Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa quinta Domenica del Tempo ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in
cui Gesù, dopo aver compiuto molte guarigioni, si ritira nel deserto a pregare. I
discepoli si mettono allora sulle sue tracce e trovatolo gli dicono: «Tutti ti cercano!».
E Gesù risponde:
«Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi
anche là; per questo infatti sono venuto!».
Ascoltiamo il commento del
teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense: (musica)
Siamo
ancora a Cafarnao, e Cafarnao, in ebraico, significa “villaggio della consolazione”.
E’ proprio questa l’esperienza che fecero gli abitanti di Cafarnao, quel giorno in
cui tutta la città era riunita davanti alla porta della casa di Pietro, dove Gesù
era ospite, ed egli guariva e scacciava i demoni. Era la consolazione che proveniva
dalla liberazione, dall’essere finalmente sciolti dalla dura catena del male fisico
e dagli spiriti del male; tuttavia, lo scioglimento dalle catene non era fine a se
stesso. Lo vediamo chiaramente in due passaggi. Il primo è quello della guarigione
della suocera di Pietro: appena liberata dalla febbre, ella si mette a servirli. La
guarigione è finalizzata all’entrare al servizio attivo del Signore. Il secondo, è
quello della risposta di Gesù a Pietro: “andiamocene altrove, perché io predichi anche
là”. Gesù non dice “perché io guarisca anche là”, ma “perché io predichi”. La liberazione
dai cattivi legami serve a preparare qualcosa di ancora più grande: l’ascolto, l’obbedienza,
e la sequela di Lui. Il fatto che il cristianesimo sia molto di più di una semplice
guarigione, lo si vede bene anche nella preghiera cui Gesù si dedica prima e dopo
la sua opera: essa indica ciò da cui tutto parte e verso cui tutto va, il Padre. Lasciamo
dunque che la sua mano prenda la nostra e, una volta guariti, passiamo a servirlo.