Le Chiese del sud d'Italia a confronto. La testimonianza di mons. Mondello
Il problema delle vocazioni e della preparazione dei sacerdoti nel mezzogiorno d’Italia
è uno degli aspetti che le Chiese del sud si troveranno ad affrontare nei due giorni
che le vedrà riunite a Napoli a partire da domani. L’iniziativa, sollecitata dall’arcivescovo
del capoluogo partenopeo, cardinale Crescenzio Sepe, vuole essere una riflessione
su disoccupazione, povertà, precarietà, immigrazione e illegalità e sull’impegno della
Chiesa verso ogni forma di sofferenza e accanto alla società del meridione. Quali
le urgenze legate alla questione meridionale? Francesca Sabatinelli ha intervistato
mons. Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria.
R. – Noi
abbiamo urgente il problema delle vocazioni, della preparazione dei sacerdoti, perché
da qui dipende l’aiuto che possiamo dare per la crescita della Chiesa. Se non ci sono
dei preti preparati, sarà difficile fare un’adeguata pastorale giovanile. Per quanto
riguarda invece i rapporti della Chiesa con la società, il problema fondamentale per
noi è la mancanza di lavoro. Noi questo problema lo abbiamo da tanti anni, da secoli
direi, ed è un problema che trova grosse difficoltà ad essere affrontato e ad essere
risolto in modo adeguato. Noi vorremmo dare un contributo perché questo problema della
disoccupazione possa trovare almeno un’attenzione particolare da parte dello Stato,
degli enti preposti a questi problemi.
D. – La disoccupazione
è un problema enorme, importantissimo. Sappiamo che questo porta con sé la povertà,
la precarietà, e purtroppo diventa anche un bacino per l’illegalità...
R.
– Noi parliamo molto della mafia, della ’ndrangheta. Certo, sono problemi ancestrali,
di vecchia data per noi, ma che non vengono mai risolti in modo adeguato, perché non
è risolto il problema del lavoro. Molti giovani, non trovando lavoro, diventano una
manovalanza per questi malavitosi.
D. – Questi due
giorni di riunione saranno molto importanti per voi della Chiesa del sud. Eccellenza,
quali sono le sue speranze?
R. – Io mi auguro che
il nostro intervento possa essere sereno, lucido, possa dare indicazioni. Perché coloro
che hanno il dovere di intervenire non facciano finta di intervenire, parlando della
questione meridionale e non risolvendola mai.