2009-02-12 12:23:56

Benedetto XVI agli ebrei americani: irrevocabile il rifiuto dell'antisemitismo. E annuncia: sto preparando la visita in Israele. Alan Solow: le diamo il benvenuto


Inaccettabile e intollerabile dimenticare o minimizzare il crimine terribile della Shoah: è il vibrante richiamo che Benedetto XVI ha levato stamani nel discorso alla delegazione della Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane. Il Pontefice ha ribadito con forza che la Chiesa rifiuta irrevocabilmente ogni forma di antisemitismo ed ha affermato di essere impegnato a preparare la visita in Israele. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Papa dal rabbino Arthur Schneier, che aveva accolto Benedetto XVI alla East Park Synagogue di New York in occasione del viaggio apostolico del Papa negli Stati Uniti lo scorso aprile, e da Alan Solow, presidente dell'organismo ebraico. Il servizio di Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

 
The Church is profoundly and irrevocably committed to reject all anti Semitism…
“La Chiesa è profondamente e irrevocabilmente impegnata a rifiutare ogni forma di antisemitismo e a continuare a costruire buone e durevoli relazioni” tra cattolici ed ebrei: è quanto ribadito dal Papa ai rappresentanti del mondo ebraico americano. Benedetto XVI ha dedicato una parte significativa del suo intervento alla tragedia dell’Olocausto. L’odio contro gli uomini, le donne e i bambini manifestato nella Shoah, ha sottolineato, è stato “un crimine contro Dio e contro l’umanità”:

 
This should be clear to everyone…
“Questo – è stato il suo monito - deve essere chiaro ad ognuno” specialmente a coloro che seguono la tradizione delle Sacre Scritture, secondo cui ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Ed ha avvertito che “ogni negazione o riduzione di questo crimine è intollerabile e al tempo stesso inaccettabile”:

 
This terrible chapter in our hostory must never be forgotten…
“Questo terribile capitolo della nostra storia – ha detto ancora – non deve mai essere dimenticato”. Il ricordo, è stata la sua riflessione, “è un avvertimento per il futuro” che esorta a sforzarsi per la riconciliazione. “Ricordare – ha proseguito – è fare ogni cosa in nostro potere per impedire il ripetersi di una tale catastrofe” all’interno della famiglia umana, “attraverso la costruzione di ponti di amicizia duratura”. Ed ha assicurato la sua preghiera affinché “la memoria di questo crimine spaventoso rafforzi la nostra determinazione per sanare le ferite che troppo a lungo” hanno pesato sulle relazioni tra cristiani ed ebrei. Il Pontefice ha poi ricordato le sue visite alle Sinagoghe di New York, nel 2008, e di Colonia, nel 2005, e soprattutto la sua toccante visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau:

 
As I walked through the entrance to that place of horror…
“Nel momento in cui ho attraversato l’ingresso di quel luogo di orrore – ha rammentato – ho meditato sul numero infinito di prigionieri” che hanno mosso i loro passi ad Auschwitz e negli altri campi di sterminio. I figli di Abramo, ha detto, “affranti e degradati” avevano ben poco sostegno “al di là della loro fede nel Dio dei loro padri, una fede che noi Cristiani condividiamo con voi, nostri fratelli e sorelle”. Come, si interroga il Papa, “possiamo iniziare ad afferrare l’enormità di ciò che è successo in quella infame prigione?”. L’intera umanità, ha affermato, “sente profonda vergogna per la feroce brutalità mostrata allora verso il vostro popolo”. Ha quindi dichiarato di essere impegnato “a preparare una visita in Israele”:

 
A land which is holy for Christians as well as Jews…
“Una terra – ha ribadito – sacra per i cristiani come per gli ebrei, giacché le radici della nostra fede affondano lì”. Sin dagli albori del Cristianesimo, ha ricordato, “la nostra identità ed ogni aspetto della nostra vita sono stati intimamente legati” con la religione dei nostri padri nella fede. La storia bimillenaria di relazioni tra Chiesa ed Ebraismo, ha costatato, “è passata attraverso fasi differenti alcune delle quali dolorose da ricordare”. Ora che siamo in grado “di incontrarci in uno spirito di riconciliazione”, ha avvertito, “non dobbiamo permettere alle difficoltà del passato” di impedire il rafforzamento della nostra amicizia. Il Papa ha così ricordato la dichiarazione conciliare Nostra Aetate, “una pietra miliare nel percorso della conciliazione”. Un documento, ha detto, che ha delineato con chiarezza l’approccio della Chiesa nelle relazioni tra ebrei e cristiani. Né ha mancato di ricordare la visita di Giovanni Paolo II al Muro del Pianto di Gerusalemme, facendo sue le parole della preghiera lasciata da Papa Wojtyla: Dio dei nostri padri, “chiedendoti perdono vogliamo impegnarci in un'autentica fraternità con il popolo dell'alleanza”.

 
Dal canto suo, il rabbino Arthur Schneier ha sottolineato che questo incontro con il Papa serve alla mutua comprensione, specie in giorni “dolorosi e difficili” dopo le dichiarazioni negazioniste di un vescovo della Fraternità San Pio X.

 
Thank you for understanding our pain…
“Grazie per aver compreso il nostro dolore e la nostra angoscia – ha detto – e per la sua ferma dichiarazione di “indiscussa solidarietà” al popolo ebreo e per la condanna contro ogni negazione dell’Olocausto”. Quindi, ha sottolineato che il “personale impegno” di Benedetto XVI come quello di Giovanni Paolo II incoraggia a “rafforzare ancor di più i legami tra cattolici ed ebrei in ogni parte del mondo”. Anche il presidente delle organizzazioni ebraiche americane, Alan Solow, ha messo l’accento sull’importanza di questo incontro in Vaticano come momento per ribadire la condanna di ogni forma di antisemitismo. E si è poi riferito al viaggio del Papa in Terra Santa:

 
We welcome and appreciate your Holiness’ planned visit to Israel…
“Diamo il benvenuto – ha affermato Solow – e apprezziamo la visita in programma del Papa in Israele”. La gente e i leader di Israele, come noi, ha detto, “guardano con trepidazione” a questo evento. La Terra Santa, infatti, “ha un immenso significato per entrambi le nostre fedi”.

 
E dopo l’udienza con il Papa, il rabbino Arthur Schneier e Alan Solow hanno tenuto una conferenza stampa nella Sala Marconi della nostra emittente. Un’occasione per ribadire la portata “storica” dell’evento odierno. Dalla dolorosa “vicenda Williamson”, ha detto il rabbino di New York, possono emergere delle relazioni più forti tra ebrei e cattolici. Schneier ha dunque ringraziato il Papa per aver condannato con fermezza chi nega l’Olocausto. E, al tempo stesso, per aver ribadito l’importanza del Concilio Vaticano e in particolare della Nostra Aetate quale pietra miliare nei rapporti tra cristiani ed ebrei. Come sopravvissuto della Shoah, ha detto il rabbino Schneier guardo con fiducia al futuro e sono convinto che, nonostante le difficoltà, il dialogo tra ebrei e cattolici andrà avanti. Dal canto suo, il presidente dell’organismo ebraico americano, Solow, ha sottolineato l’importanza della visita del Papa in Israele. Un evento, ha detto, molto atteso. Quindi, ha espresso soddisfazione per l’impegno del Papa contro l’ideologia negazionista e contro ogni forma di antisemitismo.







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