Eluana Englaro. L'Ordine dei medici avvia l'inchiesta
L’Italia si è svegliata stamani più sola, commossa e sgomenta per la morte di Eluana
Englaro. Alle 19.35 di ieri sera il suo cuore ha cessato di battere in una stanza
della clinica “La Quiete” di Udine, dove da quattro giorni le era stata sospesa l’alimentazione
e l’idratazione. Si attendono i primi risultati dell’autopsia disposta dalla Procura
di Udine per accertare le cause del decesso. L’Ordine dei medici del capoluogo friulano
intanto ha avviato l’istruttoria del procedimento disciplinare nei riguardi dei medici
che hanno assistito Eluana nei suoi ultimi giorni. Il Servizio di Giampiero Guadagni:
Il Caso
Englaro ci ha messo “davanti ad una situazione molto grave per quanto riguarda il
futuro della democrazia”. Così al microfono di Emanuela Campanile, Adriano
Pessina Ordinario di Filosofia morale e direttore del Centro di bioetica della
Catolica di Milano:
La morte
della giovane donna, in stato vegetativo da 17 anni, è avvenuta mentre in Senato si
discuteva su un disegno di legge volto proprio a salvarle la vita. Intanto, la Procura
di Udine ha disposto per oggi l’autopsia. Sulla drammatica vicenda, Fabio Colagrande
ha raccolto la riflessione del presidente della Pontificia Accademia per la Vita,
l'arcivescovo Rino Fisichella:
R. – Innanzitutto,
che in questa lunga storia giudiziale – perché di questo si tratta – ci sono stati
almeno sei gradi di giudizio che avevano dato un parere contrario, e quindi meraviglia
molto che nelle ultime istanze, invece, in assenza di una legge si sia arrivati ad
una sentenza di questo genere. Questo, evidentemente, nel cittadino lascia molte perplessità.
Ci si domanda se, non essendoci una legge, non sia intervenuta allora una visione
ideologica di spingere verso espressioni che evidentemente portano ad individuare
la via dell’eutanasia come la soluzione più facile.
D. – La storia di Eluana
ha portato anche a radicali, forti divisioni anche nell’opinione pubblica italiana
…
R. – Guardi, questa è una vicenda che purtroppo ha avuto una presenza pubblica
gigantesca. Credo che lo sbaglio iniziale sia stato proprio questo: sia stato quello
di avere voluto una evidenza mediatica oltremisura. Non dimentichiamo che a Udine,
nei giorni scorsi, erano presenti televisioni da tutto il mondo. Quindi, si è creato
l’evento mediatico e inevitabilmente, lo si è creato per la contrapposizione di posizioni
che in questo caso sono quanto mai evidenti. Questa contrapposizione non è servita
e non servirà neanche nel futuro.
D. – Come si è comportata la politica, rispetto
a questa vicenda?
R. – Già da diverso tempo il Parlamento sta lavorando per
approdare ad una legge. C’è un grande lavoro, un grande lavoro che è arrivato momentaneamente
ad un testo base che mi sembra un testo di grande equilibrio, perché raccoglie due
istanze differenti: l’istanza di chi vuole che si arrivi ad una dichiarazione che
consenta di non favorire un accanimento terapeutico e dall’altra, c’è un'istanza –
che mi sembra altrettanto lecita, giusta e quanto mai fondamentale – di non considerare
idratazione e alimentazione come una terapia. Se questo dibattito è scevro da soluzioni
preconcette, potrà arrivare – io me lo auguro – ad una grande maggioranza che dia
soprattutto un segno al Paese: il segno che quanti rappresentano i cittadini presso
il Parlamento sono realmente capaci di ascolto e sono capaci di trovare soluzioni
che mettono in disparte i conflitti e aumentano invece quel senso di serenità che
è la condizione basilare perché ci sia una società che crei progresso.
D. –
Di fronte a questa vicenda, la Chiesa ha ovviamente continuato ad invocare il principio
della difesa della vita dal suo concepimento fino alla sua morte naturale; c’è chi
l’ha accusata anche questa volta di ingerenza …
R. – Penso che la Chiesa abbia
fatto quello che è conforme alla sua natura e alla sua missione. Noi portiamo la vita,
noi siamo testimoni che la morte può essere vinta, perché noi crediamo che Gesù è
risorto. Chiedere a noi qualche cosa di diverso, significherebbe non chiederci quello
che noi siamo. Ma è inevitabile che in una società così complessa e così articolata
e così differenziata ci siano sempre delle voci stonate. Io le prendo come voci stonate,
niente di più e niente di meno. Come si può pensare che anche davanti a situazioni
come quelle che abbiamo vissuto in questi giorni, non si possa arrivare a sostenere
molto di più la pietà cristiana? Quella pietà che non dà la morte, ma quella pietà
che fa vincere attraverso l’amore. Ma noi non possiamo dimenticare la grande testimonianza
che, nel silenzio, fuori dal chiasso, ma nel silenzio reale di chi ama, di chi si
prende cura, hanno offerto le suore della clinica dove Eluana Englaro è stata per
tanti anni ospitata, curata, amata: perché non si deve pensare che questa è la testimonianza
della Chiesa? E in una società democratica, in una società che sempre più vuole essere
laica, perché impedire ai cattolici di far sentire la loro voce? Io rimango fortemente
convinto che in una società dove dovesse essere emarginata la voce dei cattolici,
si cadrebbe inevitabilmente nel baratro di non avere più un ideale, di non avere più
una capacità di speranza. Debbo anche dire che non si può accusare la Chiesa di ingerenza
a corrente alterna: un giorno lo diciamo e il giorno dopo, siccome ci sono prospettive
che sono più favorevoli ad un’altra parte politica, allora non c’è ingerenza. Vede,
fin dagli inizi della Chiesa, quando San Pietro scriveva ai primi cristiani e diceva
loro: “Siate sempre pronti a dare ragione della speranza che c’è in voi”, aggiungeva
subito: “Questo sia fatto con mitezza, con retta coscienza e con rispetto”. Sono tre
condizioni che sono fondamentali nel nostro essere presenti nel mondo. Noi siamo nella
condizione di dover dare la nostra testimonianza di speranza e di amore, ma lo vogliamo
fare non gridando: perché non è mai detto che chi grida di più abbia ragione. Ecco,
io credo che questo sia il nostro messaggio, questo abbiamo bisogno ancora oggi di
ribadire, soprattutto in un contesto culturale in cui sembra venir meno il concetto
stesso della vita e sembra che la società vada sempre di più verso un degrado, una
non comprensione reale del valore della vita.