Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel: un impegno concreto per lo sviluppo di
nove Paesi africani
Prosegue a Ouagadougou, in Burkina Faso, la riunione del Consiglio di Amministrazione
della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, a 25 anni dalla nascita. Un comunicato
del Pontificio Consiglio Cor Unum, pubblicato oggi, traccia un bilancio dell’attività
dell’organismo voluto da Papa Wojtyla per lo sviluppo dei nove Paesi del Sahel. Ce
ne parla Sergio Centofanti.
Solo
nel 2008, nei nove Paesi saheliani, la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel
ha finanziato 208 progetti, per un valore totale che supera i due milioni di dollari
americani. Si tratta di iniziative esemplari – afferma il comunicato - che cambiano
la vita di interi villaggi, coinvolgendo la comunità locale e in collaborazione con
fedeli di altre religioni. In Mali, per esempio, sono state create
scuole comunitarie: i banchi di fango si sono trasformati in banchi veri, sono arrivati
i libri, ed è stato possibile formare gli insegnanti. Nel sud del Senegal
sono stati creati allevamenti modello, lontani dall'abitato, secondo norme
igieniche rigorose per tenere gli animali puliti e in salute. Gli allevatori sono
riusciti così ad ottenere alti profitti. A Capo Verde la Fondazione
ha sostenuto la costruzione di 4 dighe per l’irrigazione di zone agricole che andavano
desertificandosi. La vegetazione si è immediatamente diffusa.
In
Burkina Faso, la Fondazione ha contribuito a formare gli agricoltori
in tecniche che salvano le piantagioni dalla siccità, ha promosso la creazione di
banche di cereali, indispensabili per preservare la biodiversità, e la diffusione
di coltivazioni pregiate. Ha poi promosso l'apicultura, favorendo l'impollinazione
dei fiori e la produzione di un miele particolarmente puro, privo di residui di pesticidi.
In Niger sono stati piantati oltre 18 mila alberi creando vivai
per il rimboschimento della zona. La produzione agricola è così aumentata e la fame
diminuita. In Mauritania, nella periferia di Nouakchott, nei
quartieri dove vivono solo i poveri e gli emarginati, grazie alla Fondazione è nato
un centro di formazione professionale per le donne corredato di asilo-nido, dove le
mamme possono lasciare i loro bambini per poter imparare non soltanto un mestiere,
ma anche quelle nozioni di alfabetizzazione e di economia domestica che consentono
loro di migliorare la vita, l'igiene e l'alimentazione dei loro figli. Adesso, i loro
manufatti sono molto apprezzati dai turisti.
In Guinea
Bissau, la Fondazione sostiene la lotta alla malnutrizione grazie alla
produzione di prodotti multivitaminici a base di frutta locale e grazie alla diffusione
della medicina naturale, di tradizione secolare nel Paese. In Ciad,
sono stati tolti dalla strada tantissimi giovani grazie al finanziamento di una fattoria-scuola,
dove l'acqua per le coltivazioni arriva grazie ad una moderna pompa, alimentata da
pannelli solari fotovoltaici. Infine in Gambia, nella diocesi
di Banjul, dal 1996, la comunicazione tra parrocchie e lo sviluppo sostenibile si
affidano alle onde radio. Grazie all'aiuto della Fondazione, ora é possibile rinnovare
gli impianti per assicurare la diffusione capillare di trasmissioni educative diverse,
destinate ai giovani, alle donne e agli agricoltori. Queste – conclude il comunicato
di Cor Unum - sono solo alcune delle opere realizzate dalla Fondazione pontificia
a beneficio di una delle regioni più povere del pianeta.