“L’etica globale, sfida alla chiesa” al centro della Conferenza dei vescovi dell'Africa
meridionale
“L'etica globale è una sfida alle chiese”. Ad affermarlo è mons. Buti Joseph Tlhagale,
arcivescovo di Johannesburg, nel discorso inaugurale dell'Assemblea Plenaria della
Conferenza dei Vescovi dell'Africa meridionale (SACBC), che si concluderà il 28 gennaio
prossimo. Nel discorso, riportato dall'agenzia Fides, mons. Tlhagale afferma che “la
post modernità sostiene che la realtà sia una costruzione sociale, che la verità te
la costruisci tu. Non vi è alcuna verità oggettiva”. La conseguenza di questa filosofia
è che “Dio stesso è stato spodestato dal piedistallo. Sono l'uomo e la donna a regnare
sovrani. Il singolo è diventato il creatore, ed è padrone del proprio destino”. L’etica
globale esalta il concetto di scegliere, si può scegliere tutto, partendo dall’orientamento
sessuale, per arrivare all’eutanasia e all’aborto. Nel discorso pronunciato dall’arcivescovo,
viene messo in evidenza come per questa visione delle cose “l'eutanasia sia l'espressione
del diritto di scegliere, e in questo modo si afferma anche la dignità della persona.
Salute riproduttiva significa il diritto a non riprodursi. Significa l'aborto sicuro.
Significa il libero accesso ai contraccettivi”. Secondo quanto affermato da mons.
Tlagale, “è stata la Conferenza di Pechino del 1995 che ha eliminato il concetto di
complementarità tra uomo e donna. L'obiettivo è stato quello di ottenere una società
a-sessuale, una società priva di etichette sessuali”. Infine si dice preoccupato per
il “colonialismo biologico”, fenomeno che si potrebbe verificare a causa della legalizzazione
dell’aborto e della legittimazione della fecondazione in vitro nei Paesi africani.
Questo porterà i Paesi industrializzati ad essere cacciatori di ovuli delle donne
africane per utilizzarli nelle ricerche sulle cellule staminali. (F.C.)