2009-02-03 15:51:00

Associazioni cattoliche preoccupate per le proposte di legge sull'immigrazione


Senza integrazione non si garantisce la sicurezza ma si accresce l'emarginazione costringendo alla illegalità molti immigrati e le continue discriminazioni portano a violenze più o meno eclatanti. E’ il messaggio lanciato ieri dalla Comunità di Sant'Egidio, dalle Acli, dall’Associazione Papa Giovanni XXIII e dal Centro Astalli in vista della discussione al Senato sul pacchetto sicurezza. Insieme hanno voluto avanzare alcune proposte di modifica al testo in favore dei diritti degli immigrati. Ce ne parla Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Il reato di clandestinità non aumenterà la sicurezza, ma solo le spese processuali. Le variazioni in materia di matrimonio e cittadinanza nuoceranno gravemente al diritto alla famiglia, che serve per la stabilità e la sicurezza sociale. Il divieto di iscrizioni anagrafiche in mancanza di alloggio lascerà senza residenza, sostegno e visibilità migliaia di immigrati, anche legalmente in Italia. Ribattono punto per punto le associazioni cattoliche laddove temono che il pacchetto sicurezza modificherà in peggio la vita degli immigrati e promuovono una politica seria e semplificata, un vero e proprio governo del fenomeno, senza gridare all’emergenza. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

“Il clima adesso per gli immigrati è troppo peggiorato: non c’è più la considerazione di queste persone, con i loro diritti, ma al massimo li accettiamo come lavoratori”.
 
A preoccupare le condizioni delle famiglie di immigrati, con nuove tasse cui far fronte e nuovi vincoli:

“La cittadinanza verrebbe concessa dopo due anni dal matrimonio e non si può sposare il cittadino o la cittadina immigrata senza permesso di soggiorno. Sono gravi limitazioni all’esercizio del matrimonio che, peraltro, è dimostrato essere uno dei migliori elementi di integrazione. L’altro punto è l’introduzione di una tassa ulteriore per il rinnovo del permesso di soggiorno a famiglie che già fanno fatica a vivere dignitosamente e che già incidono sul nostro Pil. Sono sistemi che aggravano la loro posizione, invece che facilitarla”.

“No” dicono le associazioni anche alla detenzione degli irregolari nei centri di identificazione fino a 18 mesi: lede la dignità umana e soprattutto non serve a scoraggiare i flussi. Padre Giovanni La Manna del Centro Astalli:

“O troviamo la volontà di risolvere i problemi nei Paesi di provenienza oppure i soldi per gli accordi, le motovedette, non servono. E quei soldi andrebbero rimessi sui progetti di integrazione”.

La sicurezza, dunque, o è di tutti o non è per nessuno. Non bisogna trovare dei capri espiatori, bensì cambiare il giudizio della società nei confronti degli immigrati.







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