Associazioni cattoliche preoccupate per le proposte di legge sull'immigrazione
Senza integrazione non si garantisce la sicurezza ma si accresce l'emarginazione costringendo
alla illegalità molti immigrati e le continue discriminazioni portano a violenze più
o meno eclatanti. E’ il messaggio lanciato ieri dalla Comunità di Sant'Egidio, dalle
Acli, dall’Associazione Papa Giovanni XXIII e dal Centro Astalli in vista della discussione
al Senato sul pacchetto sicurezza. Insieme hanno voluto avanzare alcune proposte di
modifica al testo in favore dei diritti degli immigrati. Ce ne parla Gabriella
Ceraso:
Il reato
di clandestinità non aumenterà la sicurezza, ma solo le spese processuali. Le variazioni
in materia di matrimonio e cittadinanza nuoceranno gravemente al diritto alla famiglia,
che serve per la stabilità e la sicurezza sociale. Il divieto di iscrizioni anagrafiche
in mancanza di alloggio lascerà senza residenza, sostegno e visibilità migliaia di
immigrati, anche legalmente in Italia. Ribattono punto per punto le associazioni cattoliche
laddove temono che il pacchetto sicurezza modificherà in peggio la vita degli immigrati
e promuovono una politica seria e semplificata, un vero e proprio governo del fenomeno,
senza gridare all’emergenza. Marco Impagliazzo, presidente della
Comunità di Sant’Egidio:
“Il clima adesso per gli immigrati è troppo
peggiorato: non c’è più la considerazione di queste persone, con i loro diritti, ma
al massimo li accettiamo come lavoratori”. A preoccupare le
condizioni delle famiglie di immigrati, con nuove tasse cui far fronte e nuovi vincoli:
“La
cittadinanza verrebbe concessa dopo due anni dal matrimonio e non si può sposare il
cittadino o la cittadina immigrata senza permesso di soggiorno. Sono gravi limitazioni
all’esercizio del matrimonio che, peraltro, è dimostrato essere uno dei migliori elementi
di integrazione. L’altro punto è l’introduzione di una tassa ulteriore per il rinnovo
del permesso di soggiorno a famiglie che già fanno fatica a vivere dignitosamente
e che già incidono sul nostro Pil. Sono sistemi che aggravano la loro posizione, invece
che facilitarla”.
“No” dicono le associazioni anche alla detenzione
degli irregolari nei centri di identificazione fino a 18 mesi: lede la dignità umana
e soprattutto non serve a scoraggiare i flussi. Padre Giovanni La Manna
del Centro Astalli:
“O troviamo la volontà di risolvere i problemi nei
Paesi di provenienza oppure i soldi per gli accordi, le motovedette, non servono.
E quei soldi andrebbero rimessi sui progetti di integrazione”.
La sicurezza,
dunque, o è di tutti o non è per nessuno. Non bisogna trovare dei capri espiatori,
bensì cambiare il giudizio della società nei confronti degli immigrati.