2009-02-06 15:26:09

Nuovi incidenti ai margini della Striscia di Gaza


Un miliziano palestinese è stato ucciso in mattinata, dopo che il suo tentativo di infiltrarsi in Israele. E da Gaza sono stati sparati almeno due razzi verso il territorio israeliano, senza vittime. Intanto, sulla scena politica israeliana si avvicinano le legislative del 10 febbraio. I sondaggi danno in testa il Likud di Netanyahu. Dietro, il partito Kadima della Livni e, a seguire, i radicali di destra di Lieberman e i laburisti di Barak. L'opinione di Camille Eid, esperto di Medio Oriente per il quotidiano Avvenire, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - L’indicazione principale è che il Likud avrà la possibilità di formare il nuovo governo israeliano. Sappiamo comunque che i sondaggi, in Israele, sono molto fluttuanti: al terzo posto, adesso, c’è Israel Beitenu di Avigdor Lieberman, che ha allontanato i laburisti piazzati terzi fino a qualche giorno fa. Penso che, da qui a martedì, cambieranno ancora delle cose.

 
D. - Quindi, saranno strategici i voti raccolti da Lieberman?

 
R. - Attualmente, Lieberman dispone di un undici seggi: potrebbe arrivare a 16 e chi dice a 19 e cioé, in questo caso, avrebbe guadagnato otto seggi, ma comunque farebbe coalizione con il Likud. Bisognerà poi sommare i seggi, perché nessuno avrà la maggioranza assoluta, sono tutte maggioranze relative. Quando parliamo di primo partito che disporrà di 26 o di 27 seggi su 120 vuol dire che è ben lontano dal formare una maggioranza assoluta. Attualmente, il Likud lavora sodo dietro le quinte - soprattutto il leader Netanyahu - per compattare il fronte o il blocco dei partiti di destra. Quindi, non potrà da solo formare il governo ma dovrà chiamare Lieberman, Shas, il partito di sefarditi ortodossi, più i partiti nazionalisti religiosi o il blocco della Torah. Se invece Kadima arriva primo, dovrà ricorrere anche lui ai laburisti ed anche loro ai partiti religiosi. Alla fine, dunque, l’ago della bilancia saranno questi partiti nazionalisti o religiosi.

 
D. - Secondo un sondaggio di un centro studi palestinese, realizzato dopo la crisi nella Striscia di Gaza, se si andasse alle elezioni sia a Gaza sia in Cisgiordania, tra i palestinesi ci sarebbero maggiori consensi per Hamas rispetto ad al Fatah…

 
R. - Questo era previsto perché adesso, sull’onda delle violenze e del numero dei bambini o delle donne che hanno perso la vita nel recente conflitto, è chiaro che Hamas ha riscosso qualche consenso tra i palestinesi. Ma da qui alle elezioni effettive, che non potranno svolgersi prima del gennaio 2010, dubito che Hamas possa mantenere questo distacco a livello nazionale.

 
Pakistan
Continuano gli attentati in Pakistan. Almeno 25 persone sono morte e 30 sono rimaste ferite nella regione orientale del Punjab: un uomo si è fatto esplodere mentre sul posto passava una processione di fedeli sciiti. Altre due persone sono morte nella parte occidentale del Paese, quando i militanti talebani hanno fatto saltare in aria un ponte. Intanto, l’Alta Corte di Islamabad ha assolto da tutte le accuse lo scienziato nucleare Abdul Qadeer Khan, padre della bomba atomica pakistana. Lo scienziato era stato accusato e imprigionato per aver venduto, negli Anni Novanta, tecnologie e progetti per la costruzione di armi nucleari alla Libia e alla Corea del Nord.

Ban Ki-moon in Iraq
Dopo aver visitato due giorni fa l’Afghanistan, oggi il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, è giunto a sorpresa in Iraq per incontrare le massime autorità del Paese e complimentarsi, simbolicamente, con la popolazione per il successo delle recenti elezioni, svoltesi senza violenza e vinte - secondo risultati ancora provvisori - dal partito del premier, Al Maliki. Sul valore di questa visita, Salvatore Sabatino ha sentito Mirella Galletti, docente di Storia dei Paesi islamici della II Università di Napoli:RealAudioMP3

R. - Sicuramente, ha un grandissimo valore simbolico, basti pensare ai violentissimi attentati avvenuti in Iraq, subito dopo la caduta di Saddam Hussein, contro le Nazioni Unite, contro tutte le varie attività dell’Onu. Il fatto che il segretario, adesso, possa essere presente in Iraq, sicuramente rappresenta un grande successo per la via della normalizzazione del Paese.
 
D. - Proprio sul fronte delle elezioni provinciali, sono stati resi noti i primi risultati dai quali emerge una netta vittoria del partito laico del premier al Maliki. È la sconfitta, secondo lei, dei partiti religiosi?

 
R. - Il fatto che venga premiato il primo ministro risiede nel fatto di aver condotto una politica, in questi anni, di un richiamo ad un forte stato centrale, e quindi, in questa maniera, si è anche posto in collisione verso i curdi. D’altra parte, al Maliki ha avuto la possibilità di dare una maggiore sicurezza al Paese. Quindi, evidentemente, è stato premiato da un lato per questa sua capacità di dare nuove radici al Paese e dall’altro per una vicinanza con l’Iran, e anche questo è un fatto importante in quanto generalmente gli arabi sciiti hanno sempre rapporti molto stretti con Teheran.

 
Sudan
Con l'appoggio di alcuni Paesi arabi e africani, il Sudan ha nuovamente chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di sospendere tutti i procedimenti legali intentati contro il presidente Omar al Bashir, accusato di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità nel Darfur, regione sconvolta da sei anni da una sanguinosa guerra civile. Dopo l’annuncio dei giudici, che questo mese potrebbero emettere un mandato di arresto nei confronti del capo dello Stato del Paese africano, l'ambasciatore sudanese all'Onu, Abdalmahmood Abdalhaleem Mohamad, ha detto che questo non farebbe che peggiorare la situazione in Darfur. Ieri, intanto, cinque sudanesi sono stati incriminati dal Tribunale penale di Khartoum nord per l'omicidio del funzionario Usaid, John Granville, e del suo autista, avvenuto alla vigilia di Capodanno. Le accuse contro i cinque sono quelle di omicidio premeditato, complotto criminale e possesso non autorizzato di armi e di munizioni.

Zimbabwe
L’accordo raggiunto in Zimbabwe tra il presidente Mugabe e il leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai, sulla condivisione del potere rappresenta un importante passo avanti sulla via della normalizzazione nel Paese africano. Ieri, il parlamento di Harare ha approvato all’unanimità una riforma costituzionale che consente a Tsvangirai di diventare primo ministro, mentre Mugabe manterrebbe la presidenza. La prossima settimana dovrebbe dunque nascere il nuovo esecutivo di unità nazionale. A Raffaello Zordan, africanista della rivista Nigrizia, Stefano Leszczynski ha chiesto se questo basterà a mettere fine alla violenta crisi politica che in cinque anni ha messo in ginocchio lo Zimbabwe:RealAudioMP3

R. - È chiaro che la scommessa è completamente aperta. Io credo che la strada che sta percorrendo il Paese sia in salita e ci saranno dei passi da fare molto concreti. La comunità internazionale non dovrà e non potrà togliere gli occhi da questo Paese. Non dimentichiamo che abbiamo un degrado economico micidiale: abbiamo un’inflazione a miliardi per cento ormai, il declino dell’industria manifatturiera, l’agricoltura in difficoltà. Questo governo, ammesso che si metta in moto subito, ha un’agenda talmente fitta di problematiche, che dovrà per forza aiutarsi ed essere aiutato.

 
D. - È stata efficace l’influenza dei leader regionali, cioè Mugabe si è reso conto che forse sta perdendo degli appoggi importanti o è una decisione che esula dal contesto africano?

 
R. - Io credo che il contesto africano sicuramente c’entra. Però, credo c’entri anche il gruppo di potere politico-militare che ha sostenuto Mugabe in questi anni.

 
D. - La crisi umanitaria è drammatica. La comunità internazionale, a questo punto, potrebbe decidere anche di rompere l’isolamento stretto nel quale ha posto lo Zimbabwe...

 
R. - Potrebbe anche arrivare ad interrompere il tema delle sanzioni. Credo che la comunità internazionale dovrà cominciare a dare una mano in maniera forte, ma si sta aprendo una fase che è altrettanto delicata come quella che abbiamo vissuto nell’ultimo anno.

 
Africa-Cina
La Cina rispetterà l'impegno preso con i Paesi africani di triplicare entro la fine del 2009 i suoi aiuti al continente. Lo ha detto un funzionario del Ministero degli esteri di Pechino, presentando alla stampa la visita - la prossima settimana - del presidente Hi Jintao in quattro Paesi africani e in Arabia Saudita. In un vertice con i Paesi africani svoltosi a Pechino nel 2006, la Cina aveva promesso che avrebbe raddoppiato i suoi aiuti entro tre anni. La Cina ha già una forte presenza in Africa, dove ha investito pesantemente nel settore energetico. Hu Jintao, nella sua prima missione all'estero dell'anno, visiterà Mali, Senegal, Tanzania e Mauritius. La visita comincerà però in Arabia Saudita, il maggior produttore di petrolio del mondo.

In Italia riforma del processo penale
Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al disegno di legge di riforma del processo penale. Il provvedimento contiene - a quanto si è appreso - cinque deleghe al governo a legiferare e punta a limitare i poteri del pubblico ministero attraverso una maggiore autonomia alla polizia giudiziaria, ampliando allo stesso tempo le prerogative della difesa. Nel testo non ci sarebbe alcuna norma sulla separazione delle carriere dei magistrati, ma si prevede un controllo sulla produttività del loro lavoro.

Italia - manifestazione anticamorra in Campania
Migliaia di persone sono sfilate nelle strade della città stabiese, per il corteo anticamorra promosso in risposta all'agguato in cui è stato ucciso martedì il consigliere comunale del Pd Gino Tommasino. A Castellammare di Stabia sono giunte folte delegazioni anche da altri comuni, cominciando da Napoli: “Soli non vi avremmo lasciati. Soli mai”, ha detto il sindaco del capoluogo campano, Rosa Russo Iervolino, abbracciando il collega di Castellammare, Salvatore Vozza. Il corteo è stato aperto dai gonfaloni di dieci comuni dell'area vesuviana e del Comune di Quarto, con gli stendardi della Provincia di Napoli e della Regione Campania. In corteo anche la moglie del consigliere Tommasino, Liberata, e il figlio 15.enne che ha assistito all'omicidio del padre. La Iervolino ha abbracciato anche loro prima della partenza. Hanno partecipato al corteo la Fincantieri e l'Avis, le due principali industrie metalmeccaniche di Castellammare di Stabia e tutte le scuole superiori (tra cui il liceo scientifico Francesco Severi, frequentato dal figlio del consigliere Tommasino) i cui studenti hanno scandito lo slogan “No alla camorra, sì alla giustizia”.

Kosovo
Gli ultranazionalisti del Partito radicale serbo (Srs) hanno chiesto al governo di Belgrado di dichiarare "persona non grata" l'ambasciatore statunitense, Cameron Munter, che in varie interviste negli ultimi giorni ha definito ormai chiusa e non più negoziabile la questione dell'indipendenza del Kosovo. Tali dichiarazioni, con l'invito a Belgrado a collaborare con la missione Eulex e con il “potere illegale a Pristina” - si afferma in un comunicato del Partito radicale - sono una “grave violazione delle convenzioni internazionali, e costituiscono una inammissibile ingerenza negli affari interni di uno stato sovrano”. Secondo gli ultranazionalisti, è ipocrita dire di volere buone relazioni con la Serbia - come fa l'ambasciatore americano - e al tempo stesso parlare a favore della missione Eulex e del piano Ahtisaari. “Le relazioni fra Serbia e Stati Uniti - conclude il comunicato del partito radicale - non saranno mai buone fino a quando il governo americano appoggerà terroristi e separatisti nel Kosovo”. Il leader del Partito radicale serbo, Voijslav Seselj, è da cinque anni in carcere in Olanda, dove viene processato dal Tribunale penale dell'Aja con l'accusa di crimini di guerra commessi durante le guerre degli Anni Novanta nella ex Jugoslavia.

Tagikistan
La Russia e il Tagikistan hanno accettato di offrire il proprio spazio aereo per il trasporto di forniture non militari della Nato verso l'Afghanistan. Questa decisione è stata presa dopo che l’America ha deciso di aumentare il numero di truppe in Afghanistan, e dopo che il Kirghizistan ha reso noto di voler chiudere la base Nato sul suo territorio.

Russia-Ue
Il presidente russo, Dmitri Medvedev, incontrando al Cremlino il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ha invitato la Ue a creare un nuovo assetto giuridico internazionale per garantire la sicurezza energetica europea, superando l'attuale carta energetica ed evitando così in futuro nuove crisi del gas, come quella recente tra Mosca e Kiev. Barroso si è detto d’accordo sulla necessità di prendere misure per prevenire in futuro simili congiunture. Un'ampia delegazione della Commissione europea è a Mosca per discutere con il governo russo e il Cremlino delle prospettive di collaborazione tra Bruxelles e Mosca in vari campi. Tra i principali temi in agenda, le conseguenze della crisi, la cooperazione commerciale ed economica, nonchè quella energetica. Barroso ha incontrato anche il premier Putin oltre al capo dello Stato Medvedev. Una conferenza stampa finale è prevista nel pomeriggio.

Colombia
L'ex parlamentare, Sigifredo Lopez, poche ore dopo essere stato liberato dai guerriglieri delle Farc, dopo quasi sette anni di prigionia, ha rivelato che nel 2007 undici deputati, suoi colleghi, furono assassinati proprio dai guerriglieri. L’organizzazione aveva invece affermato che i parlamentari avevano perso la vita durante un attacco delle forze governative. Lopez afferma di essere l’unico sopravvissuto in quanto separato dal gruppo.

Cina
Almeno otto persone sono state fermate dalla polizia a Pechino per aver manifestato contro la corruzione e a favore dei diritti umani. La protesta avviene alla vigilia di una importante riunione della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, che discuterà a partire da lunedì prossimo sulla situazione nei suoi Stati membri. Il 2009 è un anno particolarmente delicato per la Cina, perchè segna il ventesimo anniversario del massacro di Piazza Tiananmen, dove centinaia di persone furono uccise quando l'esercito intervenne per sgomberare la piazza dagli studenti che la occupavano da due mesi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Francesca Ciacci)
 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 37

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