Festival di Berlino: in scena il dramma dell’uomo moderno
Il ritorno a casa di una donna soldato, la favola surreale di un bambino che vola,
il passato rimosso dell’Europa: intorno a questi tre temi narrativi si articola il
programma della selezione ufficiale, in questa seconda giornata del festival di Berlino.
Il soggetto più attuale è sicuramente quello di “Little Soldier” di Annette Olesen,
che tratteggia il difficile reinserimento sociale di una ragazza dopo una missione
militare all’estero. Tuttavia la regista danese abdica troppo rapidamente nel suo
intento di raccontare un’esperienza umana, facendo intrecciare il percorso intimo
della protagonista con un difficile rapporto con il padre e soprattutto col traffico
della prostituzione. Il risultato è un approccio onesto ma troppo ramificato, che
finisce per perdersi in una prevedibile struttura di genere. Molto più sorprendente
ma anche, a tratti, portatore di una certa inquietudine si rivela invece “Ricky” di
François Ozon. Qui un’operaia, a seguito di una relazione con un suo collega, mette
al mondo un bambino con le ali. La situazione inusuale e il tentativo parentale di
controllarla sollevano spesso l’ilare curiosità dello spettatore, ma l’oscurità della
metafora, l’elementarità del comportamento dei personaggi e una malcelata misoginia,
ci lasciano decisamente perplessi. Nei canoni della drammaturgia hollywoodiana si
muove infine "The reader” di Stephen Daldry, fresco candidato all’Oscar, storia di
un’infatuazione giovanile innestata in una struttura processuale, che mette di fronte
un giovane avvocato e una donna dal torbido passato. La passione amorosa e l’orrore
dei campi di concentramento creano una miscela che tiene desta l’attenzione fino alla
fine, anche se poi il film si riduce ad uno studio di psicologie, peraltro ben delineate
da una solida sceneggiatura. Se la finzione cinematografica non solleva entusiasmi,
il documentario, presente massicciamente nella sezione del Forum, rivela degli straordinari
ritratti d’umanità. Un titolo per tutti: “Mental” del giapponese Kazuhiro Soda. Ambientato
in un centro di accoglienza per disagiati mentali, il film mostra l’infaticabile opera
di un vecchio medico e il variegato mondo dei suoi assistiti, in cui la sofferenza
e la genialità si fronteggiano in un commovente alternarsi di situazioni. (Da Berlino,
Luciano Barisone)