2009-01-29 14:52:34

Aumentate di 100 milioni dal 2007 le persone che soffrono la fame


Oltre 55 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni rischiano la morte per la mancanza di alimenti. Altri 19 milioni patiscono una malnutrizione definita acuta. Complessivamente, sono circa un miliardo le persone che in Asia, Africa e America Latina soffrono la fame. Sono circa 100 milioni in più rispetto al 2007. Sono questi alcuni dei drammatici dati presi in esame durante il vertice delle Nazioni Unite sulla sicurezza alimentare conclusosi martedì scorso a Madrid. L’attuale scenario resta preoccupante anche a causa di carestie e per l’aumento dei prezzi delle materie prime, come conferma al microfono di Luca Collodi, Stefano Masini, responsabile Aziende e Territorio della Coldiretti:RealAudioMP3

R. – Il quadro è sicuramente preoccupante, perché non sono stati rispettati neppure quegli obiettivi minimi che la Fao aveva rappresentato, di ridurre il numero delle persone malnutrite che, nel corso degli ultimi mesi è addirittura aumentato, raggiungendo un miliardo di persone che soffrono la fame. Durante la speculazione finanziaria, le condizioni di vaste fasce di popolazione dei Paesi del Sud è aumentata, e sotto questo profilo gli Stati ricchi del Nord sono rimasti fermi nel discutere le varie misure da adottare. Ora, la dichiarazione di Madrid sembra, di nuovo, muovere un interesse a risolvere, in un quadro coordinato d’interventi, questo problema comune del globo.
 
D. – Masini, un risultato c’è stato: l’incontro dell’Onu a Madrid sulla sicurezza alimentare ha portato alla creazione di un ente internazionale per aiutare i contadini poveri in difficoltà nel Sud del mondo…
 
R. – Si tratta proprio di pensare ad un modello di sviluppo dell’agricoltura che sia interno alle politiche economiche degli Stati, soprattutto dei Paesi più ricchi, che alimentano politiche d’espansione dei mercati, perché c’è un problema di fame sia in presenza di scarsità fisica di alimenti, sia in ragione del crollo della capacità di procurarsi le risorse finanziare per acquistare gli alimenti. Dunque, bisogna rivitalizzare le economie locali, consentire una politica di espansione dei consumi, di modo che gli agricoltori possano consolidare le produzioni locali. Noi dobbiamo pensare a ri-orientare molte agricolture locali sul terreno dello sviluppo, garantendo poi la costruzione di filiere locali; insomma, fare economia nei territori, piuttosto che alimentare queste grandi esportazioni dal Sud al Nord. Allora, più agricoltura locale e meno flussi governati e diretti da società di controllo del capitale finanziario.
 
D. – Quindi, ripensare all’agricoltura, ma forse bisognerebbe anche creare una gestione più efficiente dei soldi che servono per combattere la fame nel mondo…
 
R. – Noi dovremmo pensare – e non è difficile – ad organizzare tanti, piccoli microinterventi nei territori, e soprattutto attraverso le organizzazioni - molto impegnate - di volontari, per rendere anche culturalmente più dotate le comunità locali di quegli elementi di conoscenza, per migliorarne poi le condizioni di vita. Ecco, occorre rendere più libere queste comunità di decidere anche il proprio destino, la propria sovranità alimentare. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







All the contents on this site are copyrighted ©.