Il Papa al nuovo patriarca di Antiochia dei Siri: la Chiesa annunci Cristo con le
parole dell’Oriente e dell’Occidente
La Chiesa annunci Cristo con “le parole dell’Oriente e dell’Occidente”, seminando
pace e speranza: è quanto ha affermato il Papa ricevendo stamani il nuovo patriarca
di Antiochia dei Siri, Ignace Youssif III Younan, cui ha concesso la comunione ecclesiastica,
dopo la sua elezione al Sinodo dei Vescovi della Chiesa Siro-Cattolica, che si è svolto
a Roma dal 18 al 20 gennaio scorsi. Il servizio di Sergio Centofanti. "Je
vous accueille avec joie ..." Il Papa ha accolto con gioia il nuovo
patriarca di Antiochia dei Siri, auspicando che i membri di questa comunità ecclesiale
possano essere “seminatori di pace in Terra Santa, Iraq e Libano, dove la Chiesa siriana
ha una presenza storica molto apprezzata”. Il nuovo patriarca è nato in Siria 64 anni
fa, ma ha svolto per molti anni il suo servizio episcopale negli Stati Uniti e in
Canada presso la comunità della diaspora, costituita da tanti fedeli cristiani che
hanno lasciato il Medio Oriente “in cerca di migliori condizioni di vita”.
"Mon
désir est qu’en Orient ..." “Il mio desiderio – ha detto il Papa – è
che in Oriente, da dove è venuto l'annuncio del Vangelo, le comunità cristiane continuino
a vivere e testimoniare la loro fede, come hanno fatto nel corso dei secoli, auspicando
che nello stesso tempo possano ricevere adeguate cure pastorali tutti coloro che
si trovano altrove, in modo che possano rimanere legati in modo fruttuoso alle loro
radici religiose”. Benedetto XVI invoca “l'aiuto del Signore per ogni comunità orientale
affinché, dovunque si trovi, sappia integrarsi nel suo nuovo contesto sociale ed ecclesiale,
senza perdere la propria identità portando l'impronta della spiritualità orientale,
in modo che utilizzando “le parole dell'Oriente e dell'Occidente” la Chiesa parli
con efficacia di Cristo all'uomo contemporaneo. Così – ha concluso il Papa - i cristiani
affronteranno le sfide più urgenti dell’umanità, costruiranno la pace e la solidarietà
universale e testimonieranno la "grande speranza", di cui sono portatori instancabili”.