2009-01-26 11:46:57

Il Pontefice ai Vespri in San Paolo: l'Apostolo delle genti modello e via per la piena unità tra i cristiani


“La conversione di San Paolo ci offre il modello e ci indica la via per andare verso la piena unità. L’unità infatti richiede sempre una conversione che è dono di Cristo Risorto.” Lo ha affermato Benedetto XVI nell’omelia pronunciata ieri durante la celebrazione dei secondi Vespri della Festa della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si è svolta sul tema: “Che formino una cosa sola nella tua mano”. Presenti al rito molti rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali di Roma. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

(musica)

 
Un invito forte a seguire Cristo in modo audace e consapevole, a continuare con perseveranza sulla strada della piena unità, ricercando costantemente - sulle orme di colui che fu Apostolo tra le genti - la conversione del cuore, che esige il nostro si davanti a Dio. Lo ha rivolto ieri sera Benedetto XVI alle centinaia di fedeli riuniti nella Basilica di San Paolo fuori le mura, incoraggiandoli a farsi conquistare da Cristo, a correre verso di lui, per iniziare un nuovo cammino:

 
“In realtà, la conversione di San Paolo non fu un passaggio dall’immoralità alla moralità, da una fede sbagliata ad una fede corretta: fu l’essere conquistato dall’amore di Cristo, la rinuncia alla propria perfezione, fu umiltà di chi si mette senza riserva al servizio di Cristo per i fratelli. E solo in questa rinuncia a noi stessi, in questa conformità con Cristo, possiamo essere uniti anche tra di noi, divenire uno in Cristo. E’ la comunione con il Cristo risorto che ci dona l’unità”.

 
In un mondo segnato da ogni genere di divisioni e alienazioni, dove - ha ribadito il Papa - spesso prevale il tragico rumore della violenza e delle armi, la forza profetica della parola di Dio, grazie anche all’esempio di San Paolo, non viene meno e ci ripete che la pace, l’unità, la comunione sono possibili, così come il profeta Ezechiele annuncia la riunificazione delle tribù di giuda e di Israele, usando l’immagine simbolica di due legni riuniti in uno nella mano del profeta. La posizione della Chiesa, sull’esempio di San Paolo che sotto l’azione dello Spirito Santo diventa uno strumento eletto della predicazione dell’unità, rimane perciò quella della speranza, radicata - ha affermato Benedetto XVI - nella volontà di Dio di trasformare la frattura e la frammentazione in unità ed integrità, l’odio che procura morte in amore che dà vita:

 
“Che deve essere segno e strumento di riconciliazione e di pace anche sul piano storico per tutte le nazioni, l’unità che Dio dona alla sua Chiesa e per la quale noi preghiamo, e naturalmente la comunione in senso spirituale nella fede e nella carità. Ma noi sappiamo che questa unità in Cristo è fermento di fraternità anche sul piano sociale, nei rapporti tra le nazioni e per l’intera famiglia umana. Perciò, la nostra preghiera per l’unità e per la pace chiede sempre di essere comprovata da gesti coraggiosi di riconciliazione tra noi cristiani".

Poi, il Papa si è soffermato sulla necessità che i cristiani che vivono in Terra Santa offrano per primi testimonianza di unità nella diversità, che deve essere considerata non un ostacolo bensì una ricchezza:

"Penso ancora alla Terra Santa, quanto è importante che i fedeli che vivono là, come pure i pellegrini che vi si recano, offrano a tutti la testimonianza che la diversità dei riti e delle tradizioni non dovrebbe costituire un ostacolo al mutuo rispetto e alla carità fraterna nelle diversità legittime di tradizione diverse. Dobbiamo cercare l’unità nella fede”.

 
Esprimendo la necessità di un impegno futuro per trovare nuove vie per la continuazione delle relazioni tra le Chiese e le comunità ecclesiali, il Santo Padre, citando le parole contenute nel Decreto Unitatis Redintegrazio, ha ribadito con forza che un ecumenismo vero è possibile solo attraverso una conversione interiore. Solo il connubio tra conversione, rinnovamento spirituale, carità verso gli altri cristiani può dar vita ad una nuova situazione nelle relazioni ecumeniche:

 
“Rimane aperto davanti a noi l’orizzonte della piena unità. Si tratta di un compito arduo, ma entusiasmante per i cristiani, che vogliono vivere in sintonia con la preghiera del Signore, che tutti siano uno, affinché il mondo creda. Il Concilio Vaticano II ci ha prospettato che il santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità della Chiesa di Cristo, unica, supera le forze e le doti umane”.







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