Il cardinale francese Ricard e i presuli del Belgio sulla revoca della scomunica ai
vescovi lefebvriani
“La remissione della scomunica non è mai un fine ma l’inizio di un processo di dialogo”.
Così il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e membro della Commissione
pontificia “Ecclesia Dei” scrive in una dichiarazione pubblicata ieri dalla Conferenza
episcopale francese a proposito della revoca della scomunica a 4 vescovi della Fraternità
di San Pio X decisa per decreto da papa Benedetto XVI e comunicata sabato scorso.
“Papa Benedetto XVI – scrive il cardinale – ha voluto andare fino in fondo a ciò che
poteva fare come mano tesa, come invito alla riconciliazione. Il Papa, teologo e storico
della teologia, conosce il dramma che rappresenta uno scisma nella Chiesa”. “Lui stesso
si è sentito investito della missione di ricucire i fili sfilacciati dell’unità ecclesiale”.
Il porporato francese invita a questo proposito a ricordare che questo papa “conosce
molto bene il dossier” relativo a mons. Lefebvre in quanto se ne interessò su richiesta
di papa Giovanni Paolo II come allora cardinale Ratzinger, costatando alla fine “il
fallimento della sua missione”. La revoca della scomunica – prosegue Ricard – “apre
un cammino da percorrere insieme. Questo cammino sarà sicuramente lungo. E richiederà
una migliore conoscenza e stima reciproche”. "Con questo gesto di riconciliazione,
non è messo in discussione il Concilio Vaticano II e i suoi insegnamenti”. Ad affermarlo
è padre Eric de Beukelaer, portavoce della Conferenza episcopale belga, alla revoca
della scomunica. Il portavoce dei vescovi del Belgio mette in guardia dal rischio
di “confondere questa questione con eventuali dichiarazioni di un vescovo tradizionalista
che nega la realtà della Shoah” ed aggiunge: “non si può che deplorare tutto questo.
La Shoah resta il simbolo della follia omicida di un regime disumano ossessionato
dall’idea di annientare il popolo ebraico. Qualsiasi persona che ne minimizza la portata,
si comporta da ideologo più che da storico. Ferisce, facendo così, il nostro dovere
di memoria. E’ evidentemente inaccettabile”. (B.C.)