Spagna: polemiche sull'obiezione di coscienza per l'Educazione alla Cittadinanza
La Corte Suprema, dopo tre giorni di deliberazioni, ha stabilito che “non esiste il
diritto all’obiezione di coscienza” nel caso della materia scolastica “Educazione
per la Cittadinanza” (EpC) con 22 voti a favore e 7 contrari. Per la Corte, la materia
“non lede il diritto dei genitori a scegliere per i loro figli l’educazione religiosa
e morale che desiderano”. La sentenza, - riferisce l'agenzia Fides - il cui testo
sarà reso noto nei prossimi giorni, servirà come criterio di riferimento che tutti
i tribunali della Spagna dovranno adottare. Per i genitori obiettori che si battono
in difesa della loro libertà e quella dei loro figli, il fatto è inaccettabile poiché
“un Governo democratico non può essere insensibile davanti ad una realtà che ha portato
a presentare più di 52 mila obiezioni nei confronti della materia Educazione per la
Cittadinanza e quasi 2000 ricorsi giudiziari”. Le Organizzazioni che difendono l’obiezione
di coscienza rispetto all’insieme di materie che rientrano nell’Educazione per la
Cittadinanza, hanno però aggiunto che mancano ancora molti dati sulla sentenza per
giudicarla nel suo insieme. Tutto fa pensare che si tratterà di una sentenza complessa
e piena di sfumature, poiché sono stati necessari due giorni e mezzo per arrivare
ad una decisione da parte dell’Alto Tribunale. Queste organizzazioni non scartano
l’ipotesi di intraprendere azioni future una volta conosciuta la sentenza nella sua
interezza, sia davanti al Tribunale Costituzionale che rivolgendosi ad altre alte
istanze internazionali. Il vescovo di Palencia, mons. José Ignacio Munilla, appena
saputo della sentenza, ha scritto una Nota nella quale afferma che “quando un padre
discerne in coscienza che suo figlio non deve frequentare l’Educazione per la Cittadinanza,
prende una decisione che riguarda esclusivamente la sua famiglia, senza conseguenze
gravose per terzi. L’obiezione all’EpC non implica perciò che i compagni dell’obiettore
debbano assumersene le conseguenze, come era il caso del servizio militare”. Perciò
il vescovo denuncia che non si può affermare “che il principio di obiezione di coscienza
venga riconosciuto o scartato a seconda che la materia dell’obiezione venga considerata
politicamente corretta o meno”. Secondo mons. Munilla, “ha molto poco senso che sia
un tribunale a stabilire se i contenuti dell’EpC intaccano le convinzioni morali dei
genitori”, proprio perché questa decisione spetta ai genitori. “Se si nega ai genitori
questo discernimento, nella pratica non si sta riconoscendo il diritto all’obiezione
di coscienza”. (R.P.)