2009-01-22 16:20:41

Il cardinale Scola: la vera laicità dello Stato promuove la libertà religiosa


La vera laicità dello Stato riconosce alla religioni il diritto di partecipare al dibattito pubblico nel rispetto della pluralità degli apporti e delle prospettive. Così il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, nel suo intervento, ieri, al secondo incontro del ciclo "Cattedrale aperta", promosso dall'arcidiocesi di Genova e dedicato al rapporto tra laicità e libertà religiosa. Nell’odierna società globalizzata, dove i continui flussi migratori favoriscono l’incontro fra civiltà e culture è necessario ripensare il rapporto fra laicità dello Stato e libertà religiosa, ha continuato il cardinale Scola. A partire dalla constatazione che, oggi, temi “a fondamento dell’esistenza umana” quali, la vita, la morte e la sessualità, sono affidati, sotto la voce “bioetica”, al potere decisionale di Stato, politica e pubbliche istituzioni, e che il “mescolamento delle genti” pone a confronto culture, tradizioni e religioni differenti, il porporato afferma la necessità “che tutti i soggetti personali e comunitari contribuiscano” al bene comune mediante la “reciproca testimonianza pubblica dei beni di cui sono portatori”. Un diritto di cittadinanza nella sfera pubblica che implica una revisione del concetto di laicità dello Stato. Secondo il cardinale Scola il concetto di Stato laico oggi diffuso si fonda su “un’idea equivoca di neutralità”, che contrappone il pubblico al privato limitando l’espressione del credo religioso e delle diverse concezioni del mondo alla dimensione individuale. Un concetto che affonda le sue radici nella riflessione filosofica di matrice illuminista e che trascura l’intimo legame fra la persona e la comunità a cui appartiene, quale luogo in cui la stessa trova espressione e possibilità di piena realizzazione. Come ciascun figlio, padre o madre trova “compimento” nel nucleo familiare. In questo contesto – dice il porporato - una libertà religiosa rettamente intesa vede le religioni partecipare al dibattito pubblico “non in forza di privilegi” ma attraverso quei “corpi intermedi”, come la famiglia, la scuola, le associazioni, che sono naturalmente deputati ad ospitare il loro apporto alla società plurale. In questo particolare momento storico – continua il porporato - sono soprattutto due le sfere in cui la libertà religiosa deve essere pienamente attuata: l'educazione e l'economia. Se da un lato va superato il "mito della scuola di Stato unica” per consentire a tutti i soggetti che ne sono capaci di contribuire all'impresa educativa, dall’altro le religioni possono offrire una via alternativa tanto al liberismo quanto allo statalismo, per ridare centralità all’uomo e rispettare le dimensioni che ne costituiscono l'esperienza elementare: affetti, lavoro, riposo. In una società che rispetta l'espressione pubblica delle esperienze religiose – aggiunge il patriarca di Venezia - il cristiano deve farsi “testimone” per proporre, e non imporre, ai fratelli di altre religioni la Verità del Vangelo, nella certezza che – conclude il porporato citando l’apostolo Paolo – “Cristo è tutto in tutti". (A cura di Claudia Di Lorenzi) RealAudioMP3








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