Presentato a Roma il libro di mons. Ravasi “Le parole e i giorni. Nuovo breviario
laico”
“Vorremmo che queste pagine fossero aperte anche a chi non varcherà mai la soglia
di una Chiesa…”: così, si legge sulla copertina dell’ultimo libro di mons. Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Si intitola “Le parole
e i giorni. Nuovo breviario laico” e alla presentazione, che si è svolta ieri a Roma,
sono stati invitati esponenti della politica italiana, come Massimo D’Alema e il ministro
degli Interni Roberto Maroni, e l’imprenditore Marco Tronchetti Provera. C’era per
noi Fausta Speranza:
Il volume
raccoglie citazioni che mons. Ravasi ha proposto per anni ogni giorno sul quotidiano
Avvenire. Un libro che attinge con sapienza e ironia a un patrimonio di pensiero a
360 gradi: da Solone alla poetessa americana Emily Dickinson, dal cartoon Mafalda
a Stalin, dai cantautori ad Einstein. Un libro colto – dice D’Alema – ma non paludato.
Un libro che “dovrebbe essere adottato nelle scuole – afferma il ministro Maroni -
perché spiega il mondo, la natura umana, la storia dell’uomo”. “Il filo rosso - sottolinea
Tronchetti Provera - è il pensiero, proprio quello che rischiamo sempre più di perdere:
la nostra è la società dell’informazione ma non la società della conoscenza perché
perdiamo l’approfondimento”. Viviamo una profonda crisi dell’economia e della politica
perché è crisi culturale. Molto chiaro il pensiero di mons. Ravasi racchiuso in un
brano che è stato letto da Vittoria Puccini:
“Ci
sono alcuni libri che hanno pagine di fuoco, prime fra tutte le opere sacre. E’ come
maneggiare ferro rovente, non ci si può non scottare. Se di fronte alle Scritture
e ai grandi capolavori dell’umanità, reagite solo sbadigliando e non perché siete
affaticati, ma soltanto perchè non vi dicono nulla, cominciate allora a preoccuparvi,
perché è segno che la superficialità televisiva vi sta annebbiando l’anima”. Della
ricchezza della conoscenza e della riflessione mons. Ravasi dice:
“La
sapienza, noi sappiamo, deriva dal verbo “sapere”, che non vuol dire sapere. Il primo
significato di “sapere” è avere sapore, così come “studere” in latino, non ha come
primo significato studiare, ma come primo significato ha appassionarsi. Ecco perché
io ritengo che sia importante, anche nell’interno di questo libro, non considerare
l’aspetto di erudizione, le citazioni, ma le lezioni che ci vengono offerte”. Poi
sceglie una delle citazioni riportate nel volume “Le parole e i giorni”:
“Vorrei
proprio ricordare un mistico musulmano. E, quindi, andiamo veramente a conoscere un
orizzonte che tante volte noi conosciamo solo per un certo aspetto esteriore o per
certe manifestazioni. Questo musulmano è Galal al-din Rumi, mistico, poeta contemporaneo di Dante. Egli dice cosa deve avvenire
quando si riflette, quando si conosce veramente, quando si sa, con un’immagine suggestiva:
“Partì la goccia dalla sua patria, trovò una conchiglia, vi entrò e divenne una perla.
O uomo! viaggia da te stesso in te stesso, da un simile viaggio la tua terra diventa
oro purissimo”. Ecco, il viaggio dentro sé, di cui parla Agostino: “In interiorem
hominem”, rientrare in se stesso. Questa meditazione allora racchiude i temi capitali:
vita, morte, bene, male, felicità, dolore, amore - che è forse uno dei temi dominanti
- libertà, vero, falso, giustizia”.