Il cordoglio per le vittime degli incendi, l'integrazione degli aborigeni e il no
all'aborto nel discorso del Papa all'ambasciatore australiano
Un rinnovato cordoglio del Papa per gli incendi che, secondo bilanci ancora provvisori,
hanno fatto in Australia oltre 180 vittime. Ma anche apprezzamento per la politica
di riconciliazione instaurata con gli aborigeni e uno stimolo a lavorare perché, nella
società della globalizzazione, sia l’etica a orientare le scelte sociali, ad esempio
nel frenare il ricorso all’aborto. Sono i punti principali sviluppati da Benedetto
XVI nel suo discorso al nuovo ambasciatore australiano presso la Santa Sede, Timothy
Andrew Fischer, ricevuto questa mattina per la presentazione delle Lettere credenziali.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
L’Australia
brucia e piange per una catastrofe alla quale guarda con sgomento tutto il mondo:
quasi 200 vittime - ma potrebbero già essere un centinaio in più - e una fauna sterminata
dalle fiamme, secondo gli esperti che parlano di milioni di animali morti. Benedetto
XVI, che aveva nei giorni scorsi inviato un telegramma di cordoglio, ha aperto il
suo intervento assicurando ancora preghiere e solidarietà in particolare, ha detto,
“ai singoli e alle famiglie di Victoria, che hanno perso i loro cari nei recenti incendi”.
Ma l’Australia non poteva non evocare nel Papa ricordi ancora freschi e piacevoli.
La Giornata mondiale della gioventù di Sydney 2008 ha fornito al Pontefice l’occasione
per riflettere non solo sulle conseguenze di maggiore consapevolezza cristiana prodotte
dall’evento nel Paese ma, più in generale, sul bisogno di spiritualità e di valori
ideali di cui necessitano le società benestanti. Per “contrastare le tendenze al pragmatismo
e all’utilitarismo, oggi così diffuse”, ha osservato Benedetto XVI, c’è bisogno di
“portare alla luce” la “dimensione spirituale dell'umanità”, la sola che apre la società
a “una visione di speranza”: “Prego affinché questa giovane
generazione di cristiani in Australia e in tutto il mondo possa diffondere il suo
entusiasmo per tutto ciò che è vero e buono creando amicizie condivise e creando luoghi
di vita e di fede nel e per il nostro mondo, scegliendo la speranza e la carità concreta”. Osservando
poi la società australiana nel suo insieme - un insieme frutto di una lenta e non
indolore integrazione delle popolazioni native - il Papa ha detto che la “diversità”
etnica è stata “per decenni “offuscata dalle ingiustizie dolorosamente subite dalle
popolazioni indigene”. Tuttavia, ha riconosciuto: “Attraverso
le scuse offerte l'anno scorso dal primo ministro Rudd, un profondo cambiamento del
cuore è stato riaffermato. Ora, rinnovate nello spirito di riconciliazione, entrambe
le agenzie del governo e degli aborigeni possono affrontare con risolutezza e compassione
la moltitudine di sfide che vi attendono”. Il Papa si è
soffermato sullo sforzo, definito “lodevole”, da parte del governo australiano di
facilitare il dialogo interreligioso e la cooperazione - sia in patria che nella regione
- così come ha apprezzato il ventaglio di interventi che vedono l’Australia giocare
un ruolo di primo piano sullo scacchiere internazionale, in Asia ma anche in Africa,
specie sul fronte del sostegno ai Paesi poveri. Le “ombre e le luci della globalizzazione”,
ha notato Benedetto XVI, allungano “le loro radici sul nostro mondo in modo sempre
più complesso” e questo crea un deficit e insieme un’urgenza: “Forse
oggi più che mai nella storia umana, il fondamentale rapporto fra Creatore, la creazione
e la creatura deve essere ponderato e rispettato. Da questa riflessione si può scoprire
un comune codice etico, che consiste in norme radicate nella legge naturale inscritta
dal Creatore nel cuore di ogni essere umano”. “E’ l'etica
- ha proseguito - che rende indispensabile una compassionevole e generosa risposta
alla povertà, che rende urgente il sacrificio di interessi protezionistici per un’equa
accessibilità dei Paesi poveri ai mercati sviluppati, così come ragionevole è la richiesta
dei Paesi donatori circa un responsabile e trasparente utilizzo degli aiuti finanziari
da parte delle nazioni riceventi”. In conclusione, sottolineando il ruolo della Chiesa
in Australia, soprattutto nei settori dell’assistenza medico-sanitaria – Benedetto
XVI ha toccato anche il tema dell’aborto, definendo “ironico” il fatto che “alcuni
gruppi, attraverso programmi di aiuto”, promuovano “l'aborto - ha stigmatizzato -
come una forma di 'materna' assistenza sanitaria”: prendono una vita, ha detto, “per
migliorare presumibilmente la qualità della vita”.