2009-01-29 14:44:27

Crisi economica mondiale: 50 milioni di nuovi disoccupati


E’ ancora il tema della crisi economica a dominare il dibattito internazionale per contrastare la congiuntura mondiale negativa. Il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha annunciato dal Forum di Davos, in Svizzera, possibili nuovi tagli ai tassi d’interesse, sotto l’attuale soglia del 2%. L’Organizzazione internazionale del lavoro lancia intanto l’allarme occupazionale a livello mondiale, con la perdita stimata di almeno 50 milioni di posti di lavoro e un impoverimento ulteriore delle popolazioni. Altrettanto allarmanti sono le stime di crescita mondiale del Fondo monetario internazionale che vengono riviste al ribasso fino al 2010. Sui dati diffusi da questi organismi internazionali sentiamo Alberto Quadrio Curzio, economista presso l’Università cattolica di Milano, intervistato da Stefano Leszczynski.RealAudioMP3

R. – Indubbiamente la crisi ha una portata globale e quindi i dati della Organizzazione internazionale del lavoro, che da un lato prefigurano un aumento dei disoccupati nella misura di 50 milioni e circa 200 milioni in più in condizioni di estrema povertà, sono dei dati a dir poco traumatici. Naturalmente non basta rilevare che gli eventi hanno questa possibile configurazione, ma bisognerebbe anche trovare gli strumenti per porre rimedi ad eventi di tal fatta, cosa che non sempre gli organismi internazionali fanno.
 
D. – Ecco, gli organismi internazionali, per la verità, hanno anche criticato le politiche dei singoli governi messe in atto per contrastare la crisi: le considerano insufficienti. Sono effettivamente così deboli i governi ad affrontare la crisi?
 
R. – Io credo che sia difficile configurare oggi come oggi delle azioni più incisive, anche perché ciascuno ha i suoi vincoli. Tuttavia, credo che le azioni sarebbero molto più efficaci se fossero azioni congiunte, azioni di somma, piuttosto che azioni di disgiunzione. Lo stesso vale, soprattutto per quanto mi riguarda, per l’Unione Europea, che a mio avviso agisce, su base troppo nazionale, invece che agire su base intergovernativa comunitaria.
 
D. – Il presidente della Banca Centrale Europea ha detto che le politiche monetarie che agiscono sui tassi non sono l’unica soluzione, non sono la panacea...
 
R. – L’abbassamento ulteriore dei tassi di interesse, se poi l’erogazione del credito da parte del sistema bancario al sistema delle imprese non è adeguatamente fluido, serve a ben poco. Il problema è far sì che la domanda in questo momento, a mio avviso, quella di investimenti e per infrastrutture, non quella di consumi, riparta. E sono sicuro che se l’Europa lo facesse, uscirebbe da questa crisi molto più rapidamente degli Stati Uniti perchè ha dei “fondamentali”, come si dice oggi, migliori di quelli degli Stati Uniti.







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