Messaggio del Celam sulla crisi economica e sociale
A conclusione della sua riunione annuale di coordinamento, svoltasi a Bogotá il 5
e 6 febbraio, il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), ha pubblicato un ampio
messaggio. Nel documento si sottolinea l’importanza, in un momento di crisi come quello
attuale, “della responsabilità di tutti – governanti, politici, imprenditori, operai,
associazioni civili e comunità religiose di fedi diverse – in favore della promozione
dell’umanizzazione delle strutture politiche, economiche e finanziarie. Si auspica
che queste possano servire il bene comune promuovendo la priorità del lavoro sul capitale
e della produzione sulla finanza. I presuli del coordinamento ecclesiale subcontinentale
esprimono gravi preoccupazioni sulla crisi e chiedono inoltre di scommettere proprio
oggi “sulla democrazia, la partecipazione, il dialogo e i valori”. I vescovi ricordano
le riflessioni di Benedetto XVI, secondo il quale questa crisi mette alla prova la
globalizzazione. I presuli sottolineano quindi che la crisi non è il risultato delle
difficoltà finanziarie immediate bensì del peggioramento culturale e morale. La situazione
pone grandi sfide tra cui “la solidarietà nelle azioni e opere concrete” per superare
con soluzioni adeguate problemi come la fame, la disoccupazione, il deterioramento
della qualità della vita. Al tempo stesso deve stimolare i cattolici, le loro istituzioni,
“per dare un contributo nella formulazione di un nuovo modello di sviluppo per l’America
Latina e i Carabi”. Al riguardo, i vescovi citano il documento di Aparecida che lancia
un monito sul rischio del rinforzamento dei grandi monopoli “e della tentazione di
far diventare il profitto il valore supremo”. “Ecco perché, oggi più che mai - proseguono
i presuli - appare urgente la necessità che la globalizzazione sia guidata da criteri
etici mettendo tutto al servizio della persona umana creata ad immagine e somiglianza
di Dio. L’attuale crisi finanziaria ha messo in evidenza l’affanno eccessivo per il
profitto al di sopra del valore del lavoro umano e dell’occupazione”. Si tratta di
una sovversione dei valori che “sostituisce i rapporti umani con le transazioni finanziaria:
“la globalizzazione così come si configurata non è stata capace d’interpretare e reagire
in funzione dei valori oggettivi che si collocano oltre il mercato; valori che sono
la cosa più importante della vita umana, e cioè la verità, la giustizia, l’amore e
soprattutto la dignità e i diritti di tutti, anche di coloro che vivono ai margini
del mercato”. L’economia internazionale ha finito “per concentrare il potere e la
ricchezza in poche mani escludendo ai meno abbienti e aumentando l’iniquità”. Perciò,
a giudizio dei vescovi, occorre “gettare le basi per un nuovo ordine internazionale
fondato su delle regole del gioco che tengano conto anche dei valori del Vangelo e
dell’insegnamento sociale della Chiesa per promuovere una globalizzazione che abbia
il segno della solidarietà e della razionalità. “Si deve far sì che il nostro da continente
della speranza sia anche, come ci ha detto Benedetto XVI, diventi Continente dell’amore”.
Questo compito interpella tutti senza discriminazione religiosa, culturale, politica
ed ideologica, assicura il Celam. Tutti – si legge nel testo – sono chiamati alla
speranza, per camminare insieme verso “la costruzione della pace”. I vescovi latinoamericani
concludono il loro messaggio associandosi alle parole di Benedetto XVI in occasione,
l'8 gennaio 2009, del discorso al Corpo diplomatico presso la Santa Sede: “Come non
pensare a tante persone e famiglie colpite dalle difficoltà e dalle incertezze che
l’attuale crisi finanziaria ed economica ha causato a livello mondiale? Come non evocare
la crisi alimentare e il surriscaldamento climatico, che rendono ancora più arduo
l'accesso al cibo e all’acqua per gli abitanti delle regioni fra le più povere del
pianeta? È d’ora innanzi urgente adottare una strategia efficace per combattere la
fame e facilitare lo sviluppo agricolo locale, soprattutto perché la percentuale di
persone povere nei Paesi ricchi aumenta”. (A cura di Luis Badilla)