Un razzo di tipo Grad, sparato da Gaza, è caduto stamani sulla città israeliana di
Ashkelon, causando solo danni materiali. È la prima volta che un razzo colpisce questa
città dalla fine dell'offensiva militare israeliana contro Hamas a Gaza, due settimane
fa. Il premier israeliano Olmert ha raccolto vari ministri per decidere la reazione
di Israele. Secondo la radio pubblica il premier avrebbe ordinato di reagire. Intanto,
nel primo pomeriggio sono cominciati al Cairo i colloqui tra le due delegazioni congiunte
del movimento integralista palestinese Hamas arrivate da Gaza e da Damasco ed il capo
dei servizi segreti egiziani Omar Suleiman. Da quanto si è appreso, gli esponenti
di Hamas dovrebbero comunicare la propria disponibilità ad accettare una tregua di
un anno (si parla anche di un anno e mezzo) con Israele, che l'Egitto sta mediando
da alcune settimane. Da parte sua, il presidente palestinese Abu Mazen, dopo l’incontro
ieri a Parigi con il presidente Nicolas Sarkozy all’Eliseo, prosegue il tour di consultazioni
in Europa. E c’è da dire che l'unità dei gruppi politici palestinesi è il tema di
un incontro convocato d'urgenza tra i ministri degli Affari Esteri arabi, oggi ad
Abu Dhabi.
Pakistan I miliziani islamici hanno fatto saltare in aria
un ponte, nel nord-ovest del Pakistan, al passo di Khyber, principale via di collegamento
con l'Afghanistan. La struttura, fatta esplodere poco dopo la mezzanotte, era utilizzata
per il trasporto di merci, destinate sia ai soldati della forza internazionale Nato
nel Paese sia al mercato afghano. Intanto nella valle di Swat, sempre in Pakistan,
le forze di sicurezza hanno sferrato un attacco contro i talebani, uccidendone almeno
35.
Somalia Almeno 16 persone sono state uccise, ieri, a Mogadiscio
dalle forze di pace dell'Unione Africana. I militari hanno aperto il fuoco dopo che
una mina anticarro era esplosa al passaggio di un loro veicolo. Altre fonti parlano
di molte più vittime. Alcuni civili denunciano la presenza dell’esercito etiope che
sarebbe rientrato in Somalia, lasciata solo due mesi fa, e che avrebbe creato un posto
di blocco vicino Baladwayne. Il governo etiope però smentisce. Intanto nelle acque
a largo della Somalia i pirati hanno rilasciato un cargo turco e i suoi undici membri
di equipaggio che erano stati catturati a metà dicembre.
Gheddafi eletto
presidente dell’Unione Africana Si è concluso ieri con l’elezione del libico
Muhammar Gheddaffi alla presidenza dell’Unione africana il 12mo summit degli Stati
membri dell’organizzazione continentale panafricana. Del tutto disatteso il tema principale
del vertice dedicato essenzialmente allo sviluppo economico ed infrastrutturale del
continente. Stefano Leszczynski ha intervistato Angelo Turco, docente,
presso l’Università de L’Aquila, di geografia dello sviluppo in Africa:
R. – E’ vero
che l’Unione Africana è un organismo troppo debole, ma è altrettanto vero che manca
– a questi organismi internazionali panafricani – una cultura dello sviluppo economico.
C’è, piuttosto, un’attenzione ai temi della politica. In realtà, la politica non può
risolvere tutto, l’economia ha le sue regole, i suoi tempi, ma tutto questo fa fatica
a penetrare nelle stanze dei poteri che interpretano e gestiscono l’Unione Africana.
E questo, naturalmente, è tanto più rilevante in un momento di crisi profonda, come
questo, che investe l’Africa in un modo che può diventare anche molto drammatico.
D.
– L’elezione del presidente libico Gheddafi cosa significa per il prossimo anno di
gestione dell’Unione Africana?
R. – Sicuramente cambia
lo spirito nella conduzione dell’Unione Africana e cambia anche lo stile: tanto quello
del presidente tanzaniano, Jakaya Kikwete, era discreto e il più possibile lontano
dai riflettori della scena internazionale, tanto quello di Gheddafi ci possiamo aspettare
sarà molto mediatizzato.
D. – Un aspetto salutato
con particolare favore è stato quello relativo al rafforzamento dell’organismo panafricano
e all’intenzione di andare verso una strada che potrebbe portare alla creazione degli
Stati Uniti d’Africa…
R. – E’ un obiettivo necessario
per il futuro dell’Africa ed occorre renderlo realistico. Ci vuole tempo ed occorre
lavorare molto adeguatamente per arrivare a delle soluzioni condivise di tutta una
serie di problemi e all’istituzione di organismi che poi siano in grado di funzionare.
Spagna Almeno
dieci persone sono state arrestate a Barcellona perchè sospettate di avere legami
con il terrorismo islamico. Tutti gli arrestati sarebbero di nazionalità pachistana.
Secondo alcune fonti sarebbero accusati anche di falsificazione di documenti per conto
di al Qaeda.
Immigrazione irregolare nelle Canarie Un barcone con
a bordo 77 immigrati, tre dei quali morti, è giunto questa notte al porto di Arguineguin,
nell'arcipelago spagnolo delle Canarie. L'imbarcazione proveniva probabilmente dalla
Gambia ed è giunta nella Gran Canaria dopo circa 10 giorni di viaggio. Sembra che
molti dei clandestini siano in difficili condizioni di salute e sembra ci fossero
almeno dieci bambini. Domenica altri 68 immigrati, anche loro subsahariani, sono giunti
al porto di La Luz, sempre nelle Canarie.
Via libera Ue a misure francesi
su prodotti che rispettano l’ambiente La Commissione europea ha dato luce verde
allo schema francese di prestiti a tasso ridotto per le imprese che investono in prodotti
‘verdi’. È quanto annunciato oggi a Bruxelles. “Il piano francese riguarda le imprese
che fanno investimenti sostenibili per l'ambiente, incluso il settore dell'auto”,
ha detto Jonathan Todd, portavoce della commissaria Ue alla concorrenza Neelie Kroes,
precisando che il piano fa parte della risposta della Francia alla crisi economica.
Lo schema di credito “sosterrà in particolare le imprese che si trovano davanti al
problema del finanziamento per la stretta del credito, facilitando al tempo stesso
gli investimenti in prodotti che aiutano l'ambiente”.
Grecia Nuovi
scontri stamani tra polizia e agricoltori dell'isola di Creta giunti ieri nel porto
ateniese del Pireo per rivendicare una quota maggiore del pacchetto da 500 milioni
di euro offerto dal governo. Gli incidenti seguono quelli di ieri e il fallimento
dei negoziati con esponenti dei Ministeri dell'agricoltura e dell'economia e rischiano
di riaccendere la tensione dopo la fine della rivolta della categoria che per due
settimane aveva paralizzato le comunicazioni interurbane greche a causa dei blocchi
con i trattori. Al momento rimane solo un blocco importante al confine bulgaro. Al
Pireo si è recato oggi il leader dell'opposizione socialista Papandreu, che critica
la posizione del governo di Costas Karamanlis nella vertenza per parlare con i contadini
che impediscono ai traghetti per Creta di partire e attraccare, mentre sull'isola
resta occupata in segno di solidarietà la sede della regione.
Serbia La
Serbia ha incassato da Gazprom i 400 milioni di euro pagati dal colosso energetico
russo per l'acquisto del 51% di Nis (Naftna Industrja Srbije), l'Industria Petrolifera
Serba. L'intesa era stata sottoscritta a Mosca il 24 dicembre scorso alla presenza
dei presidenti dei due Paesi, il russo Dmitri Medvedev e il serbo Boris Tadic. Il
governo serbo mantiene il possesso del restante 49% di Nis, e ha propri rappresentanti
nel consiglio di amministrazione e nel comitato di sorveglianza. L'accordo energetico
con Belgrado prevede anche la costruzione da parte dei russi di un gasdotto, denominato
"South Stream", destinato a far arrivare il gas russo nei Balcani passando per Mar
Nero, Bulgaria, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Slovenia, fino all'Italia. La
stampa di Belgrado riporta oggi con grande evidenza la notizia dell'arrivo dei 400
milioni di euro da Gazprom. Tra gli altri, il quotidiano Blic (Lampo) nota in prima
pagina come tale somma rappresenti una boccata d'ossigeno per il dinaro, la valuta
serba molto indebolita negli ultimi mesi a causa della crisi globale che sta colpendo
duramente anche l'economia della Serbia.
Russia-Usa L'interazione
fra Russia e Usa è importante, occorre mantenere contatti intensi: è quanto emerge
in una telefonata fra il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il segretario
di Stato americano Hillary Clinton. Lo riferisce l'agenzia Interfax citando dei portavoce
e precisando che il colloquio è avvenuto ieri sera su iniziativa di Washington. I
due hanno sottolineato che è importante cooperare in tutta la sfera bilaterale, comprese
le questioni relative al dialogo strategico e alla cooperazione economica. I due si
sono accordati per mantenere contatti stretti su tutti i problemi bilaterali e internazionali.
Hillary
Clinton in Asia Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, si prepara alla
sua prima missione all'estero di metà febbraio non incontrando, come i suoi predecessori
Condoleezza Rice e Colin Powell, gli alleati del Vecchio Continente, ma partendo dal
Giappone, per toccare poi Cina e Corea del Sud. Lo riferisce la stampa in Asia e lo
confermano fonti diplomatiche negli Stati Uniti. Salvo cambi di programma e malgrado
il dipartimento di Stato americano non abbia fornito conferme, la scelta del Sol Levante
come prima tappa internazionale del tour asiatico è stata valutata come un messaggio
di Washington a favore dell'alleanza bilaterale. Dalla Clinton, che appena la scorsa
settimana ha spiegato di vedere i colloqui a Sei (che coinvolgono le due Coree, Usa,
Cina, Russia e Giappone) sul processo di denuclearizzazione della Corea del Nord come
essenziale, ci si attende la conferma sul cambio di rotta dell'amministrazione Usa,
come detto più volte dal presidente Barack Obama, attraverso un atteggiamento che
dia spinta al dialogo su base multilaterale. Appena a metà gennaio, l'ex First Lady,
nel corso di una audizione al Senato sulla sua candidatura per guidare la diplomazia
americana, aveva definito l'alleanza con il Giappone “un fondamento della politica
Usa in Asia”, mentre, non più di un anno fa, aveva sostenuto, in un intervento sull'autorevole
"Foreign Affairs", che quella tra Usa e Cina sarebbe stata "la relazione bilaterale
più importante nel mondo" in questo secolo.
Giappone: prestito di 100 miliardi
di dollari al Fmi Il Fondo monetario internazionale (Fmi) sta completando le
negoziazioni per il prestito da 100 miliardi di dollari messi a disposizione dal Giappone.
Lo ha spiegato il direttore generale, Dominique Strauss-Kahn, parlando nel corso di
una conferenza online da Washington, dedicata all'Asia. Strauss-Kahn ha espresso l'auspicio
che altri Paesi “seguano” l'esempio di Tokyo, che vanta il secondo più cospicuo pacchetto
di riserve valutarie alle spalle della Cina. Il premier giapponese, Taro Aso, aveva
espresso a novembre la volontà di aiutare l'Fmi nell'opera di assistenza finanziaria
a quei Paesi che sono stati duramente colpiti dalla crisi in atto a livello mondiale.
Il Fondo, da parte sua, ha tentato negli ultimi mesi di raddoppiare la sua capacità
di concedere prestiti, fino al totale di 500 miliardi di dollari, allo scopo di rafforzare
la fiducia sul fatto che l'istituzione possa far fronte ad altre emergenze, in aggiunta
alle difficoltà già avute, ad esempio, da Ucraina, Pakistan e Islanda.
Questione
nucleare: contatti di Obama con Seul Il presidente degli Stati Uniti, Barack
Obama, ha telefonato al suo omologo sudcoreano Lee Myung-Bak sottolineando l'impegno
a lavorare insieme per mettere fine al programma nucleare avanzato da Pyongyang. Lo
ha reso noto la Casa Bianca. I due leader “hanno discusso della Corea del Nord e si
sono trovati d'accordo per lavorare insieme, e di concerto con l'intermediario per
i negoziati a sei sul nucleare, al fine di ottenere l'eliminazione delle armi e dei
programmi nucleari nordcoreani”, ha riferito il portavoce della Casa Bianca, Robert
Gibbs, in un comunicato. Il portavoce della presidenza sudcoreana, Lee Dong-Kwan,
ha fatto sapere che la telefonata tra i due leader è durata circa 15 minuti. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza e di Francesca Ciacci)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 34
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