Elezioni in Israele: vince Kadima. Incertezza per la formazione del governo
Israele: al partito Kadima, del ministro degli Esteri, Tzipi Livni, la vittoria di
misura nelle elezioni legislative di ieri. Servizio di Giancarlo La Vella: E’
stata una corsa all’ultimo voto, ma, alla fine, il Kadima, partito centrista del ministro
degli Esteri, signora Tzipi Livni, ha avuto la meglio sulla favorita formazione di
destra, il Likud dell’ex premier Nethanyau. Al Kadima è andato il 23% dei consensi,
pari a 28 seggi alla Knesset, il parlamento israeliano; 21% e 27 seggi, invece, al
Likud. Sorprendente il risultato ottenuto dall’estrema destra del partito radicale
laico, Israel Beitenu, del leader Lieberman, che diventa la terza forza politica con
il 12% dei voti e 15 seggi. Sensibile calo, invece, per il Partito Laburista, che
scende a 13 seggi, seguito dalla destra religiosa dello Shas con 11. Il nuovo panorama
politico israeliano si presenta, dunque, molto variegato e potrebbe dare problemi
nella formazione del futuro governo, per il quale sono già iniziati i contatti e le
consultazioni. Ne abbiamo parlato con Antonio Ferrari, inviato
speciale ed editorialista del Corriere della Sera, che abbiamo raggiunto telefonicamente
a Gerusalemme:
R. – Il problema ora è proprio la
governabilità: non si capisce a chi il presidente Peres potrà dare l’incarico di premier.
Dovrebbe cominciare col darlo alla Livni, però in pratica lo darà a chi sarà in grado
di dimostrare di avere 61 seggi sui 120 della Knesset. Complessivamente, la destra
ha 64 seggi, la sinistra ne ha 56. Ora è evidente, quindi, che la destra avrebbe le
capacità per guidare questo governo, ma Lieberman – la terza forza di Israele, di
estrema destra – e Netanyahu, solo apparentemente sono omogenei …
D.
– Alla luce di tutto questo, quali prospettive di governo ci sono, soprattutto considerando
anche l’impegno che l'esecutivo dovrà impiegare nel risolvere la crisi con i palestinesi
a Gaza?
R. – Le prospettive sono pessime se guardiamo
il quadro numerico. Sono un po' meno fosche se si considera l’ipotesi di un governo
di unità nazionale: ed è questa l'ipotesi sulla quale probabilmente ci si muoverà.
In caso contrario, si dovrà ricorrere ancora una volta alle elezioni anticipate. Per
quanto riguarda Gaza, è stato uno dei temi della campagna elettorale negli ultimi
due mesi. Però l’unica che si è espressa chiaramente, dicendo: “Noi dobbiamo venire
incontro all’Autorità nazionale palestinese, darle quello che chiede”, è stata la
Livni, tra i leader dei partiti più grandi; gli altri sono su posizioni molto dure.
La Livni ha fatto capire che, tutto sommato, con la parte dialogante di Hamas, se
riconoscesse lo Stato di Israele, ci potrebbe in futuro essere un dialogo. Gli altri
sono assolutamente contrari. Quindi, il risultato non credo che possa portare ad un
ammorbidimento dei rapporti con Hamas. Certo, se prevalesse la linea durissima della
destra, della sicurezza contro l’insicurezza e l’inquietudine della gente, ci saranno
poche possibilità di negoziare. Io credo che i veri problemi verranno tra poco, quando,
se si farà un governo, questo dovrà essere capace di raccordarsi con la volontà dell’amministrazione
americana di Barack Obama di giungere, comunque, ad una soluzione.