Il Messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni Sociali: riflessione di
don Domenico Pompili
Ricorre oggi la memoria di San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, Dottore della
Chiesa, proclamato patrono dei giornalisti cattolici da Papa Pio XI il 26 gennaio
del 1923. Porta la data di questa memoria il Messaggio di Benedetto XVI per la 43.ma
Giornata delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà quest’anno, il prossimo 24 maggio,
sul tema:”Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di
dialogo, di amicizia”. E’ la “generazione digitale”, i giovani che navigano in Internet,
la prima destinataria del Messaggio, protagonisti di una “nuova cultura della comunicazione”.
Al microfono di Luca Collodi, il commento di don Domenico Pompili, direttore
dell’Ufficio Nazionale delle Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana:
R. –
La festa di San Francesco di Sales è legata ad una figura che nella Ginevra calvinista
del suo tempo escogitò forme di prossimità per evangelizzare le persone del tempo,
attraverso dei foglietti che venivano puntualmente recapitati casa per casa. Sono
passati molti anni e il linguaggio si è ovviamente modificato e siamo ormai nell’era
di Internet, ma direi che questo Santo costituisce un riferimento proprio per la sua
audacia nel trovare linguaggi sempre nuovi, per portare sempre la stessa buona notizia.
Mi pare che oggi siamo perfettamente sintonizzati su questa linea. D.
– Nel messaggio, il Papa invita i giovani ad evangelizzare la rete come i discepoli
di Gesù, duemila anni fa, hanno portato il messaggio cristiano nel mondo dell'epoca.
Una sfida importante… R. – Credo che la missione sia la stessa
e tuttavia il contesto culturale è così profondamente segnato dai cambi tecnologici
- cosa peraltro sempre presente nella storia dell’umanità - che ad ogni cambio tecnologico
è necessario aggiornare proprio il linguaggio e rendersi conto che però la missione,
come appunto fa il Papa rivolgendosi in modo privilegiato a quella che viene chiamata
la generazione digitale, la missione è la stessa. Credo che non a caso il Papa si
rivolga ai giovani, essendo questi, anche secondo l’ultima indagine del Censis, i
migliori e più numerosi fruitori di questo nuovo linguaggio. Perciò chi volesse annunciare
il Vangelo nella lingua di Internet, non può prescindere sicuramente dal contributo
dei giovani. Questo spiega perché il Papa abbia direttamente coinvolto queste giovani
generazioni. D. – Don Pompili, le nuove tecnologie, internet,
possono modificare la pastorale della Chiesa ? R. – Direi che
i cambi tecnologici, come è sicuramente Internet che di questo cambio tecnologico
è il fiore all’occhiello, più che cambiare immediatamente la pastorale cambiano la
coscienza delle persone perchè ogni modificazione tecnologica impatta profondamente
la coscienza della persona. Così come nella tradizione orale il senso più diffuso
era l’ascolto e in quella scritta la vista, in questa epoca di oralità secondaria,
come viene detta, probabilmente c’è un rimescolamento di queste due funzioni, ma anche
un modo diverso di approcciare la realtà, con un’intelligenza che forse non è più
semplicemente lineare ma modulare. Tutto questo ci dice che effettivamente Internet
cambia in qualche modo la coscienza delle persone. Però allo stesso tempo esiste una
divisione tra coloro che utilizzano in modo equilibrato, critico e culturalmente maturo
questi nuovi linguaggi e chi invece ne è sprovvisto. Credo che il compito della Chiesa
sia di aiutare a far emergere la robustezza dell’uomo che entra dentro questo mondo
di Internet. (Montaggio a cura di Maria Brigini)