I vescovi di Taiwan rilanciano il ruolo dei laici nella Chiesa
Nel 150.mo anniversario della sua evangelizzazione la Chiesa di Taiwan invita la comunità
cattolica a guardare all’esempio di San Paolo. “Dobbiamo abbandonare la riva dove
stiamo pescando in pace - affermano i vescovi dell'isola, citati da AsiaNews - e coraggiosamente
portare le nostre barche verso le grandi onde imprevedibili, dove il mare è profondo,
e gettare le nostre reti”. Nella lettera pastorale per il nuovo anno i presuli taiwanesi
guardano anche con preoccupazione alle “inquietudini sociali” del Paese. I casi di
corruzione, la litigiosità della classe politica e la crisi economica globale “hanno
reso più profonda la miseria e la delusione del popolo”. Davanti a questa situazione
affermano che “la riconciliazione con Dio, con la natura e tra le persone è il cammino
che si deve percorrere”. Nella missiva si prende atto anche della crisi delle vocazioni
e “del bisogno di consolazione” espresso dalla società, che richiedono al clero di
assecondare l’impegno e la disponibilità dei laici: “ La Chiesa cattolica a Taiwan
tende ad avere un’eccessiva dipendenza dalla gerarchia, dai preti e dalle suore. Ora
è tempo che i laici emergano e offrano le loro personali competenze per servire la
Chiesa”. Secondo i presuli l’impegno deve quindi esprimersi su diversi fronti. In
primo luogo “entrare nel mondo di oggi, essere familiari con le gioie e le speranze
della presente generazione, con le sue ansietà e preoccupazioni”. Per questo è necessario
“essere creativi nel lavoro di evangelizzazione”. “I responsabili della Chiesa - affermano
ancora i vescovi - non dovrebbero sottovalutare le suggestioni che giungono dai laici,
ma accettarle, e usare i loro talenti per renderli partecipi nelle decisioni della
Chiesa”. D’altro canto i laici devono “capire che la Chiesa è un fattore indispensabile
nella loro vita”: solo allora potranno seguire San Paolo nel suo impeto missionario.
Un secondo fattore decisivo nel futuro della Chiesa di Taiwan è un più profondo coinvolgimento
delle comunità nelle attività sociali e nelle opere a favore delle giovani generazioni.
Per i vescovi queste offrono anche l’occasione di “attrarre i non credenti ad impegnarsi
o sostenere le opere caritative della Chiesa rivolte in particolare ai nuovi abitanti,
ai lavoratori migranti, agli anziani, agli handicappati e agli emarginati”. Infine,
ricordando le parole di Benedetto XVI, in occasione della recente visita ad limina
compiuta dai vescovi a Roma, i presuli ripetono ai fedeli di Taiwan l’invito a “pregare
costantemente per la Chiesa in Cina”. “Dobbiamo incoraggiare la moltitudine di laici
della Cina continentale a vivere la nostra stessa esperienza”. La maggior libertà
di movimento è per i vescovi un’occasione “per sostenere la formazione dei laici e
dei consacrati in Cina, in modo che il loro rapporto con la Chiesa universale si intensifichi”.
(M.G.)