L’accordo raggiunto in Zimbabwe tra il presidente Mugabe e il leader dell’opposizione,
Morgan Tsvangirai, sulla condivisione del potere rappresenta un importante passo avanti
sulla via della normalizzazione nel Paese africano. Ieri, il parlamento di Harare
ha approvato all’unanimità una riforma costituzionale che consente a Tsvangirai di
diventare primo ministro, mentre Mugabe manterrebbe la presidenza. La prossima settimana
dovrebbe dunque nascere il nuovo esecutivo di unità nazionale. A Raffaello Zordan,
africanista della rivista Nigrizia, Stefano Leszczynski ha chiesto se questo
basterà a mettere fine alla violenta crisi politica che in cinque anni ha messo in
ginocchio lo Zimbabwe: R. - È chiaro
che la scommessa è completamente aperta. Io credo che la strada che sta percorrendo
il Paese sia in salita e ci saranno dei passi da fare molto concreti. La comunità
internazionale non dovrà e non potrà togliere gli occhi da questo Paese. Non dimentichiamo
che abbiamo un degrado economico micidiale: abbiamo un’inflazione a miliardi per cento
ormai, il declino dell’industria manifatturiera, l’agricoltura in difficoltà. Questo
governo, ammesso che si metta in moto subito, ha un’agenda talmente fitta di problematiche,
che dovrà per forza aiutarsi ed essere aiutato. D. - È stata
efficace l’influenza dei leader regionali, cioè Mugabe si è reso conto che forse sta
perdendo degli appoggi importanti o è una decisione che esula dal contesto africano? R.
- Io credo che il contesto africano sicuramente c’entra. Però, credo c’entri anche
il gruppo di potere politico-militare che ha sostenuto Mugabe in questi anni. D.
- La crisi umanitaria è drammatica. La comunità internazionale, a questo punto, potrebbe
decidere anche di rompere l’isolamento stretto nel quale ha posto lo Zimbabwe... R.
- Potrebbe anche arrivare ad interrompere il tema delle sanzioni. Credo che la comunità
internazionale dovrà cominciare a dare una mano in maniera forte, ma si sta aprendo
una fase che è altrettanto delicata come quella che abbiamo vissuto nell’ultimo anno.