei Paesi - Francia, Spagna, Grecia,
Irlanda, Lettonia e Malta - che nel 2008 hanno superato la soglia del 3% nel rapporto
tra deficit pubblico e Pil. Nel presentare la decisione dell'esecutivo comunitario,
il commissario per gli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, ha sottolineato
che nel 2010, quando si prevede una ripresa della crescita economica, le politiche
di bilancio dei singoli Paesi dovranno tornare ad essere rigorose e puntare al risanamento
dei conti pubblici.
Italia-dimissioni di Walter Veltroni “Non ce
l'ho fatta e chiedo scusa per questo”: è quanto ha affermato oggi il leader del centrosinistra,
Walter Veltroni, nel corso della conferenza stampa organizzata a Roma per spiegare
le ragioni delle proprie dimissioni da segretario del Partito democratico (Pd), dopo
la sconfitta subita alle elezioni regionali in Sardegna. Il servizio di Giada Aquilino:
Un cambiamento
profondo e radicale. Questa la riflessione di Walter Veltroni, all’indomani delle
dimissioni da segretario del Partito democratico. In una conferenza stampa a Roma,
Veltroni ha parlato della sua idea di Italia, di un cambiamento che possa far sì che
“anche nel nostro Paese possa accadere quanto succede negli Stati Uniti", con chiaro
riferimento a Barack Obama. Ma il leader del centrosinistra, ricordando il proprio
sogno realizzato con la nascita del Pd, non ha nemmeno taciuto sugli obiettivi mancati:
“Io
devo dire di non avercela fatta, ed è responsabilità mia, la prendo sulle mie spalle,
tutta, per intero; di non avercela fatta a fare il partito non solo che sognavo io,
ma che sognavano i tre milioni e mezzo di persone che hanno votato alle primarie.
Non ce l’ho fatta, e chiedo scusa di non avercela fatta”.
Poi Veltroni
si è rivolto ai membri del suo schieramento, esortandoli a valori comuni perché -
ha spiegato - “c’è bisogno di più solidarietà”. E ha ricordato che le primarie, la
semplificazione e l'innovazione programmatica sono state le novità del progetto del
Partito democratico. La sua scelta di rinunciare alla segreteria, definita “dolorosa”
ma “giusta”, è stata dettata dal bisogno di una pagina nuova, ha aggiunto. “Non chiedete
a chi verrà dopo di me di ottenere subito dei risultati”, ha poi detto alla stampa
l’ex sindaco di Roma, perché - ha proseguito - “per un grande progetto riformista
serve tempo”. Necessario quindi l'avanzare di forze e energie nuove. Per fare un’opposizione
“dura”, per “cambiare le regole del gioco”, per arrivare a “una democrazia che decida”.
Perché, ha proseguito riferendosi al premier italiano, ''Berlusconi ha vinto una battaglia
di egemonia nella società, con i suoi mezzi ha stravolto il sistema dei valori ed
ha costruito un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggiò'.
Il
coordinamento del partito, intanto, ha deciso di convocare per sabato l'Assemblea
costituente. Veltroni ha riferito di aver chiesto al numero due del Pd, Dario Franceschini,
di “assumersi la responsabilità in questo momento” e traghettare lo
schieramento verso il Congresso. Infine Veltroni - che ha pure comunicato la rinuncia
alla scorta - ha concluso dicendosi certo che il Partito Democratico crescerà:
“Non
bisogna tornare indietro; non venga mai, in nessun momento, la tentazione di pensare
che c’è uno ieri migliore dell’oggi. Oggi, ci sono le condizioni perché questo partito
possa finalmente realizzare quel sogno, e cioè una maggioranza riformista in questo
Paese; non una maggioranza del Pd, una maggioranza riformista. Se torniamo indietro,
questo sogno svanisce”.
Immediate le reazioni politiche. Solidale il
centrosinistra. Concorde Pier Luigi Bersani, ministro ombra dell'Economia,
con l’invito “ad andare avanti”. Critico il centrodestra. Per il presidente del Popolo
della libertà al Senato, Maurizio Gasparri, la sinistra non deve continuare “a buttarla
come sempre in polemica".
Immigrazione: scontri in
Centro di Lampedusa La situazione di tensione che covava da alcuni giorni nel
Centro di Lampedusa è sfociata questa mattina in alcuni scontri tra i migranti ospiti
delle struttura e le forze dell'ordine, che hanno chiamato rinforzi. Secondo le prime
informazioni, alcune persone sarebbero rimaste ferite. I tafferugli sono scoppiati
dopo che ieri un gruppo di circa 300 tunisini aveva cominciato lo sciopero della fame
per protesta contro il trasferimento di 107 loro connazionali a Roma, in vista del
rimpatrio coatto. Nella struttura - trasformata nelle settimane scorse dal Viminale
da Centro di prima accoglienza e soccorso a Centro di identificazione ed espulsione
- si trovano in questo momento 863 immigrati, in gran parte tunisini.
Scontri
in Guadalupa: oggi vertice a Parigi Non si placa la violenza in Guadalupa,
dove continuano gli scontri tra giovani e le forze dell’ordine. Lo sciopero generale,
che continua ormai da un mese, contro il carovita e il potere d’acquisto ha causato
forti scontri questa notte. Purtroppo, c’è da registrare anche una vittima. Si tratta
di un uomo di una cinquantina d’anni che è rimasto ucciso a colpi d’arma da fuoco,
esploso da un posto di blocco tenuto da giovani. Dopo i diversi appelli alla calma,
effettuati nei giorni scorsi da tutti gli organi di governo francesi, questo pomeriggio
è stata convocata a Parigi, dal ministro della Difesa, Michele Alliot-Marie, una riunione
sull’ordine pubblico nelle Antille francesi.
Primo sciopero dei magistrati
in Spagna Si tiene oggi il primo sciopero dei magistrati in Spagna. Circa la
metà dei 4400 giudici del Paese dovrebbero astenersi dal lavoro. Il motivo dell’agitazione
è dettato dalla richiesta di migliori condizioni economiche ed un miglioramento del
funzionamento delle strutture giudiziarie al governo socialista del premier, Josè
Luis Zapatero. Ma il Consiglio generale del potere giudiziario spagnolo ha rincarato
la dose, definendo privo di base legale lo sciopero. I magistrati hanno comunque garantito
un servizio minimo per i casi più urgenti.
Kosovo Secondo fonti di
stampa, alcuni incidenti ai danni di cittadini serbi sono avvenuti la notte scorsa
in Kosovo, che ieri ha celebrato il primo anniversario della proclamazione d'indipendenza.
Nessuna conferma di tali incidenti è venuta da fonte kosovara albanese. Oggi giunge
notizia che il presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu, e il primo ministro, Hashim Thaci,
si recheranno a Washington il 26 febbraio prossimo su invito del segretario di Stato
americano, Hillary Clinton. Il servizio di Michele Luppi:
Il
Kosovo si risveglia con davanti le sfide e i problemi messi momentaneamente da parte
per lasciar spazio alla festa. La crescita economica, lo sviluppo delle istituzioni
e delle infrastrutture, l’integrazione del nord a maggioranza serba, la lotta a corruzione
e criminalità: tutte questioni sulle qualli le autorità del nuovo Stato dovranno concentrarsi
per poter raggiungere, in un domani non certamente prossimo, gli standard necessari
all’ingresso nell’Unione Europea. È stato lo stesso presidente, Fatmir Sejdiu,
durante il suo discorso di ieri al parlamento, ad indicare tra le priorità del nuovo
Stato l’integrazione nelle istituzioni internazionali. Accanto allo sviluppo economico,
la questione politica centrale per le autorità albanesi resta l’integrazione del nord
a maggioranza serba: un obiettivo prioritario se si vuole evitare una spartizione
del Kosovo, che di fatto già esiste. Per questo, è necessario un dialogo tra Pristina
e Belgrado, che certamente non è favorito dalla retorica e dalle accuse reciproche
di questi giorni.
Algeria Almeno tre membri
dei gruppi armati di matrice islamica algerini sono stati uccisi dalle forze di sicurezza
a Stah Guentis, nella regione di Tebessa, teatro questa settimana da diversi attacchi
terroristici. I tre uomini facevano parte di un gruppo di terroristi che è attualmente
circondato. L'esercito algerino (Anp) ha avviato una vasta operazione di rastrellamento
nella regione, dopo gli attentati che nei giorni scorso hanno fatto almeno 11 morti
e diversi feriti. Domenica scorsa, almeno quattro militari sono morti e cinque sono
rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno posto su una strada a Gherab, vicino
a Tebessa (600 km a sud-est di Algeri). Nelle stessa zona, sette persone, tra cui
due donne e un neonato, sono morte giovedì in un doppio attentato.
Mali-ribelli
tuareg depongono le armi Più di cinquecento ribelli tuareg membri dell'Alleanza
democratica per il cambiamento nel nord del Mali hanno deposto le armi ieri a Kidal
e partecipato ad una cerimonia per l'adesione all'Accordo di pace, siglato ad Algeri
nel 2006. Secondo quanto riferisce la stampa algerina, alla cerimonia era presente
anche l'ambasciatore d'Algeria a Bamako, Abdekrim Ghrieb, uno degli uomini che hanno
condotto la mediazione tra i ribelli e il governo maliano guidata principalmente dall'Algeria.
Algeri, da sempre preoccupata per il possibile allargamento del conflitto che rischia
di destabilizzare tutta la regione, era già stata tra i promotori del Patto nazionale
siglato nel 1991 tra le autorità di Bamako e i movimenti ribelli. Da anni, la regione
di Kidal è teatro di scontri fra truppe governative e tuareg. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LIII no. 49
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