Seconda giornata del Convegno sull’80.mo anniversario dello Stato vaticano
Seconda giornata di Convegno per l’80.mo anniversario di fondazione dello Stato della
Città del Vaticano, promosso dal Governatorato. Dopo la prima sessione tenutasi ieri
nel Palazzo del Laterano, l’evento si è oggi trasferito in Vaticano, nell’Aula nuova
del Sinodo. Domani mattina, l’udienza dei partecipanti con Benedetto XVI. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
“Un piccolo
territorio per una grande missione”: questo il tema e il filo conduttore degli interventi
al Convegno per l’80.mo dei Patti Lateranensi. La seconda sessione, che ha registrato
gli interventi di numerosi storici, è stata presieduta dal senatore e filosofo Marcello
Pera che, intervistato da Luca Collodi, si sofferma
sul modello concordatario nelle relazioni tra Stato e Chiesa:
R.
– Stato e Chiesa in Europa si riconoscono mediante un Concordato, in cui ciascuno
si impegna con certi obblighi verso l’altra parte. Il modello europeo non è prevalente
nel mondo, cioè, per esempio, gli Stati Uniti d’America non hanno un modello concordatario.
Quello che è importante, a mio avviso, però, è sottolineare un punto e cioè che quale
che sia il modello delle relazioni tra le due istituzioni – Chiesa e Stato – occorre
sottolineare che i fondamenti della democrazia e del liberalismo su cui tutti gli
Stati europei e quello americano si fondano, sono fondamenti che attingono notevolmente
alla tradizione del messaggio cristiano, e che quindi quel messaggio non può non avere
un ruolo nella società civile.
D. – Il pensiero torna
alle radici cristiane...
R. – Esattamente. Naturalmente,
significa che sottolineare le radici cristiane dell’Europa o comunque di uno Stato
liberale e democratico, non significa che questo Stato liberale e democratico, imponga
come religione di Stato una certa religione, cioè il cristianesimo o il cattolicesimo.
Le due cose sono distinte. Sottolineare le radici cristiane dello Stato liberale e
democratico significa riconoscere che ci sono dei principi e dei valori che sono fondamentali,
che sono considerati non negoziabili, che sono i fondamenti di quello Stato e che
sono i principi e i valori che sono propri della tradizione cristiana.
Il
ruolo di fondatore e costruttore dello Stato vaticano di Pio XI è stato analizzato
dalla prof.ssa Emma Fattorini de “La Sapienza”, mentre il prof.
Philippe Chenaux si è soffermato su Pio XII e gli anni difficili della
Seconda Guerra Mondiale. Il docente della Lateranense ha ricordato le parole con le
quali, ricevendo il Corpo diplomatico nel 1949, Papa Pacelli sottolineò l’importanza
dello Stato Vaticano:
“Non è forse significativa
la fiducia di tanti capi di Stato che vi inviano, in qualità di ambasciatori, in questo
Stato della Città del Vaticano, la cui importanza non può essere illustrata dalle
statistiche né misurata con la sua estensione territoriale, né valutata in base alla
forza del suo esercito … Il suo territorio, sul quale voi siete riuniti, che cos’è
se non un punto impercettibile sul globo e sulle carte del mondo? Nell’ordine spirituale,
essa è tuttavia un simbolo di alto valore, poiché è la garanzia dell’indipendenza
assoluta della Santa Sede per il compimento della sua missione nel mondo”.
E
questa libertà per compiere la missione evangelica viene anche sottolineata dal prof.
Andrea Riccardi, al microfono di Roberta Gisotti:
“Io
credo che sia un’antica pretesa di libertà che, con Paolo VI, Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI ha trovato un nuovo impulso. Uno spazio di libertà nel cuore di Roma
per vivere una missione nel mondo. Non è una storia di temporalismo, è una storia
di libertà. Non è una teocrazia, è qualche cosa di più di un’immunità: è un angolo
del mondo non occupato da nessuna sovranità”.
La
sessione mattutina del convegno si è conclusa con l’intervento del nostro direttore
generale padre Federico Lombardi che ha svolto una riflessione
sul ruolo della Radio Vaticana a servizio dello Stato vaticano e della Chiesa universale.
Padre Lombardi ha ricordato che scopo essenziale della nostra emittente è “quello
di annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano” collegando
Roma con i diversi Paesi del mondo. La Radio dunque come baluardo di libertà, durante
gli anni del conflitto mondiale come durante l’oppressione dei Paesi dell’Europa dell’Est
da parte dei regimi comunisti. Quindi, ha rivolto lo sguardo all’attualità:
"La
missione che ci è data ci sembra chiarissima: utilizzando gli strumenti in rapido
sviluppo, della tecnologia moderna delle comunicazioni, servire la parola del Signore,
servire la parola del Santo Padre nel mondo di oggi. La Radio Vaticana non è più una
radio nel senso ristretto, classico, che magari si ha in mente. Siamo invece una realtà
tecnologicamente avanzata, per una comunicazione multiculturale della Chiesa oggi".
“Se
Pio XI aveva voluto l’aiuto di Marconi per costruire la nuova Stazione Radio del Vaticano
con le tecnologie più avanzate del tempo – ha concluso padre Lombardi - anche noi
dobbiamo continuare a mantenerci – nello stesso spirito e con le stesse finalità -
all’altezza delle tecnologie più avanzate di oggi”.