2009-02-04 14:25:15

Benedetto XVI conclude il ciclo di catechesi su San Paolo. Appello per lo Sri Lanka: si rispetti il diritto umanitario per i civili coinvolti nel conflitto


San Paolo è un “esempio apostolico” al quale attingere per il “ringiovanimento” della Chiesa e i suoi insegnamenti sono particolarmente preziosi anche in chiave ecumenica. Benedetto XVI ha concluso con queste considerazioni l’ultima udienza generale dedicata all’Apostolo delle Genti. Ma davanti alle migliaia di fedeli in Aula Paolo VI, il Papa ha anche levato un forte appello in favore dello Sri Lanka, invocando la pace e il rispetto del diritto umanitario per i civili coinvolti nel violento conflitto in corso nel Paese asiatico. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3



Venti catechesi - la prima il 2 luglio 2008 - per raccontare San Paolo, la sua umanità e la sua anima. E l’ultima pagina che Benedetto XVI presenta ai fedeli è il martirio dell’Apostolo, dove la fine è davvero un inizio e la figura di San Paolo, constata il Papa, “grandeggia ben al di là della sua vita e della sua morte”, arrivando a ispirare altri giganti della Chiesa, da Sant’Agostino a San Tommaso:

 

“Egli infatti ha lasciato una straordinaria eredità spirituale (...) E’ ovvio che i Padri della Chiesa e poi tutti i teologi si sono nutriti delle Lettere di san Paolo e della sua spiritualità. Egli è così rimasto nei secoli, fino ad oggi, il vero maestro e Apostolo delle genti”.

 

La prima testimonianza sulla fine di San Paolo, ha spiegato Benedetto XVI, risale alla fine del primo secolo, all’incirca 30 anni dopo la morte dell’Apostolo ad opera del vescovo di Roma, Clemente, che accenna al sacrificio di Paolo e a quello, successivo, di Pietro. Analogamente Eusebio di Cesarea, nel IV secolo, cita i “trofei” dei due apostoli, cioè i monumenti sepolcrali che ancora oggi, ha detto il Pontefice, “veneriamo dopo due millenni negli stessi luoghi”: in Vaticano per San Pietro e nella Basilica sulla Via Ostiense per San Paolo:

 

“È interessante rilevare che i due grandi Apostoli sono menzionati insieme. Anche se nessuna fonte antica parla di un loro contemporaneo ministero a Roma, la successiva coscienza cristiana, sulla base del loro comune seppellimento nella capitale dell'impero, li assocerà anche come fondatori della Chiesa di Roma”.

 

La descrizione del martirio paolino, ha proseguito Benedetto XVI, si trova negli “Atti di Paolo”. Il documento è del II secolo e attribuisce all’imperatore Nerone la sentenza di morte per decapitazione, avvenuta secondo la tradizione alle Acquae Salviae sulla Via Laurentina, oggi conosciuta con il nome di “Tre Fontane”. Scomparso l’Apostolo, resta immortale il suo insegnamento, come dimostra - ha osservato il Papa - l’immediata influenza che le sue Lettere ebbero nella prima comunità cristiana:

 

“Importante è constatare soprattutto che ben presto le Lettere di san Paolo entrano nella liturgia, dove la struttura profeta-apostolo-Vangelo è determinante per la forma della liturgia della Parola. Così, grazie a questa 'presenza' nella liturgia della Chiesa, il pensiero dell’Apostolo diventa da subito nutrimento spirituale dei fedeli di tutti i tempi”.

 

Un grande studioso di Paolo fu Lutero. La sua interpretazione degli scritti paolini, poi corretta dal Concilio di Trento, è alla base della spiritualità protestante. In proposito, Benedetto XVI ha riscontrato un aspetto importante per la vita della Chiesa:

 

“Nel progresso dell'esegesi, soprattutto negli ultimi duecento anni, crescono anche le convergenze tra esegesi cattolica ed esegesi protestante realizzando così un notevole consenso proprio nel punto che fu all’origine del massimo dissenso storico. Quindi una grande speranza per la causa dell'ecumenismo, così centrale per il Concilio Vaticano II”.  

“In buona sostanza”, ha terminato il Papa, ricordando i numerosi movimenti religiosi sorti negli ultimi secoli che si rifanno al nome di Paolo:

 

“In buona sostanza, resta luminosa davanti a noi la figura di un apostolo e di un pensatore cristiano estremamente fecondo e profondo, dal cui accostamento ciascuno può trarre giovamento (...) Attingere a lui, tanto al suo esempio apostolico quanto alla sua dottrina, sarà quindi uno stimolo, se non una garanzia, per il consolidamento dell’identità cristiana di ciascuno di noi e per il ringiovanimento dell’intera Chiesa”. 

L’udienza generale è stata conclusa con una pubblica manifestazione di preoccupazione di Benedetto XVI per il conflitto in Sri Lanka, entrato da giorni in quella che appare la sanguinosa stretta finale. Il Papa ha chiesto il silenzio delle armi e una nuova riconciliazione, insieme con il rispetto del diritto umanitario:

 

“Le notizie dell’incrudelirsi del conflitto e del crescente numero di vittime innocenti mi inducono a rivolgere un pressante appello ai combattenti affinché rispettino il diritto umanitario e la libertà di movimento della popolazione, facciano il possibile per garantire l’assistenza ai feriti e la sicurezza dei civili e consentano il soddisfacimento delle loro urgenti necessità alimentari e mediche. La Vergine Santa di Matuu, molto venerata dai cattolici ed anche dagli appartenenti ad altre religioni, affretti il giorno della pace e della riconciliazione in quel caro Paese”.








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