Benedetto XVI agli ebrei americani: irrevocabile il rifiuto dell'antisemitismo.
E annuncia: sto preparando la visita in Israele. Alan Solow: le diamo il benvenuto
Inaccettabile e intollerabile dimenticare o minimizzare il crimine terribile della
Shoah: è il vibrante richiamo che Benedetto XVI ha levato stamani nel discorso alla
delegazione della Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche
americane. Il Pontefice ha ribadito con forza che la Chiesa rifiuta irrevocabilmente
ogni forma di antisemitismo ed ha affermato di essere impegnato a preparare la visita
in Israele. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Papa dal rabbino Arthur Schneier,
che aveva accolto Benedetto XVI alla East Park Synagogue di New York in occasione
del viaggio apostolico del Papa negli Stati Uniti lo scorso aprile, e da Alan Solow,
presidente dell'organismo ebraico. Il servizio di Alessandro Gisotti:
The
Church is profoundly and irrevocably committed to reject all anti Semitism… “La
Chiesa è profondamente e irrevocabilmente impegnata a rifiutare ogni forma di antisemitismo
e a continuare a costruire buone e durevoli relazioni” tra cattolici ed ebrei: è quanto
ribadito dal Papa ai rappresentanti del mondo ebraico americano. Benedetto XVI ha
dedicato una parte significativa del suo intervento alla tragedia dell’Olocausto.
L’odio contro gli uomini, le donne e i bambini manifestato nella Shoah, ha sottolineato,
è stato “un crimine contro Dio e contro l’umanità”: This
should be clear to everyone… “Questo – è stato il suo monito - deve
essere chiaro ad ognuno” specialmente a coloro che seguono la tradizione delle Sacre
Scritture, secondo cui ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Ed ha avvertito
che “ogni negazione o riduzione di questo crimine è intollerabile e al tempo stesso
inaccettabile”:
This terrible chapter in our hostory
must never be forgotten… “Questo terribile capitolo della nostra storia
– ha detto ancora – non deve mai essere dimenticato”. Il ricordo, è stata la sua riflessione,
“è un avvertimento per il futuro” che esorta a sforzarsi per la riconciliazione. “Ricordare
– ha proseguito – è fare ogni cosa in nostro potere per impedire il ripetersi di una
tale catastrofe” all’interno della famiglia umana, “attraverso la costruzione di ponti
di amicizia duratura”. Ed ha assicurato la sua preghiera affinché “la memoria di questo
crimine spaventoso rafforzi la nostra determinazione per sanare le ferite che troppo
a lungo” hanno pesato sulle relazioni tra cristiani ed ebrei. Il Pontefice ha poi
ricordato le sue visite alle Sinagoghe di New York, nel 2008, e di Colonia, nel 2005,
e soprattutto la sua toccante visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau:
As
I walked through the entrance to that place of horror… “Nel momento
in cui ho attraversato l’ingresso di quel luogo di orrore – ha rammentato – ho meditato
sul numero infinito di prigionieri” che hanno mosso i loro passi ad Auschwitz e negli
altri campi di sterminio. I figli di Abramo, ha detto, “affranti e degradati” avevano
ben poco sostegno “al di là della loro fede nel Dio dei loro padri, una fede che noi
Cristiani condividiamo con voi, nostri fratelli e sorelle”. Come, si interroga il
Papa, “possiamo iniziare ad afferrare l’enormità di ciò che è successo in quella infame
prigione?”. L’intera umanità, ha affermato, “sente profonda vergogna per la feroce
brutalità mostrata allora verso il vostro popolo”. Ha quindi dichiarato di essere
impegnato “a preparare una visita in Israele”:
A
land which is holy for Christians as well as Jews… “Una terra – ha ribadito
– sacra per i cristiani come per gli ebrei, giacché le radici della nostra fede affondano
lì”. Sin dagli albori del Cristianesimo, ha ricordato, “la nostra identità ed ogni
aspetto della nostra vita sono stati intimamente legati” con la religione dei nostri
padri nella fede. La storia bimillenaria di relazioni tra Chiesa ed Ebraismo, ha costatato,
“è passata attraverso fasi differenti alcune delle quali dolorose da ricordare”. Ora
che siamo in grado “di incontrarci in uno spirito di riconciliazione”, ha avvertito,
“non dobbiamo permettere alle difficoltà del passato” di impedire il rafforzamento
della nostra amicizia. Il Papa ha così ricordato la dichiarazione conciliare Nostra
Aetate, “una pietra miliare nel percorso della conciliazione”. Un documento, ha detto,
che ha delineato con chiarezza l’approccio della Chiesa nelle relazioni tra ebrei
e cristiani. Né ha mancato di ricordare la visita di Giovanni Paolo II al Muro del
Pianto di Gerusalemme, facendo sue le parole della preghiera lasciata da Papa Wojtyla:
Dio dei nostri padri,“chiedendoti perdono vogliamo impegnarci in un'autentica
fraternità con il popolo dell'alleanza”.
Dal canto
suo, il rabbino Arthur Schneier ha sottolineato che questo incontro con il Papa serve
alla mutua comprensione, specie in giorni “dolorosi e difficili” dopo le dichiarazioni
negazioniste di un vescovo della Fraternità San Pio X.
Thank
you for understanding our pain… “Grazie per aver compreso il nostro
dolore e la nostra angoscia – ha detto – e per la sua ferma dichiarazione di “indiscussa
solidarietà” al popolo ebreo e per la condanna contro ogni negazione dell’Olocausto”.
Quindi, ha sottolineato che il “personale impegno” di Benedetto XVI come quello di
Giovanni Paolo II incoraggia a “rafforzare ancor di più i legami tra cattolici ed
ebrei in ogni parte del mondo”. Anche il presidente delle organizzazioni ebraiche
americane, Alan Solow, ha messo l’accento sull’importanza di questo incontro in Vaticano
come momento per ribadire la condanna di ogni forma di antisemitismo. E si è poi riferito
al viaggio del Papa in Terra Santa:
We welcome
and appreciate your Holiness’ planned visit to Israel… “Diamo il benvenuto
– ha affermato Solow – e apprezziamo la visita in programma del Papa in Israele”.
La gente e i leader di Israele, come noi, ha detto, “guardano con trepidazione” a
questo evento. La Terra Santa, infatti, “ha un immenso significato per entrambi le
nostre fedi”.
E dopo l’udienza con il Papa, il rabbino
Arthur Schneier e Alan Solow hanno tenuto una conferenza stampa nella Sala Marconi
della nostra emittente. Un’occasione per ribadire la portata “storica” dell’evento
odierno. Dalla dolorosa “vicenda Williamson”, ha detto il rabbino di New York, possono
emergere delle relazioni più forti tra ebrei e cattolici. Schneier ha dunque ringraziato
il Papa per aver condannato con fermezza chi nega l’Olocausto. E, al tempo stesso,
per aver ribadito l’importanza del Concilio Vaticano e in particolare della Nostra
Aetate quale pietra miliare nei rapporti tra cristiani ed ebrei. Come sopravvissuto
della Shoah, ha detto il rabbino Schneier guardo con fiducia al futuro e sono convinto
che, nonostante le difficoltà, il dialogo tra ebrei e cattolici andrà avanti. Dal
canto suo, il presidente dell’organismo ebraico americano, Solow, ha sottolineato
l’importanza della visita del Papa in Israele. Un evento, ha detto, molto atteso.
Quindi, ha espresso soddisfazione per l’impegno del Papa contro l’ideologia negazionista
e contro ogni forma di antisemitismo.