2009-01-27 15:10:46

Le ferite invisibili dei bambini a Gaza: l'azione dell'Unicef


La violenza non smette di imperversare nel conflitto tra israeliani e palestinesi e al di là della conta di morti e feriti ci si chiede come sopravvivano le popolazioni civili coinvolte in questa guerra senza fine. Roberta Gisotti ha intervistato Marilena Viviani, dell’Ufficio regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa:RealAudioMP3


D. – Dott.ssa Viviani, come state operando per aiutare le persone a Gaza dopo il cessate il fuoco? Quali sono le urgenze sul campo?

 
R. – Proprio negli ultimi due, tre giorni abbiamo un’equipe che è proprio a Gaza per fare un’analisi dei bisogni, per capire le necessità di base. C’è stato immediatamente un supporto in termini di materiale sanitario, materiale per l’igiene e anche materiale educativo ed un intervento fatto con le comunità locali per aiutare i bambini direttamente anche nei loro bisogni di tipo psico-sociale.

 
D. – Oltre all’Unicef sono presenti altre organizzazioni umanitarie. Come vi state coordinando per aiutare nel concreto le persone a riprendere i ritmi quotidiani di vita?

 
R. – Nella Striscia di Gaza il 70 per cento della popolazione è ancora nello statuto di rifugiato. Per questo è stata sempre operativa l’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza ai rifugiati palestinesi) che è una delle agenzie più grandi dell’ONU, ed è l’agenzia che ha la maggiore capacità di intervenire ed anche quella che è stata più colpita dal conflitto. Noi lavoriamo con loro per gli aiuti di emergenza nel settore dell’assistenza sanitaria, della nutrizione, dell’acqua, e anche negli interventi educativi e psico-sociali. Lavoriamo poi anche molto con le organizzazioni non-governative.

 
D. – A questo proposito ci sono ferite del corpo e ferite della mente da curare, specie tra i bambini e i ragazzi. Ci sono programmi specifici di sostegno psicologico?

 
R. – Sì, ci sono le ferite che noi diciamo visibili, che hanno colpito molto tutti noi negli ultimi giorni e poi ci sono le ferite invisibili, quelle molto difficili da curare, perché a volte si vedono non nell’immediato, ma più tardi, nei giorni, nei mesi, negli anni a seguire. Questo è stato fin dall’inizio per l’Unicef un intervento prioritario: poter guardare i bambini nel loro insieme, potersene occupare sia dal lato della sopravvivenza fisica, ma anche della protezione e dell’aspetto psico-sociale. L’assistenza migliore è aiutare le loro famiglie, le loro comunità, le scuole anche, che a Gaza hanno riaperto tre giorni fa e per le prime due settimane non fanno lezione, fanno solo attività di animazione per poter dare di nuovo il senso a questi bambini di una vita da bambini. E noi li sosteniamo con materiale educativo, materiale pedagogico e altri interventi ad esempio per evitare che ci siano altri feriti, ripulendo le scuole da ordigni che sono rimasti inesplosi.

 
D. – Dott.ssa Viviani, lei ha vissuto diversi anni in Medio Oriente, anche a Gaza, a Gerusalemme. Come operatrice umanitaria le chiedo cosa manca per arrivare alla pace?

 
R. – Quello che manca è forse un impegno un po’ più grande e soprattutto di saper ascoltare le voci dei bambini. I bambini, in tutti i conflitti, sono le vittime più innocenti e vogliono sempre la pace. La pace non è un obiettivo impossibile. Noi non ci occupiamo di politica, ci occupiamo di creare la pace nelle menti dei bambini e credo che questo sarà la strategia che ci aiuterà a continuare a costruire una pace duratura.







All the contents on this site are copyrighted ©.