2009-02-14 15:06:49

Mons. Marchetto: preoccupazione per le nuove misure sull'immigrazione in Italia


Proseguono in Italia le polemiche per l’approvazione al Senato del disegno di legge sulla sicurezza che contiene, fra le altre, una norma che darebbe facoltà ai medici di denunciare i pazienti che siano immigrati irregolarmente. ‘Se i migranti si faranno prendere dalla paura della possibilità di una tale denuncia – sottolinea l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti - perderanno fiducia nei medici e potrebbero non rivolgersi più alle strutture del servizio sanitario nazionale’. Sulle possibili conseguenze di questo provvedimento ascoltiamo il presule al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3  
R - Le conseguenze possono essere gravi, oltre alla cosa in sé. Potrebbero svilupparsi strutture clandestine con effetti nefasti per la salute dei migranti stessi e di tutti gli italiani. Faccio due esempi: quelli del parto e della prostituzione, con possibile contagio di malattie gravi. Esami medici, per questi due esempi, senza considerarne altri, richiedono strutture specializzate e una fiducia totale nel medico. Sono cose gravi.
 
D - Il ddl introduce il reato di immigrazione clandestina...
 
R. - Criminalizzare l’immigrazione irregolare, metterla alla pari di reati comuni, vuol dire non riconoscere che in principio c’è un diritto all’emigrazione. Lo attesta la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. E, da parte ecclesiale, dobbiamo ricordare la Pacem in terris, secondo la quale ogni essere umano ha il diritto “quando legittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse”, e lo dice anche il Concilio Ecumenico Vaticano II. So, naturalmente, che spetta allo Stato regolare i flussi migratori che ora, peraltro, sono misti perché composti da migranti economici, per così dire, e richiedenti asilo, che non possono essere trattati allo stesso modo. E ciò viene fatto in vista del bene comune di un certo Paese, che comprende pure l’aspetto sicurezza, ma nel contesto del bene comune universale. Tutto ciò deve far riflettere, anche considerando le situazioni di estrema necessità di molti migranti. La criminalizzazione non rispetta la dignità di queste persone che fuggono dai loro Paesi in cerca di una vita migliore, ma spesso spinti dalla fame e dalla disperazione. “Preferisco la morte piuttosto che il ritorno al Paese d’origine”, dice espressamente qualcuno. Le ronde, poi, di volontari civili, mi sembrano un’abdicazione dello Stato e non credo sia questa la strada per risolvere il problema migratorio, che del resto non è solo un problema, come attestato dal nostro Papa Benedetto XVI: è in effetti anche una sfida e un’opportunità.







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