Il Papa all'udienza generale parla di San Beda il Venerabile e prega perché l'Europa
si riscopra cristiana alle radici per essere "più umana"
Curare in modo assiduo la formazione religiosa “per riprodurre in vita” ciò che si
celebra nella liturgia. E’ uno degli insegnamenti per i cristiani contemporanei che
Benedetto XVI ha tratto dagli scritti di San Beda il Venerabile, presentato all’udienza
generale di oggi in Piazza San Pietro come “una delle più insigni figure di erudito
dell’Alto Medioevo”. Con i suoi studi - ha detto fra l’altro il Papa ai circa 20 mila
fedeli presenti, Beda contribuì “alla costruzione di un’Europa cristiana”. Un continente
al quale Benedetto XVI ha auspicato di riscoprirsi come tale sin dalle sue antiche
radici. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Teologo,
biblista, liturgista, storico della Chiesa. Beda il Venerabile è l’ingegno poliedrico
tipico di un’epoca - quella medievale - dove lo studioso praticava contemporaneamente
e con perizia più discipline. Ma è anche un maestro di vita cristiana di grande attualità,
che già 1300 anni fa invitò a permeare istituzioni e vita sociale dei valori del Vangelo.
A lui - vissuto tra gli ultimi decenni del settimo secolo e i primi trenta dell’ottavo
nel nordest dell’Inghilterra - si devono insegnamenti che Benedetto XVI ha detto tuttora
pienamente adeguati ai vari “stati di vita” del cristiano. In particolare, ha evidenziato
il Papa:
“Agli studiosi ricorda due compiti essenziali:
scrutare le meraviglie della Parola di Dio per presentarle in forma attraente ai fedeli;
esporre le verità dogmatiche evitando le complicazioni eretiche e attenendosi alla
'semplicità cattolica', con l’atteggiamento dei piccoli e umili ai quali Dio si compiace
di rivelare i misteri del Regno”. A
coloro che invece hanno responsabilità pastorali, Beda il Venerabile suggerisce di
accompagnare la predicazione con espressioni di devozione popolare - icone, processioni,
pellegrinaggi - e di privilegiare l’uso “della lingua volgare”. Ai consacrati rivolge
l’invito a curare l’ascesi e la contemplazione ma anche l’apostolato. Un fermento
che per San Beda si traduce in un’immagine, quella di una “Chiesa industriosa”, “abbronzata
- scrive - dalle fatiche dell’evangelizzazione”. Una Chiesa, ha proseguito Benedetto
XVI:
“Intenta a dissodare altri campi o vigne
e a stabilire fra le nuove popolazioni ‘non una capanna provvisoria ma una dimora
stabile’, cioè a inserire il Vangelo nel tessuto sociale e nelle istituzioni culturali.
In questa prospettiva il santo Dottore esorta i fedeli laici ad essere assidui all’istruzione
religiosa (...) Insegna loro come pregare continuamente, ‘riproducendo nella vita
ciò che celebrano nella liturgia’”. Durante
la catechesi, il Papa ha definito via via Beda il Venerabile esperto di Sacre Scritture,
“insigne maestro di teologia liturgica”, attento storico della Chiesa della quale
traccia, tra l’altro, una cronologia dei primi sei Concili ecumenici e la descrizione
delle eresie che essi denunciarono. E’ autore anche di una famosa “Storia ecclesiastica
dei Popoli Angli”, che lo rende “padre” della storiografia inglese, ma soprattutto
– ha affermato Benedetto XVI - di una visione della Chiesa in senso pienamente cristologico,
dove cioè l’Antico Testamento trova spiegazione e compimento in Cristo:
“I
tratti caratteristici della Chiesa che Beda ama evidenziare sono: primo, la cattolicità
come fedeltà alla tradizione e insieme apertura agli sviluppi storici, e come ricerca
della unità nella molteplicità, nella diversità della storia e delle culture. (…)
Secondo, l’apostolicità e la romanità: a questo riguardo ritiene di primaria importanza
convincere tutte le Chiese Iro-Celtiche e dei Pitti a celebrare unitariamente la Pasqua
secondo il calendario romano”. La
catechesi - tenuta per la prima volta da mesi in una Piazza San Pietro inondata di
sole anche se, come sottolineato pure dal Papa, fredda e attraversata di tanto in
tanti da folate di vento gelido - è stata conclusa dalla constatazione della grande
diffusione che ebbero gli scritti di San Beda in varie zone dell’Europa medievale.
Dunque, ha terminato Benedetto XVI:
“E’ un fatto
che, con le sue opere, Beda contribuì efficacemente alla costruzione di una Europa
cristiana, nella quale le diverse popolazioni e culture si sono fra loro amalgamate,
conferendole una fisionomia unitaria, ispirata alla fede cristiana. Preghiamo perché
anche oggi ci siano personalità della statura di Beda, per mantenere unito l’intero
Continente; preghiamo affinché tutti noi siamo disponibili a riscoprire le nostre
comuni radici, per essere costruttori di una Europa profondamente umana e autenticamente
cristiana”. (applausi)
Tra
i numerosi saluti rivolti dal Papa ai vari gruppi nella Piazza, da rilevare quello
ai fedeli dell'arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, che hanno così ricambiato la visita
pastorale compiuta da Benedetto XVI nella loro diocesi lo scorso anno. Il Pontefice
ha rivolto un pensiero, fra gli altri, alle Suore Figlie di Maria Santissima dell’Orto,
riunite per il Capitolo generale, e ai Chierici Regolari di San Paolo - Barnabiti.
“Auspico - ha detto loro il Papa - che voi possiate testimoniare con sempre più forte
ardore apostolico nella Chiesa il vostro specifico carisma paolino”.