2009-02-08 19:57:01

Caso Englaro. E’ battaglia sull’idoneità della clinica "La Quiete"


La Casa di Cura "La Quiete" di Udine non è idonea ad ospitare Eluana Englaro. E’ quanto rilevano i carabinieri dei Nas che ieri hanno ispezionato la clinica. Il Ministro del Welfare Sacconi parla di situazione irregolare, accuse respinte dai responsabili della struttura. E mentre proseguono in tutta Italia manifestazioni per salvare la vita della donna, continua lo sconto politico istituzionale e domani inizia al Senato l’esame del ddl. La Santa Sede ha manifestato vivo apprezzamento per l’accelerazione data dal Parlamento all’approvazione del disegno di legge Giampiero Guadagni: RealAudioMP3


Tra i numerosi esposti al vaglio dei giudici di Udine che chiedono la sospensione del protocollo e il rapido ripristino della nutrizione per Eluana, prima dell'insorgere di danni irreveribili, Alessandro Guarasci ha sentito il prof. Gianluigi Gigli:RealAudioMP3

R. - Al di là di un ragionevole tempo di attesa - che nessuno sa quanto sia esattamente, ma certamente non va oltre pochi giorni - il processo di disidratazione e di denutrizione che è in atto, e che sappiamo essere stato addirittura accelerato rispetto a quanto previsto, potrebbe portare il cervello di Eluana a subire un ulteriore oltraggio.

D. - Voi avete presentato un esposto in merito al protocollo che si sta applicando nella clinica La Quiete di Udine. Su che cosa è basato?

R. - Un esposto tendente a dimostrare la non corrispondenza tra il protocollo seguito per la morte di Eluana nella clinica La Quiete e quanto previsto dalla Corte di Cassazione, prima, e dalla Corte di Appello di Milano. Esse avevano, sì, parlato di sospendere la nutrizione e l’idratazione cosiddette artificiali, ma non di togliere tout court ogni possibilità di alimentazione e di idratazione alla paziente, altrimenti, se questo fosse stato vero, voleva dire che la Corte di Cassazione avrebbe per sua natura imposto una legislazione eutanasica in Italia.

D. - Professore, non ritiene che alcuni mezzi di comunicazione abbiano voluto far passare l’impressione, sbagliata, che su Eluana si stia facendo accanimento terapeutico?

R. - Che non si tratti di accanimento terapeutico lo ha stabilito una volta per tutte proprio questa sentenza della Cassazione, la quale nell’ottobre 2007 ha scritto nero su bianco che nel caso di specie non siamo in presenza di accanimento terapeutico e che si tratta piuttosto di cure proporzionate.

D. - Bisognerà cominciare a parlare in Italia, secondo lei, di un’adeguata legge sul fine vita che escluda la sospensione di idratazione ed alimentazione?

R. - Questo è lo sforzo che stanno cercando di fare alcuni volenterosi parlamentari. Ci auguriamo che esso arrivi presto, arrivi in tempo. Ora, dobbiamo correre perché ci sia una sospensiva a quanto sta accadendo: una sospensiva prima che si verifichino ulteriori e irreparabili danni. Bisogna evitare che Eluana diventi l’unica disabile italiana messa a morte per una sentenza.

La vicenda di Eluana Englaro riporta alla memoria quella di Luca De Nigris, il ragazzo sedicenne che - undici anni fa - si è spento dopo 8 mesi di coma e stato vegetativo, in seguito a un  intervento chirurgico. Grazie a lui è nata l’associazione Amici di Luca ed è stata costruita la Casa dei Risvegli, un centro pubblico innovativo di assistenza e ricerca per giovani e adulti che si trovano nelle stesse condizioni. Nella struttura, la famiglia viene accompagnata nel lungo percorso della riabilitazione e del reinserimento sociale. Per non lasciare sole le persone in coma e chi, insieme con loro, vive questa dolorosa esperienza. Eliana Astorri ha raccolto la testimonianza di Fulvio De Nigris, direttore del Centro Studi per la ricerca sul coma “Gli amici di Luca” e padre del giovane:RealAudioMP3

R. - Quando tutto sembrava che stesse andando per il meglio, purtroppo Luca una mattina non si sveglia più, e quindi al dolore comprensibile dei genitori - e quindi un dolore privato - si unì il desiderio di continuare quello che Luca ci aveva fatto capire: cioè, che si poteva essere vicini a queste persone, di creare in Italia una struttura che allora non esisteva e che oggi è questo centro-pilota, la "Casa dei Risvegli Luca De Nigris". Si tratta di un centro pubblico, che è diventato un po’ un simbolo di quello che è possibile fare per le persone che convivono con la malattia - alle quali sembra che sia tutto negato e che invece hanno grandi possibilità di recupero - compreso l'essere accompagnati poi nella vita e quindi a domicilio o in altre strutture. Dal 2005, in questa struttura hanno ricoverato una sessantina di persone e l’80% di queste persone sono tornate a casa con un buon - a volte ottimo - grado di autosufficienza. Ciò che ci conforta è il fatto che tale percorso - legato non solo agli aspetti sanitari, ma anche al volontariato, alla famiglia, a quanti vogliono accompagnare queste persone e dedicare il loro tempo nel loro tragitto - sia un progetto estremamente positivo, che dà valore anche alle storie di queste persone: storie molto spesso difficili, molto spesso dolorose.

D. - Cosa differenzia lo stato di coma da quello vegetativo?

R. – Il coma dura poche settimane. Poi, quando si aprono gli occhi, si parla di stato vegetativo, che è uno stato che può essere molto vario, può essere di minima coscienza.

D. - Quindi c’è un’attenzione all’esterno, comunque?

R. - Sì. Non in tutti i casi, però sicuramente c’è, molto spesso, un contatto con l’esterno e una possibilità, poi, di ripresa. Oggi, tutti quanti i medici tendono a dire che non esiste più lo stato vegetativo permanente, ma si dice "persistente", perché si è visto che nel corso degli anni - anche di lunghi anni - la persona che ne è colpita comunque modifica il suo rapporto con l’ambiente, e lo modifica in maniera positiva. Certamente, i risultati a volte sono molto piccoli: ma credetemi, per le famiglie sono dei grandi passi avanti rispetto a come la persona era partita.

D. - Quali sono le difficoltà pratiche di una famiglia che per lungo tempo si prende cura di una persona in stato vegetativo?

R. - Innanzitutto, ci vuole un grande sostegno psicologico, perché i primi tempi sono molto duri e la famiglia rischia di disgregarsi. Il secondo aspetto è cercare di essere sempre dentro alla vita quotidiana del problema, cercando di non fare gli infermieri, ma di essere familiari via via più esperti che accompagnano il malato in questo lungo cammino. E poi ci sono anche gli aspetti economici: noi non dobbiamo lasciar sole le famiglie, bisogna che loro sentano che c’è un percorso, che c’è un sistema, che c’è una strategia d’intervento e che ciò che loro fanno è comunque condiviso da altri.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

Sono molti i parlamentari che hanno deciso di votare sì al ddl per Eluana Englaro. Alessandro Guarasci ha sentito alcuni di loro: Domenico Di Virgilio del Pdl, Giuseppe Fioroni del Pd e Luca Volonte’ dell’Udc


D. – On. Di Virgilio, perché voterà sì e perché non si è riusciti ad intervenire con una legge già nei mesi precedenti?

R. – Uno Stato civile ha il dovere di tutelare sempre la vita e quindi fare norme per la sua tutela, specialmente quando si evidenziano, come in questo caso, nuove vie, nuove forme, che magari in passato non esistevano, che vanno nel verso contrario. Quindi, non solo ‘no’ all’eutanasia e ‘no’ all’accanimento, ma anche ‘no’ all’abbandono. In merito a quanto avvenuto nei mesi passati, noi non pensavamo assolutamente che ci potessero essere delle persone, medici o non medici, che si accanissero con questa iniziativa di sospendere l’acqua e il cibo.

D. – On. Fioroni, perché voterà sì?

R. – Io ritengo che sui temi che riguardano la signoria della vita e della morte ogni cittadino, e dunque ogni parlamentare, sia chiamato a decidere rispondendo alla propria coscienza. Per questo, trovo veramente odioso l’atteggiamento di chi pensa che si possa su questi temi speculare consensi elettorali con strumentalizzazioni, mi riferisco al presidente Berlusconi. Un testo che fa riferimento all’idratazione e all’alimentazione riguarda le norme fondamentali della vita. Io ho sempre ritenuto che l’alimentazione e l’idratazione non fossero strumenti posti alla decisione di terzi.

D. – On. Volonté, perché voterà sì?

R. – E’ l’unico strumento che abbiamo nelle nostre condizioni di parlamentari, per poter impedire un omicidio di Stato, che purtroppo diversamente sarebbe attuato.

D. – On. Volonté, Lei è convinto che farete in tempo?

R. – In queste cose bisogna affidarsi innanzitutto alla Madonna. Poi, certamente, i regolamenti parlamentari sono stati usati in questi frangenti per accelerare il più possibile. Confido che sì, riusciremo a salvare Eluana.








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