Filippine: dichiarazione dei vescovi sulla “Magna Charta dei diritti delle donne”
Sì al riconoscimento della pari dignità tra uomo e donna, no all’ideologia dell’identità
di genere che svilisce il matrimonio, la maternità e la famiglia. È questa in sintesi
la posizione contenuta in una dichiarazione dei vescovi filippini in merito ad una
proposta di legge che vuole recepire nel Paese i principi contenuti nella Convenzione
delle Nazioni Unite sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro
le donne. Il progetto di legge, intitolato “Magna Charta dei diritti delle donne”,
è stato presentato nel maggio dell’anno scorso e deve ora passare per la seconda lettura
al Senato, al cui presidente è indirizzata la nota dei vescovi. Nel provvedimento
si parla, tra l’altro, di diritto delle donne a una maternità sicura e ad accedere
all’educazione e ai servizi per la pianificazione familiare, di educazione sessuale
per le adolescenti, ma anche di integrazione della parità di genere nei programmi
di sviluppo. Intitolata “La dignità delle donne è ordinata a Dio”, la nota dell’episcopato
esprime apprezzamento per lo sforzo del legislatore di eliminare ogni forma di discriminazione
contro le donne: “L’uomo e la donna – si legge - condividono la piena uguaglianza
nella dignità e nei diritti che dovrebbero permeare tutte le attività in tutti gli
ambiti della vita umana, perché sono stati creati ambedue ad immagine di Dio”. Tuttavia,
ammoniscono i presuli , “nonostante i suoi indubbi meriti”, il testo contiene “anche
alcune idee e novità nel linguaggio che mettono in pericolo il bene comune” e sono
incompatibili con la Costituzione filippina che difende la vita e la famiglia. Innovazioni
ispirate a quella ideologia di genere alla base di molti documenti delle Nazioni Unite,
secondo la quale la differenza sessuale tra un uomo e donna non si fonderebbe sulla
natura, ma sul tipo di educazione ricevuta, per cui “si può essere eterosessuali,
omosessuali, bisessuali o transgender a seconda delle preferenze o gli orientamenti
individuali”. “Questa confusione distorce la verità di Dio sull’uomo”, affermano i
vescovi filippini. “Se la carità cristiana ci invita alla comprensione e compassione
verso le persone psicologicamente e socialmente diverse dagli altri, ci opponiamo
a una legge che cerca di sostituire l’identità sessuale determinata da Dio con un
genere costruito artificialmente sulle preferenze e orientamenti sessuali di una persona”.
Di qui l’appello ai membri del Congresso ad approvare una legge che riconosca nel
disegno divino “la fonte ultima della vera dignità di ogni uomo e donna”. Nella lettera
di accompagnamento alla dichiarazione, il presidente della Conferenza episcopale filippina
mons. Angel Lagdameo arcivescovo di Jaro, ha annunciato che essa sarà resa pubblica
“per informare e guidare i fedeli”. (L.Z.)