2009-01-28 15:23:52

Kenya: i vescovi criticano le misure governative anticrisi


I vescovi del Kenya hanno espresso forti dubbi sull’efficacia delle misure annunciate dal Presidente Mwai Kibaki per fare fronte alla grave carestia che ha colpito il Paese e che minaccia la sopravvivenza di 10 milioni di persone. Venerdì il Capo dello Stato keniota ha dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza, annunciando la decisione del governo di importare dall’estero 7 milioni di sacchi di mais da vendere a prezzi calmierati. Una misura che, secondo i vescovi, non aiuterà a risolvere la crisi alimentare e anzi rischia di peggiorarla anche a danno dei coltivatori che non vogliono mettere sul mercato le loro scorte di mais per non venderle sotto-costo: “Perché importare mais quando i nostri agricoltori hanno mais che non vogliono vendere in perdita? Il mais importato costa forse meno?”, chiedono i presuli in un’inserzione a pagamento pubblicato in questi giorni su un giornale locale. Nell’inserzione - riferisce l'agenza Cisa - essi denunciano i ritardi e le inadempienze dell’Esecutivo nel far fronte alla crisi, le cui cause rimontano alle violenze scatenatesi dopo le contestate elezioni presidenziali del dicembre 2007 che impedirono i raccolti. In particolare, giudicano del tutto inadeguati i risarcimenti offerti agli agricoltori danneggiati dagli scontri. Infine, i vescovi chiedono che venga fatta piena luce sulla svendita e la scomparsa di tonnellate di mais dai magazzini gestiti dal National Cereals and Produce Board (il Comitato che controlla la produzione e lo stoccaggio di cereali e altri prodotti agricoli in Kenya). La truffa ha contribuito al rincaro della farina di mais, che è il cibo principale dei keniani. Dopo un’inchiesta interna il Governo ha annunciato lunedì lo scioglimento del Comitato. (L.Z.)







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