2009-01-26 15:34:10

Il cardinale francese Ricard e i presuli del Belgio sulla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani


“La remissione della scomunica non è mai un fine ma l’inizio di un processo di dialogo”. Così il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e membro della Commissione pontificia “Ecclesia Dei” scrive in una dichiarazione pubblicata ieri dalla Conferenza episcopale francese a proposito della revoca della scomunica a 4 vescovi della Fraternità di San Pio X decisa per decreto da papa Benedetto XVI e comunicata sabato scorso. “Papa Benedetto XVI – scrive il cardinale – ha voluto andare fino in fondo a ciò che poteva fare come mano tesa, come invito alla riconciliazione. Il Papa, teologo e storico della teologia, conosce il dramma che rappresenta uno scisma nella Chiesa”. “Lui stesso si è sentito investito della missione di ricucire i fili sfilacciati dell’unità ecclesiale”. Il porporato francese invita a questo proposito a ricordare che questo papa “conosce molto bene il dossier” relativo a mons. Lefebvre in quanto se ne interessò su richiesta di papa Giovanni Paolo II come allora cardinale Ratzinger, costatando alla fine “il fallimento della sua missione”. La revoca della scomunica – prosegue Ricard – “apre un cammino da percorrere insieme. Questo cammino sarà sicuramente lungo. E richiederà una migliore conoscenza e stima reciproche”. "Con questo gesto di riconciliazione, non è messo in discussione il Concilio Vaticano II e i suoi insegnamenti”. Ad affermarlo è padre Eric de Beukelaer, portavoce della Conferenza episcopale belga, alla revoca della scomunica. Il portavoce dei vescovi del Belgio mette in guardia dal rischio di “confondere questa questione con eventuali dichiarazioni di un vescovo tradizionalista che nega la realtà della Shoah” ed aggiunge: “non si può che deplorare tutto questo. La Shoah resta il simbolo della follia omicida di un regime disumano ossessionato dall’idea di annientare il popolo ebraico. Qualsiasi persona che ne minimizza la portata, si comporta da ideologo più che da storico. Ferisce, facendo così, il nostro dovere di memoria. E’ evidentemente inaccettabile”. (B.C.)







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