Il cardinale Antonelli a Praga: l'Europa cotruisca una politica "amica della famiglia"
“Sostegno alla famiglia in un tempo di crisi demografica ed emergenza educativa” è
il tema della conferenza tenuta dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio
Consiglio per la Famiglia, questa mattina a Praga, presso il Centro Congressi della
capitale ceca. Alla due giorni di studio dal titolo “Cura genitoriale dei figli e
politica del lavoro. Collisione o complementarietà?” - ospitata dalla presidenza ceca
del Consiglio dell’Unione Europea, dal vice primo ministro e ministro del Lavoro e
degli Affari sociali della Repubblica Ceca con il supporto della Commissione europea
- sono intervenute personalità del mondo politico, culturale e religioso dell’Europa,
per analizzare le politiche nazionali, sovranazionali ed internazionali, i finanziamenti
pubblici e le forme alternative di un problema che merita attenzione e risposte concrete.
Il servizio di Gianfranco Grieco:
Nel
suo intervento, il cardinale Antonelli, dopo aver affrontato le tematiche “Famiglia
e sviluppo”, “Crisi demografica ed emergenza educativa” e aver risposto alla domanda:
“Perché la famiglia sana è una risorsa importante per la società?”, ha invitato politici
e legislatori a costruire una politica economica “amica della famiglia”. “Oggi - ha
affermato il porporato - per una politica di sostegno alla famiglia, che volesse dare
concreta attuazione a questi diritti, si prospettano alcune direzioni di cammino non
facile, ma di grande significato civile. Certamente è necessario ricordare che la
politica è l’arte del possibile, ma è anche necessario che essa si muova nella giusta
direzione”. “E’ auspicabile - ha continuato - dato che sempre più aumenta la flessibilità
del lavoro e si diffondono i lavori a progetto, tra un lavoro e l’altro, assicurare
ai lavoratori un reddito vitale minimo, per evitare che la flessibilità diventi precarietà”.
“Per non ritardare i matrimoni e per non tenere lontani i coniugi uno dall’altro -
ha osservato ancora il cardinale Antonelli - bisogna agevolare i trasferimenti di
sede lavorativa senza subire danni e penalizzazioni economiche. Per conciliare il
più possibile i tempi del lavoro con i tempi della famiglia, occorre dare incentivi
alle imprese che offrono ai lavoratori schemi personalizzati di rapporto lavorativo:
ad esempio, orari di lavoro flessibili, controllo dei risultati più che degli orari,
possibilità di part-time e di interazione tra lavoro in azienda e lavoro in casa.
Per dare ai genitori, soprattutto alla madre, la possibilità di scegliere liberamente
di dedicarsi in casa alla cura dei figli senza subire danni economici - ha rilevato
- si dovrebbe riconoscere nella sua dignità e utilità il lavoro domestico, e quindi
retribuirlo adeguatamente”.
“Perché - si poi è chiesto
il presidente del dicastero della Famiglia - “penalizzare la madre che si dedica ai
figli? (In Italia il 33 % delle donne lavoratrici lascia il lavoro esterno retribuito
alla nascita di un figlio). Perché una famiglia che decide di avere dei figli deve
diventare più povera?”. “Occorre inoltre promuovere una maggiore equità nel prelievo
fiscale, per incrementare la natalità”, ha sollecitato il porporato. “La tassazione
dovrebbe tener conto non solo delle entrate complessive della famiglia, ma anche delle
persone a carico (numero dei figli; eventuale presenza di un disabile). Perché - si
è chiesto ancora - chi decide di avere figli numerosi viene trattato come chi non
ne ha, come chi può fare risparmi o divertirsi e magari in futuro avrà la pensione
sovvenzionata dal lavoro dei figli dell’altro?”.
“Occorre
infine - ha spiegato il cardnale Antonelli - mettere a disposizione delle famiglie
adeguati servizi di sostegno educativo (asili nido, scuole ecc.), attivando la collaborazione
tra istituzioni pubbliche, settore privato sociale, settore privato, reti di famiglie
stesse. In particolare, bisogna offrire a tutti, anche ai poveri, la possibilità di
scegliere liberamente, senza ulteriori oneri finanziari, la scuola non statale, se
lo desiderano. Perché in alcuni Paesi, come l’Italia - ha sottolineato ancora - solo
ai benestanti viene consentito di scegliere la scuola ritenuta più coerente con l’orientamento
educativo della famiglia?”. “La politica, facendo passi avanti secondo queste direzioni
- ha concluso - contribuirebbe a edificare una società amica della famiglia e perciò
più capace di coesione e di sviluppo. Auspico che in Europa la famiglia diventi una
priorità e venga riconosciuta come soggetto di cittadinanza con diritti e doveri propri.
Il futuro dell’Europa passa per la famiglia”.