Dal Brasile al Mozambico: la nuova avventura di padre Chiera e dei suoi meninos
de rua
Dopo il Brasile, la Casa do Menor di padre Renato Chiera si appresta a testimoniare
concretamente la speranza cristiana anche in Africa. E’ la nuova iniziativa promossa
dal sacerdote piemontese, che da 30 anni opera in Brasile al servizio dei più piccoli,
dei bambini di strada vittime della violenza. Ora, alcuni dei suoi ragazzi si faranno
missionari a Chimoio, in Mozambico, dove si occuperanno in particolare degli orfani
di genitori morti di Aids. Raggiunto telefonicamente da Alessandro Gisotti
a Fortaleza, nel nordest del Brasile, padre Renato Chiera si sofferma su questa
nuova missione di speranza:
R. – Noi
siamo andati in Africa per vedere cosa voleva Dio. Il Mozambico viene da una guerra
di molti anni ed oggi quello che non ha fatto la guerra lo sta facendo l’AIDS. Il
20, 30 per cento della popolazione è infetto dall’AIDS. C’e un milione di orfani che
stanno finendo nelle strade, che stanno diventando un pericolo per la comunità.
D.
– Come, dunque, i ragazzi della Casa do Menor potranno aiutare i bambini orfani del
Mozambico?
R. – Noi andremo lì, fra pochi mesi, con
un gruppo di ragazzi. Vogliamo andare in missione per circa un mese e mezzo. Un po’
di tempo servirà per sensibilizzare su questa realtà che sta diventando tragica perché
la gente è disperata, non hanno esperienza. Saremo là con la gente per rispondere
alle loro grida di soccorso e una parte di noi rimarrà là, tra questi nostri ragazzi,
amati da noi, che adesso, figli dell’abbandono, vogliono essere padri di abbandonati.
Quindi, dovremo entrare in quella realtà, in una forma molto umile di ascolto, non
andando a colonizzare o dicendo che siamo arrivati noi, i salvatori. Saremo con loro
per poter lavorare, per poter collaborare con le persone di là, la società di là,
perché dobbiamo aiutare la società ad aprirsi a questa problematica dei ragazzi ed
assumerla.
D. – Dunque, la “presenza”, elemento fondamentale
nell’esperienza di Casa do Menor, in Brasile, ritorna anche in Mozambico: la presenza
di Dio, degli uomini, delle relazioni d’amore?
R.
– E’ proprio questo! Il grande grido dei ragazzi è per essere figli. La grande tragedia
non è solo essere poveri, è soprattutto non essere figli e non essere amati da nessuno.
Abbiamo capito che Dio si è fatto presenza con l’umanità, semplicemente presenza per
dire a questa umanità persa, a questa umanità disorientata: “Tu sei amata, io ti amo,
io sono presente accanto a te”.
D. – Questo progetto,
ovviamente, ha bisogno di tante risorse, non solo umane. C’è un appello che vuole
rivolgere agli ascoltatori della Radio Vaticana?
R.
– Abbiamo bisogno di aiuti. Il primo problema, per esempio, è il viaggio: i nostri
ragazzi dovranno partire, pagarsi il viaggio. Vanno per aiutare e dare la propria
vita gratuitamente ma devono pagarsi il viaggio! Adesso sono preoccupati perché non
sanno come fare. Allora, ecco, il primo appello sarebbe questo: se qualcuno potesse
adottare uno di questi giovani missionari che vogliono dare la vita dal Brasile all’Africa,
dalla periferia delle grandi città del Brasile all’abbandono dell’Africa che è la
“grande abbandonata”. A tutti quelli che stanno ascoltando sto chiedendo, per Gesù,
di aiutare questi orfani che hanno bisogno di amore ma che hanno anche bisogno di
pane, della presenza della famiglia, di una professione per il futuro.
Per
aiutare padre Renato Chiera nella realizzazione del suo progetto per il Mozambico,
telefonare al numero 0174/698439 o visitare il sito web www.casadomenor.org.