2009-02-18 16:03:06

Afghanistan: Obama annuncia una “nuova fase”


Sedici persone, tra cui otto donne e due bambini, sono rimasti uccisi in un raid aereo delle forze internazionali nell'ovest dell'Afghanistan, vicino Herat. E’ accaduto lunedì sera e oggi in un video della BBC c’è la prova della morte dei civili. Intanto il presidente degli Stati Uniti, Obama, ha avuto oggi il suo primo colloquio telefonico con il presidente afghano Karzai, nel giorno in cui ha annunciato l'invio di altri 17 mila uomini in Afghanistan. Obama ha parlato di “nuova fase”, affermando anche che non c’è solo bisogno di impegno militare. Nell’intervista di Fausta Speranza ascoltiamo Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia cristiana:RealAudioMP3
 
R. – Io dico che, intanto, la prima cosa che si dovrebbe fare è un’approfondita riflessione su quello che si è fatto e non si è fatto finora. E’ uscito un rapporto della Missione Onu per l’Afghanistan, in cui si dice che nel 2008 c’è stato il più alto numero di vittime civili in Afghanistan da quando sono stati cacciati i talebani, nel 2001. Questi morti civili sono circa 2200 e quello che spaventa – a me, personalmente, fa molta impressione – è che il 39% di questi morti sono stati provocati dalle forze alleate, dalle forze della Nato. Significa che quasi un proiettile su due di quelli che vengono sparati dalle forze della Nato finisce addosso ad una persona che non c’entra niente. Mi domando come possa riuscire una missione in queste condizioni.

 
D. – E’ di oggi la notizia delle 16 persone uccise, tra cui due bambini, nell’ultimo raid aereo delle forze internazionali lunedì. Ovviamente, le forze di coalizione fanno sapere che l’obiettivo era un capo talebano. Dunque, questa è storia veramente di tutti i giorni. Che cosa potrà significare l’annuncio, da parte del nuovo presidente statunitense Obama, di una nuova strategia?

 
R. – Credo che, appunto, si debba ripensare profondamente quello che è stato fatto finora. Si dovrebbe affrontare soprattutto il tema dell’aumento delle truppe: Obama ha già annunciato l'invio di nuove truppe e sta chiedendo alle altre nazioni di fare la stessa cosa. Ma poi, io credo che non si possa pensare di affrontare coerentemente il problema Afghanistan senza affrontare quello che è il nodo politico, economico ed anche criminale fondamentale, cioè la produzione ed il commercio della droga. Siamo sempre alle solite. Questa produzione continua imperterrita, cresce di anno in anno. Siamo di fronte al solito dilemma: a questi contadini, che si occupano del papavero da oppio, oggi, quale alternativa proponiamo? Capisco che è una questione difficilissima da risolvere, che certo non si presta ad una discussione di pochi secondi, di pochi minuti, però è questo il nodo fondamentale e finora non è stato affrontato; non a caso, le cose vanno male.

 
D. – Guardiamo al confinante Pakistan: il presidente afghano Karzai, nella telefonata con Obama, ha chiesto soprattutto una concentrazione di truppe al confine con il Pakistan, dove sappiamo che ci sono moltissimi episodi di violenza e dove, a nord ovest del Pakistan, è stata approvata la Sharia, la legge islamica. Questo significherà maggiore sostegno ai talebani?

 
R. – Il sostegno per i talebani, in quell’area, c’è e c’è sempre stato, anche in questi ultimi anni. Non a caso molto spesso le truppe Nato di stanza in Afghanistan – soprattutto quelle americane, che sono più per l’intervento duro, deciso – bombardano, con gli aerei senza pilota, queste zone. Il riconoscimento della validità della Sharia, cioè della legge islamica, non si capisce bene se sia da parte del governo centrale del Pakistan un cedimento – quindi una sconfitta – oppure se sia un riconoscimento di una situazione “de facto”, che non può, al momento, essere modificata, e quindi in fondo sia un tentativo di misura diplomatica. La geografia conta: il fatto che i talebani – o chi per essi – abbiano sempre potuto contare su una retrovia come quella della frontiera a nord ovest del Pakistan ha ovviamente contribuito a peggiorare la situazione. Io penso che, anche qua, scontiamo una serie di problemi di vecchia data, e cioè il sostegno – abbastanza critico – che è stato dato dagli Stati Uniti al presidente Musharraf, senza pretendere in cambio quello che si poteva pretendere, visto che Musharraf è praticamente rimasto in carica grazie al sostegno della Casa Bianca.







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