Il cardinale Vanhoye ricorda l'importanza della Lectio Divina
Occorre leggere la Bibbia con un autentico spirito di fede e di preghiera: è l’invito
lanciato dal cardinale Albert Vanhoye, segretario emerito della Pontificia Commissione
Biblica, attraverso le pagine della rivista cattolica spagnola “Ecclesia”. In una
lunga intervista ripresa dall'agenzia Aciprensa, il porporato ribadisce che “la Bibbia
è un testo che esprime la fede. Per accoglierlo in modo serio e profondo, è essenziale
accostarsi ad esso con un atteggiamento di fede. Dall’altra parte, esiste la convinzione
che la Bibbia sia al tempo stesso un libro storico, non una parola puramente teorica,
poiché si tratta di una rivelazione attraverso i fatti e gli avvenimenti”. Poi, il
cardinale Vanhoye ribadisce il principio secondo il quale “la Sacra Scrittura è essenziale
per conoscere Cristo, per seguirlo, per cercare tutte le dimensioni del suo mistero,
per comprendere la stretta relazione tra ricerca esegetica e approfondimento della
fede e della vita spirituale”. Quanto all’influenza della Parola di Dio nella vita
spirituale dei cattolici, il Segretario emerito della Pontificia Commissione Biblica
sottolinea come manchino ancora due cose: ”da una parte, i mezzi, gli strumenti materiali
che aiutino i fedeli ad accogliere la Bibbia nel modo migliore. Dall’altra, la meditazione
dei credenti sul testo biblico”; perché “come ha affermato più volte Benedetto XVI,
la Lectio Divina può essere un rimedio molto adatto a questo scopo”. Si tratta, infatti,
continua il porporato, di una metodologia che “ha il grande merito di porre l’attenzione
innanzitutto sul testo biblico, considerato di per sé, nel suo preciso significato.
La Lectio Divina parte proprio dalla lettura attenta della Scrittura”. Infine, rispondendo
ad una domanda su come evitare che la Bibbia si trasformi in mero oggetto di studio
da parte dei biblisti contemporanei, separato dalla vita spirituale, il porporato
ricorda che “gli esegeti non si possono accontentare di studiare i testi. Devono meditarli
in un contesto di ricerca del Signore e di comunione con Lui, restando sempre coscienti
del fatto che solo Cristo dona tutta la ricchezza della vita ispirata, solo Lui apre
pienamente le nostre menti alla comprensione della Scrittura”. Il rimedio più efficace,
allora, conclude il cardinale Vanhoye, sarà “la preghiera, intesa come meditazione
che cerca l’unione con il Signore, l’accoglienza della sua luce e del suo amore. Solo
questo può preservare dal pericolo di un atteggiamento razionalista e sterile, che
può diventare un ostacolo per la vita dei fedeli”. (I.P.)