Eluana morta per arresto cardiaco dovuto a disidratazione. Commento del prof. Pessina
La morte di Eluana Englaro è avvenuta per arresto cardiocircolatorio causato dalla
disidratazione: è uno dei primi risultati dell'autopsia eseguita ieri sera a Udine,
nell'ospedale Santa Maria della Misericordia. Il servizio di Sergio Centofanti.
Secondo
questi risultati – afferma il procuratore generale di Trieste Beniamino Deidda - la
morte può essere compatibile con quanto previsto dal protocollo definito sulla base
del decreto della Corte di Appello di Milano per l'interruzione della nutrizione di
Eluana. Ma per uno dei massimi esperti italiani di medicina legale, Giancarlo Umani
Ronchi, l'esito dell'autopsia non basta a fugare i dubbi su un'eventuale accelerazione
del protocollo da parte dei medici, considerato lo stato avanzato di disidratazione
dopo pochi giorni. Si attende così il decisivo esame tossicologico dei prossimi giorni.
E le polemiche continuano. Alcuni giornali on-line titolano: “è morta di morte naturale.
Assolti i medici”. Dal Sir il teologo Marco Doldi replica: “Eluana non è morta da
sola: è stata uccisa da chi l’ha privata del cibo e dell’acqua; la sua non è stata,
certo, una morte naturale”. Ieri il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha
affermato che “Eluana è morta di sentenza", a dire che articoli e commi hanno prevalso
sulla vita di una persona. Polemiche anche sullo stato di Eluana negli ultimi giorni.
Una giornalista, che l’ha visitata poco prima della morte, ha detto di aver visto
un corpo devastato. “Impossibile” – rispondono le Suore Misericordine che l’hanno
curata per 15 anni: “da qui è andata via che era bella”. Intanto si moltiplicano gli
appelli a far calare il silenzio sulla vicenda. Ascoltiamo in proposito il prof.
Adriano Pessina, ordinario di Filosofia morale e direttore del Centro di
bioetica della Cattolica di Milano, al microfono di Emanuela Campanile:
R.
– Questo è il momento di parlare - perché la coscienza morale non può mai tacere -
in modo tranquillo, pacato e sereno. Dobbiamo dire che noi ci troviamo di fronte ad
una situazione molto grave, perché è una situazione che riguarda anche il futuro di
come noi pensiamo la democrazia, la convivenza e l’assistenza socio-sanitaria. Un
principio fondamentale è che la vita umana è un bene indisponibile e come tale va
sempre comunque tutelata e salvaguardata. Questo è un principio che è stato messo
in gioco attraverso l’introduzione di una nuova idea, cioè che ci siano vite più o
meno degne di essere vissute e che ognuno, privatamente, non solo stabilisce se la
sua vita è più o meno degna di essere vissuta, ma in qualche modo vuole un riconoscimento
pubblico e giuridico di questo giudizio sulla vita delle persone. Questo, secondo
me, è un cambiamento epocale ed è un cambiamento epocale che è stato introdotto in
modo surrettizio, in nome di un principio che invece è assolutamente giusto, e cioè
che le persone possano stabilire quale tipo di trattamento adottare. Ma a partire
da questa affermazione poi si è stravolta totalmente la situazione: si sono equiparate
le persone in stato vegetativo persistente con i malati terminali, si è detto che
Eluana Englaro, che veniva lasciata morire di fame e di sete, era già morta 17 anni
fa, si è detto che non ci sono conoscenze scientifiche sulla possibilità di sentire
o meno dolore, e questo è falso, si è cambiato totalmente, come dire, sia nell’immaginario
collettivo, sia nel dibattito attuale, lo stato delle questioni. Una democrazia è
in pericolo quando non è la verità ad essere luogo di confronto.
D.
– Prof. Pessina, la morte di Eluana ci coinvolge tutti …
R.
– La cosa di cui in qualche modo tutti siamo coinvolti è la superficialità. Il fatto
che si siano contrabbandate tesi che non avevano fondamento scientifico, che si sia
posto in modo molto superficiale il discorso delle volontà reali di Eluana, che si
siano cambiati totalmente gli argomenti, che si sia spesso giocato sul tema giusto
in sé, ma mal posto in questo caso, del rispetto, del silenzio, delle opinioni delle
persone. Il punto fondamentale è che tutte queste cose che sono importantissime non
possono farci dimenticare che la nostra società ha costruito un’idea di giustizia
in cui al centro è la stessa vita dell’individuo. Da questo punto di vista i giornali
esteri, che ho potuto vedere on-line, parlano chiaramente di quello che oggi è il
tema in Italia. Il tema in Italia oggi è l’eutanasia, non c’è altro tema. E noi oggi
non possiamo continuare a far finta che questo non sia l’argomento posto all’ordine
del giorno della nostra democrazia. Noi abbiamo sempre fatto, non solo come Centro
di bioetica, ma anche come cattolici, riferimento a dei valori che sono costitutivi
della nostra Carta costituzionale. E’ troppo comodo dire che questi sono i valori
dei cattolici, mentre i laici, in qualche modo hanno altri valori. A questo punto,
noi ci troviamo in questa strana situazione: che i laici che la pensano come noi vengono
accusati di essere cattolici, mentre i cattolici che la pensano come alcuni laicisti,
improvvisamente sono i cattolici “intelligenti” e “illuminati”. Allora noi dobbiamo
uscire da questi schemi, perché quello che oggi è in gioco veramente è un approccio
metodologicamente laico ai problemi di cui stiamo parlando. Noi stiamo parlando di
qualcosa che è costitutivo delle relazioni interpersonali, sia che siamo cattolici,
ebrei, musulmani, atei o agnostici. Se noi togliamo dalle nostre relazioni interpersonali
il riferimento al valore della vita, noi togliamo il riferimento ad ogni valore, perché
il valore della vita è la condizione necessaria, sebbene non sufficiente, per tutti
gli altri valori e tutti gli altri diritti.